Marta Telatin, scrittrice non vedente, è una donna
simpaticissima e straordinaria che ha fatto della sua disabilità un punto di
forza. Quello che presenterà domani a Roma (lei è di Padova) è il suo ottavo
libro. E' anche un'eccellente poetessa e un'originale pittrice.
Manuela Minelli
Giornalista - Scrittrice
MARTA TELATIN |
IN TUTTI I SENSI, L’ULTIMO LIBRO DI MARTA
TELATIN
Esce in questi giorni per la casa editrice Rapsodia la
seconda edizione del nuovo libro della poetessa, pittrice e scrittrice Marta
Telatin, un libro che insegna a scoprire, comprendere, assimilare e quindi
vivere i tanti sensi che ognuno ha dentro di sé. Lei ne ha individuati almeno
ventitrè.
L’autrice
di “In tutti i sensi” ha trentacinque anni e da ventidue è non vedente a causa
di una malattia che la colpisce a soli tredici anni. Dopo la disperazione e la
rabbia, Marta capisce che è assolutamente inutile perdere tempo ed energie ad
arrabbiarsi col destino, molto meglio trasformare la disabilità che le è
toccata in un punto di forza e, man mano che la sua vita procede, dopo una
laurea in Scienze della Comunicazione e Sociologia, con un master in Criminologia Critica, Sicurezza
sociale, Devianza, Città e Politiche di Prevenzione, non solo scrive e pubblica
poesie meravigliose, racconti e dipinge quadri che esprimono tutta la forza
vitale di cui è capace, ma si dedica ad insegnare ai ragazzi delle scuole elementari,
medie e superiori, nonché a studenti universitari a scovare tutti i numerosi
sensi nascosti dentro di loro. Allarga questi suoi laboratori anche ai detenuti
del carcere di Padova, la sua città, e questo suo settimo
libro racconta con la massima ironia la sua esperienza con i ragazzini delle
scuole medie, coadiuvati da un professore di lettere che diventerà per lei
molto speciale.
Al momento Marta ha un calendario assai
fitto per le presentazioni di questo suo ultimo libro, con il quale sarà nella
libreria “I Trapezisti” di Roma venerdì 15 marzo, con uno dei suoi reading
interattivi, che coinvolgono il pubblico facendolo, non solo divertire, ma
facendo capire alle persone quanti colori – e quindi sensazioni, impressioni,
pensieri e insospettabili realtà – vivono all’interno di ognuno di noi.
“Quando
pubblicai il mio primo libro di poesie – racconta Marta – suggerii al pubblico di chiudere gli occhi
durante la lettura. Si legge ad alta voce ma si ascolta ad occhi chiusi. Così le
interazioni sensoriali con il pubblico si sono trasformate fino a creare veri e
propri spettacoli che propongo oggi, in cui invito gli ascoltatori a diventare
esploratori di parole attraverso la polisensorialità. Ho dato vita a laboratori
sull’importanza dei sensi per interagire con noi stessi, con gli altri e con
l’ambiente, usando al termine delle attività anche la scrittura, possibile contenitore
di emozioni: il foglio diventa uno scrigno in cui custodire aneddoti personali
dimenticati, esperienze e sensazioni”.
E quando un giorno un cantautore disse
a Marta che quando scrive sembra proprio che stia dipingendo, lei decide di
comprare tele e colori acrilici e comincia a giocare con le mani, il colore e
quello che ha voglia di comunicare attraverso il movimento sulla tela. Il
risultato è un’esplosione di colori vivaci e…movimentati che lei chiama “poesia
astratta da arredare” e anche “la cura del colore”. Abbonda con il colore sulla
tela perché, come lei stessa afferma “l’idea
è di lanciare il colore addosso a chi guarda”, così le sue tele, oltre che
da guardare, diventano anche quadri tattili,
da toccare. Le piace così tanto dipingere che spesso afferma “Io, se ci vedessi, per colorare perderei la
vista”.
Mai melenso o autoindulgente, “In tutti
i sensi” si legge in un fiato, ma è anche un libro da assaporare lentamente,
magari sedendosi dietro a un banco ad ascoltare e provare a mettere in pratica
gli esercizi che questa singolare insegnante di Sensazioni, invita a compiere.
“In tutti i sensi” è diviso in capitoli
che hanno ognuno il nome di un colore, l’epilogo si intitola invece Arcobaleno
e il libro continua con le parole dei ragazzi che hanno seguito i suoi
laboratori e con un esercizio che l’autrice invita i lettori a compiere. E
chissà che da quell’esercizio, scoprendo gli affluenti dei principali cinque
sensi, al lettore non capiti di scoprire l’infinita gamma di colori e
percezioni che aveva ben celati dentro di sé.
MARTA TELATIN E IL BUIO A COLORI
“Polisensorialità” questo il termine che è diventato uno
stile di vita per la poetessa, scrittrice, pittrice e molto altro ancora, Marta
Telatin, padovana, trentasei anni, in questi giorni impegnata in tutta Italia
per le presentazioni del suo ultimo libro “In tutti i sensi” (Rapsodia
Edizioni), giunto alla seconda edizione.
Marta non usa solo i cinque sensi per le sue arti e nella
vita, bensì ne adopera ventitrè, gli altri ha iniziato a svilupparli già
all’età di tredici anni quando, per una malattia, ha rapidamente e
ineluttabilmente perso la vista. A differenza di altre persone nella sua
situazione lei ha saputo trasformare questa sua disabilità in uno straordinario
punto di forza per esprimere sé stessa e le sue capacità. Ha trasformato la sua
vita in versi e – come lei stessa ama dire – “in bolle colorate”.
Non che sia filato tutto liscio e che abbia accettato la
sua condizione facilmente fin da subito – racconta Marta – ci sono stati tanti
momenti di rabbia, tristezza e non accettazione, ma alla fine la poesia dei
colori ha inondato la sua vita che è un turbinio di impegni. Marta infatti si
divide tra corsi di “scrittura
cre-attiva” all’interno di scuole, associazioni e nella Casa di Reclusione “Due
Palazzi” di Padova, corsi focalizzati sul recupero dell’ascolto del proprio
corpo, delle sensazioni tattili, istintive ed emozionali, da rendere tangibili
attraverso la traduzione in parole. Prende parte a
reading poetici interattivi, sempre incentrati sulla
sensorialità, collaborando con diversi musicisti.
Marta legge e scrive tantissimo. Ma come si fa a leggere e
scrivere da non vedenti?
“Quando ho perso la vista ho dovuto imparare il braille ma
se lo impari a tredici anni il tatto non è sviluppato e sensibile come a sei e
la preparazione che può avere un bambino cieco dalla nascita è diversa – spiega
la Telatin - Scrivevo in braille con
un'apposita macchina da scrivere o con un aggeggio tecnologico che poi stampava
il tutto in "nero" ossia nel formato leggibile ai vedenti. Studiavo e
leggevo con le audiocassette che non sempre erano registrate con voci
espressive. Poi finalmente la
tecnologia si è evoluta ed è arrivato il pc con la sintesi vocale. Oggi faccio
tutto con la sintesi: un programma che legge quello che scrivo o i libri che
acquisto in ebook . Io sono per i libri in
carta ma per noi non vedenti l'ebook è stata una grande conquista. Posso
leggere l'ultimo libro del mio scrittore preferito appena esce in libreria come
tutti voi! Comunque il braille lo
uso ancora ogni tanto se devo mettere un'etichetta a qualcosa, ma il computer e
il cellulare con il voiceover mi hanno cambiato la vita. L'accessibilità è
cambiata”.
Comincia/ad
allenare i sogni/e a brucare l’arcobaleno/lasciati investire/dal possibile impossibile – scrive
Marta in uno dei suoi libri di poesie dal titolo “L’allenasogni” - Bastano un'altalena,
tutti i sensi che pensate d’avere, una scorta di fantasia e infinito, una
distesa di emozioni in fiore ma soprattutto una buona dose di voglia di
realizzarli per continuare a sognarne di nuovi.
E Marta Telatin di sogni ne ha
realizzati parecchi: si è laureata in Scienze della Comunicazione, ha
conseguito la laurea magistrale in Sociologia e, poco dopo, il
diploma di Master in Criminologia Critica, Sicurezza Sociale, Devianza, Città e
Politiche di Prevenzione presso l’Università degli Studi di Padova. Quindi ha
seguito un corso di formazione sulla Comunicazione nei Media. È stata poi
consigliera dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Padova per dieci anni.
Ha pubblicato: “Con-fini-dell-anima (in-versi)” (Ibiskos, 2010), “Il
caleido-scoppio dei pensieri” (Ibiskos, 2011), “Il lupo e la luna” (Galassia
Arte, 2014), l'antologia “Una traMa di Talenti” (2014, Rapsodia Edizioni), “Il
luna baci” (Miraggi Edizioni), “E’ tutta colpa del tiramisù. Alcune sue poesie
si trovano anche nelle due antologie corali “Chorus” (Ibiskos, 2012) e “Viaggi
di Versi” (Pagine, 2013). Sempre per Rapsodia Edizioni, pochi mesi fa esce il
libro “Tutta colpa del tiramisù”, e se chiediamo a Marta di cosa parla il
libro lei ci dà una ricetta: “Esistono tiramisù di tanti generi, tiramisù
caleidoscopici creati con ricette
impossibili e fatate, tiramisù che realizzano miracoli e possono
trasformare orizzonti, tiramisù che regalano felicità e cambiamento e tiramisù
che possono anche sintonizzarsi con il cuore. Poi ci dà la ricetta: aprite un
mappamondo a metà, versateci il contenuto di quattro pianeti e un asteroide,
preferibilmente il B-612. Poi amalgamate il tutto con cinque cucchiai di
zucchero di stelle. Appena tutti i granelli si scioglieranno versateci dentro
cinquecento grammi d’amore cremoso e montate a neve di luna cinque arcobaleni.
Dovrete mescolare il tutto in senso antiorario dalle fusa del vostro gatto. Se
non avete un gatto … procuratevelo! Quindi inzuppate una scatola di biscotti
d’immaginazione nella realtà di caffè e spolverate il tutto con un po’ di
resilienza al caco. Ora sì che sarà tutta colpa del tiramisù…!”
Ma veniamo a quest’ultimo meraviglioso “In tutti i sensi” in cui Marta
Telatin racconta sì le difficoltà incrociate nella vita e le sue arrabbiature,
ma nei vari capitoli che hanno tutti il nome di un colore, Marta racconta anche
le sue esperienze e quelle dei suoi allievi dalla loro viva voce, durante i
laboratori nelle classi delle scuole medie e come, superato il primo imbarazzo,
i ragazzini apprendono da lei cose semplicissime, ma assolutamente sconosciute,
come il capire di che colore sono loro stessi in quel preciso istante, oppure
imparare a dare forma e colore ai loro sogni o alla paura, a sbarazzarsi degli
incubi ma anche dei preconcetti, disegnando o scolpendo la creta o danzando,
bendati. I ragazzi si divertono tantissimo e la adorano, amano la sua ironia
(Marta sa essere molto divertente) e i curiosi esercizi che lei gli insegna, la
scoperta del senso del vento, del mare e dell’infinito, tirando fuori lati e
colori di ognuno rimasti prigionieri semplicemente perché nessuno aveva
insegnato loro che oltre al tangibile c’è anche un mondo che per divenire
tangibile va liberato dall’interno.
Marta Telatin sa essere talmente carismatica e affascinante che persino
Michele, il professore di lettere che coordina quei laboratori, si innamora di
lei, colorando di un bel rosa l’epilogo del libro.
Ma qual è tra le sue attività quella che Marta preferisce? Scrivere
poesie, raccontare storie, dipingere tele o insegnare?
“Io non
ho un qualcosa che preferisco perchè tutto quello che faccio contribuisce a
formare quella che sono: un caleidoscopio come piace definirmi. Porto tutto
quello che faccio e tutta quella che sono sempre con me quindi non è che Marta
poetessa smetta di dipingere o di fare i laboratori sensoriali... o non è che
se dipingo smetto di fare poesia. I laboratori vogliono appunto trasmettere
poesia, colore e sensi: la sintesi! In questi giorni poi sto cercando di creare
dopo l'oroscobaleno, una rubrica che uscirà il mercoledì, sempre sulla mia
pagina Facebook, dove scriverò i momenti belli di tutte le persone (quelle che
mi scriveranno) questo per spiegare che la mia è proprio una voglia immensa di
far allenare il senso della bellezza!”.
Per dipingere Marta racconta che non ha messo nessuna scritta in
braille sui barattoli dei colori. Semplicemente ne tira via il coperchio e
prende a caso i colori mescolandoli sulla tela. Le tele diventano poi quadri
tattili perché lei usa parecchio colore, cosicchè le opere si possono guardare
con gli occhi e col tatto. Lei dice che è l’osservatore a dargli un titolo personale
e che l’idea è di lanciare colore addosso a chi li guarda.
Una delle sue frasi preferite è “ Io se ci vedessi per colorare
perderei la vista”. E in effetti, a guardarli, i suoi quadri esprimono
tutta la sua prorompente vitalità, l’energia, la forza motrice, la sua
vulcanica voglia di vivere e di fare tutte le esperienze possibili. E provare a
farne anche di impossibili.
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