martedì 16 marzo 2021

SANDRO ANGELUCCI: "PARTITURA PER SOLISTA ED ORCHESTRA"


PARTITURA PER SOLISTA ED ORCHESTRA 

 

Procederò testualmente, riferendomi cioè ad alcuni dei testi che si susseguono in ordine di apparizione in questa prova poetica - originale, quanto insolita e genuina - di Valeria Spallino.

Sandro Angelucci,
collaboratore di Lèucade

Si tratta di poesie che, ovviamente, hanno catturato la mia attenzione fin dalla prima lettura ma sulle quali sono più volte ritornato prima di accingermi a scrivere le considerazioni che qui voglio esternare.

       Non sono solito condurre un approfondimento, una ricerca esegetica in questi termini, e però la scrittura di Valeria lo richiede perché la sua atipicità, il suo essere fuori del comune costituisce un elemento imprescindibile cui affidarsi, non solo per entrare nello specifico dell’opera in questione ma - più compiutamente - per visitare e vivere il suo mondo interiore.

       Il fatto che abbia dovuto rileggere le poesie rivela che le stesse non sono d’immediata comprensione, tuttavia la loro cripticità non è motivo di disturbo bensì è proprio nel loro essere oscure che risiede la valenza di un messaggio che mira ed aspira all’oltre, al non detto, a ciò che va rintracciato nelle pause più che nel discorso.

       Il libro è ispirato dalla fotografia di Josef Sudek, a proposito della quale - nel concludere l’introduzione - la Nostra così si esprime: “[…] le immagini raggiungono una trasfigurazione poetica che spesso sfiora i limiti estremi dell’ermetismo, un’ambiguità misterica e conturbante che opera nell’inconscio e incanta lo spettatore, tuttavia suggerisce, con lucida delicatezza e silente grazia, quel nulla d’inesauribile segreto trattenuto dall’ombra […] ammaliando emotivamente il riguardante di là della specifica o puntuale comprensione sintattica e ortografica, tecnica o semantica…”.

       Ebbene - non per uniformarsi o restare fedeli alla materia ispiratrice ma perché animate dalle medesime necessità - anche le composizioni in versi tendono a celarsi nell’incalzante desiderio che quel nulla d’inesauribile segreto (di cui poc’anzi s’è parlato) abbia a rivelarsi, a filtrare, seppure mimetizzato, “trattenuto” dall’apparente assenza di chiarezza, di luminosità. Non a caso, la Spallino, chiama in causa Thomas Stearns Eliot, il quale ribadisce il pensiero nella sua celebre affermazione che la vera poesia può comunicare anche prima di essere compresa. Come non essere d’accordo con il poeta, saggista e drammaturgo statunitense, che coglie l’essenza stessa della più alta prerogativa attribuibile alla poesia?

       È tempo di contestualizzare. Da Propensione: “…ché nonostante il movimento / e percorsi a confondere misura / più chiara di quanto appaia / la vita non chiede e / non fraintende natura…”. La non richiesta della vita è esattamente ciò che esclude il fraintendimento: trappola in cui l’uomo, purtroppo e da sempre, cade proprio perché cerca risposte che ha già avuto senza avvedersene.

       E ancora: “vedremo, vedremo / che è palpito in ogni cosa / e deve bastare”: certo, deve essere sufficiente altrimenti non basterà più nulla. Cosa? L’autrice lo esplicita in una chiusa di rara efficacia: “restare / per mare, nel mare // Il mare”, parafrasandola: essere attraverso il mare, insieme al mare fino al punto di sentirsi il mare. In questo richiamando e riportando all’esergo di Giuseppe Ungaretti (da Valeria posto in testa alla poesia): Mai, non saprete mai come m’illumina / l’ombra che mi si pone a lato, timida, / quando non spero più.

       Così come, ne In certe cattedrali (con foto di Sudek a fronte), il segreto per scorgere la luce che filtra, e dalle vetrate “danza di Amore” non è quello di vederla ma di esserlo, non è - di nuovo - porsi le domande ma restare anche quaggiù, anche se immersi nel buio, in sospensione.

       È qui dove vivendo si produce ombra… / è qui non altrove che deve farsi luce (Mario Luzi): esergo a Quanta di quest’ombra. Altra tappa fondamentale, dalla quale traggo: “…il non sopito suono dell’amore imprevidente / e quel non-qui-e-ora d’un istante / che dividemmo unendo e dilatando…”. Non è dunque nell’hic et nunc dell’istante che si esaurisce il destino dell’Amore ma nel “non-qui-e-ora” che da quell’attimo stesso si dilata e si fa “imprevidente” (stupenda l’aggettivazione) come si confà alla mai sopita eco della vita.

       Il domani non fa parte del futuro - come erroneamente crediamo - è già qui: noi possiamo soltanto scolpire angeli di pietra (Angelo, tu di pietra che ne sai / del nostro umano vivere nel mondo?: esergo di Rainer Maria Rilke a Muschi umbratili e d’avvenire) mentre lui, il bambino, il pascoliano fanciullino, lo incarna “quasi fosse già d’angelo il domani”.

       Ascoltiamola in questi altri versi (da Degli alberi, una voce): “Tutto hanno ascoltato, loro sanno / il girare del mondo i passeri ognitempo / eppure caparbi scelgono stare / ossequiando il vento unico mistero // Ed io, io che aro i campi /…. / conosco e raccordo nel movimento / meno di un’ora meno di me”.

       Ed eccomi alla fine del viaggio nel mondo di Valeria Spallino: un mondo diverso da quello che abitualmente percepiamo, un mondo fatto di silenzi, di pause, di assenze persino; allo stesso modo in cui si esplica nella scrittura: una poesia priva di punteggiatura, polisemica, libera di dire e di farsi interpretare, fuori da ogni classificazione e, per questo, autentica.

       Lascio a lei le conclusioni di questa Partitura del silenzio riferendo per esteso il testo eponimo e sottotitolo della raccolta:

      

       Oggi il silenzio

       differente musica ha portato

       un ritmo nuovo e più profondo

       ad incalzare verità

 

       Resto a guardare il pentagramma vuoto

       e so che altra consapevolezza lo traccerà

       un tempo sconosciuto ai metronomi

       che sempre batte orchestra senza note

 

       crome biscrome e punti incoronati

       bassi arpe violini ad emulare parola

       su noi che per dubbio non vibriamo

       rimandiamo al rumore deleghiamo

 

       Oggi il silenzio

       differente musica ha portato

       avvenire sconosciuto d’armonia

       presenza viva che sarà voce

 

       come suono

       partitura viva

       silenzio musicale

Sandro Angelucci

 

Valeria Spallino. Atelier Josef Sudek. Spazio Cultura Ed. Palermo.2018. Pp.120. € 15,00   

4 commenti:

  1. Sandro mio, in questa esegesi ti sei davvero superato! Trovo che Valeria Spallino, che non ho l'onore di conoscere, non sia solo atipica come poetessa, ma anche originalissima. Il solo fatto che si sia ispirata al fotografo Sudek,leggenda ceca, noto per il suo romanticismo e per l'atmosfera lirica dei paesaggi che raffigurava, ne è una dimostrazione palese. Tu, come critico letterario, hai saputo renderci partecipi dell'ispirazione dell'Autrice, ci hai concesso di affacciarci sulle finestre seducenti della sua anima... Questa pagina mi ha letteralmente ammaliata e non lo affermo filtrando attraverso l'amicizia, ma con assoluta onestà intellettuale. Credo che il libro della Spallino poteva essere presentato solo da un Poeta del tuo valore. Tra Poeti può nascere l'intesa che diviene rivelazione. Grazie a te, all'innovativa Valeria e un abbraccio forte a entrambi.


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  2. Carissimo Sandro,
    Come è condivisibile l' affermazione di Thomas Stearns Eliot che tu citi: "la vera poesia può comunicare anche prima di essere compresa".
    Arriva infatti come folgore, come acqua che disdetta, come un suono acuto o come un sapore che ci sazia.. .
    Congratulazioni per la tua esegesi dell ' originale Poetessa.
    Accuratissimo ed efficace come sempre.

    Un forte abbraccio che estendo al nostro Condottiero che permette questi incontri sulla sua Isola!

    Loredana D'Alfonso

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  3. Quando la parola tenta di indagare il silenzio raggiunge quella sospensione emotiva che conquista il pensiero e nell'immedesimazione avviene il dialogo poeta-lettore. Succede però che in questo caso il lettore è anche un raffinato critico che sa indagare tra le righe e carpire il segreto che il poeta affida al suo liguaggio poetico. La lettura critica presentata da Sandro affonda il suo sguardo nelle interruzioni e nei salti verbali che delineano le immagini poetiche come isotopie delle foto poste a fronte. Il risultato percepito dall'analisi critica è di un'opera ricca di contrappunti che coinvolgono tutti i sensi, Mi soffermo in modo particolare nei versi citati relativi al mare. In quel sentire il mare fino a farsi mare si intuisce il valore della ricerca che l'autrice fa intorno al sé e alle percezioni sensoriali. Tra queste merita di essere menzionata la sensazione aptica che è la rima a svilupparsi nel grembo materno e continuiamo a esercitare nell'interazione con l'ambiente in cui siamo immersi come come quando siamo immersi nel mare e sentiamo nel contatto l'appartenenza alla dimensione acquatica del mondo.
    Sono grato a Sandro per questa bella apertura della dimensione poetica di Valeria Spallino e alla poetessa che ha dato una manifestazione al suo intenso sentire poetico.
    Francesco

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  4. Ringrazio di cuore gli amici che hanno avuto la voglia e la bontà di soffermarsi sul mio scritto.

    Sandro Angelucci

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