lunedì 18 marzo 2019

SANDRO ANGELUCCI: "POESIA E NON POESIA"


Caro Nazario,

Sandro Angelucci,
collaboratore di Lèucade

sai meglio di chiunque altro quanto io tenga al ritmo, alla  musicalità, all’armonia fonetica della parola poetica. Sai che le suddette peculiarità fanno la differenza per quanto concerne il genere di comunicazione proprio di un linguaggio decisamente anomalo rispetto a quello comunemente in uso: stereotipato o anticonformistico che sia.
Sono più che mai convinto che la poesia giunga a noi da regioni inesplorate dell’inconscio, dunque a noi stessi ignote. Chi scrive versi non sa perché lo fa, sente il bisogno fisiologico di esprimersi in questo modo e così si manifesta, così si rivela. Certo, non senza un qualche compiacimento (nel quale, inevitabilmente, rientra una motivazione egocentrica) che ritengo derivare, tuttavia, dall’essere riuscito a dire ciò che altrimenti non gli sarebbe stato possibile piuttosto che dalla sterile ed autoreferenziale celebrazione di sé.
Ciò premesso - e convinto che il poeta autentico (se tale è) non possa fingere di fronte alla sempre epifanica scoperta di un universo inesplorato - sono qui a fornirti (ed a manifestare a coloro che seguono il blog, se vorrai rendere pubblica la missiva) la posizione che intendo prendere riguardo all’attuale disquisizione, su Lèucade, relativa alla poesia ed alla non poesia.
La mia opinione - che potrebbe apparire finanche diplomatica ma che non lo è nel modo più assoluto - consiste nell’astenersi proprio dal prendere una posizione.
Mi spiego, e chiedo: che senso ha schierarsi dall’una o dall’altra parte?  S’inquadra, s’irreggimenta forse questo moto che fa scaturire i versi dalla nostra mente e dall’animo nostro? E ancora: sceglie lei, la poesia, se appartenere ad una o ad un’altra tendenza?
Ebbene si, sono domande retoriche. Ma, allora, perché non ci riconosciamo tutti sotto l’unica, inconfutabile spinta che ci spinge a fare poesia. Quale spinta? Il desiderio di libertà e di armonia, che - attenzione, però - non deve e non può essere scambiato con altri suoi surrogati. Mistificare, in campo poetico, è molto pericoloso; non solo per gli altri ma per noi stessi, non solo per l’oggi ma per il domani.
E arrivo a dire: non solo per la letteratura (poca cosa rispetto alla vita) ma per la sopravvivenza dell’umanità e soprattutto del mondo.

Sandro Angelucci

4 commenti:

  1. Complimenti a Sandro Angelucci, che decide di restare neutrale di fronte a questo dover scegliere tra poesia o non poesia. La poesia è un dar voce a qualcosa che appartiene al profondo di sè, è un dar voce a stati d’animo passati o presenti, a in fieri. Essa come afferma Angelucci deriva da “regioni inesplorate dell’inconscio, dunque a noi stessi ignote. Chi scrive versi non sa perché lo fa, sente il bisogno fisiologico di esprimersi in questo modo e così si manifesta, così si rivela.”
    Scrivere quindi diventa esigenza inconscia per raccontarsi senza nascondere quella punta di narcisismo che non guasta. Concordo con Sandro Angelucci nel non doversi schierare con poesia o non poesia, poiché è la poesia a sceglierci, essa sa dove andare. La vera poesia normalmente non nasce da una forzatura, e qualora fosse così non sarebbe essenza dell’anima o del pensiero.
    Silvana Lazzarino

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    1. Ringrazio Silvana per il gradito commento e per aver compreso che il mio restare neutrale è una chiara presa di posizione.

      Sandro Angelucci

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  2. Certo, Sandro, la poesia viene da un lontano, inafferrabile "dentro" e si riconosce soprattutto dall'emozione provata nel leggerla, piuttosto che da una versificazione ineccepibile da punto di vista formale. D'accordo: deve avere,senz'altro, almeno una veste dignitosa, perché spesso la forma diventa anche sostanza: come nella musica . La poesia, poi, secondo me, è un fiume sotterraneo, che emerge alla luce in un delta dalle molte braccia; ciascun poeta sceglie ( o viene scelto) di navigare dentro una sua particolare diramazione. Basta che non sprechi o tratti male le parole: è pericoloso. Potrebbe affondare.

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    1. Ringrazio Maria Grazia per la condivisione. Se è poesia si sente perché per ognuno ha il suo respiro e per ciascuno un braccio del suo delta da navigare.

      Sandro Angelucci

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