martedì 19 gennaio 2016

N. DI STEFANO BUSA': "LA POESIA COME CRESCITA UMANA"

Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


La Poesia come crescita umana


di Ninnj Di Stefano Busà

Ogni essere umano, ogni individuo della specie determina e governa le facoltà, le capacità sue proprie, in modo autonomamente responsabile e consapevole. In altre parole, è il faber della sua crescita intellettiva. Sin dalla tenera età attraverso le scuole primarie e poi Secondarie, e Superiori, Università o quant'altro acquisisce i fondamenti principali deputati all'intelligenza e allo sviluppo del pensiero cogente, che sarà poi la struttura portante, l'edificio su cui poggeranno tutte le conoscenze e le colonne portanti intellettuali della sua conoscenza e delle sua crescita. Gli strumenti e le modalità di acquisizione dei mezzi espressivi, linguistici, logici, sono supportati dalle sue capacità a modificare la sua massa intellettiva che si serve di tutte le disponibilità strutturali e di categoria che traducono il senso della conoscenza. La quale in massima parte ci giunge dall'esterno, dalla realtà che ci circonda ma, in altra parte sono determinate dalla nostra volontà, dalla nostra capacità di acquisire nozioni, di farle nostre, di scavare e indagare nei meandri delle varie discipline tutti quei fattori che poi determineranno la cultura e la fisionomia individuale intellettiva.  Il diverso grado d'intellezione dipende in gran parte dalle capacità di ognuno di approcciarsi a questa o a quella disciplina con interesse, impegno e volontà di apprendimento. La Poesia è un atteggiamento mentale che, inserito nello sviluppo concettuale di ciascuno, determina quella rifinitura quel ricamo-ordito e quella completezza che attengono alla sfera del sensibile, dell'immaginifico, e della creatività. La ragione per la quale prima di ogni altra va interpretata la motivazione profonda della poesia è decifrarne le caratteristiche interiori, lo status emozionale che deve essere sensibilizzato a compiere i primi passi verso la sfera dell'essere che è dominata dalla suggestione/emozione e dal sentimento.
Non vi può essere Poesia senza che non intervengano fattori di ordine intellettuale o quantomeno, frammenti di emozione intellettiva che ne determinino il concetto d'arte. Perché di questo si tratta. In poche parole si va ad instaurare un prototipo di conoscenza e di elaborazione individuale che ha del misterioso, ma che è facile individuare in una zona alta del cervello, chiamata area di Broca, dal nome del chirurgo e antropologo Pier Paul Broca, che realizzò parecchi studi antropologici e metodologici sulle facoltà e sulle localizzazioni del linguaggio, così da essere considerato il promotore dell'antropologia moderna. I suoi studi ripresero la circonvoluzione di Broca, cui fu attribuita la funzione di deposito delle immagini motrici del linguaggio. A questo grande studioso dobbiamo la scoperta dei fondamentali criteri che determinano la zona del cervello adibita a magazzino di immagini. E per immagini s'intendano quelle localizzate e determinate nel cervello umano da esperienze dirette o indirette della realtà che ci circonda. Queste immagini supportate da una preparazione culturale che sia affine alla "letteratura"e all' "Estetica" è in grado di creare e realizzare il testo poetico e di amministrarlo e gestirlo sul lato dell'immaginazione e della scrittura che, dapprima, è esplicitamente opera del cervello, ma in un secondo tempo tenta di esprimersi come può dal sentimento e dalla sensibilizzazione ad un piano prospettico di linguismo che dà l'espressione poetica. La poesia, quindi, non nasce dal nulla: origina e si proietta su un piano di appoggio che vede nella cultura il suo più vasto progetto intellettuale, elaborato in chiave di riferimenti linguistici attua quel progetto antropologico che abbiamo visto determinarsi e delinearsi nella scrittura creativa, la quale altro non è che la coscienza ai diversi gradi dell'autodeterminazione a creare immagini di scrittura e tali immagini le estrapoliamo dall'emisfero intellettuale di Broca.
Ciò premesso, indicare nella Poesia il più alto indice di elaborazione del cervello è di una semplicità lapalissiana, epperò, non basta questa spiegazione, per poter affermare che a raggiungere gli altissimi vertici del lirismo siano veramente le più grandi personalità della cultura, perché questa facoltà di espressione si declina attraverso un processo complicatissimo, d'inaudita ampiezza e profondità che coinvolge gli strati profondi dell'emozione e del linguaggio. Tutto avviene in maniera del tutto inaspettata, non si ha mai abbastanza preparazione per esprimere un concetto in forma d'arte, soprattutto, perché la forma estetica o il gusto che dir si voglia cambia da persona a persona, da un'epoca all'altra, da una società all'altra e fra individui anche affini, nell'ambito della stessa generazione che ne sensibilizza l'estro e la fantasia.



5 commenti:

  1. Cara Ninnj, torni a stimolarci con delle osservazioni sulle origini della poesia. In quest'occasione citi Broca,superbo studioso dell'anatomia del cervello,che diede un sostanziale contributo alle conoscenze del lobo limbico. Broca fu anche un pioniere nello studio dell'antropologia. Fondò una società di liberi pensatori, fu favorevole alla teoria della selezione naturale di Darwin e fu denunciato all'autorità come sovversivo, materialista e corruttore della gioventù. Nei suoi studi esaminò le potenzialità dell'intelletto umano e sicuramente ebbe modo di valutare, a livello neuro - antropologico, le caratteristiche dell'individuo. Nel sistema limbico esiste in fieri la capacità di creare, e nella tua profonda esegesi della nascita della poesia, non tralasci alcun elemento... Io resto dell'opinione che la capacità di versificare non abbia radici così complesse. E' un'attitudine scritta nel DNA, che ha la sua origine nella ghiandola dell'amigdala, si sviluppa grazie a stimoli esterni che aiutano a elaborare i concetti sin da piccoli, ma si afferma soprattutto per merito del 'dono'. Perdonami se insisto con il concetto del nascere poeta. Non ho dubbi in merito e credo che nessuna spiegazione neuro -psicologica o antropologica possa alterare questo dato di fatto. Coloro che sviluppano queste predisposizioni nascono dotati e capaci di elaborare gli stimoli in modo diverso, sin da bambini. L'epoca, le generazioni e tutti gli altri fattori forse possono contribuire, non determinare alcune capacità. Si può essere più o meno fortunati, nascendo in tempi favorevoli come i secoli precedenti, ma nessuno, oggi, può sapere, come verranno valutati a posteriori, i poeti di questo tempo 'liquido'. A mio modesto parere la relatività è un concetto importante. Ma la poesia resta un dato di fatto inconfutabile. Si nasce poeti e si esprime il proprio talento in modo imprescindibile.
    La disamina che ci hai proposto é fonte di conoscenza e te ne sono grata. Le opinioni, come affluenti, prendono il loro corso e si moltiplicano, com'è logico che sia...
    Ti abbraccio forte e, con te, abbraccio il nostro Nazario.
    Maria Rizzi

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    1. Carissima Maria, grazie di quanto generosamente e compatibilmente con le tue impressioni mi confermi, io continuo a scrutare il mistero fondo della Poesia, coi pochi mezzi a disposizione della logica e della mia poca intelligenza, sperando di trovare la chiave che ne riveli, seppure in minima parte, l'Enigma, perché a mio avviso, come giustamente affermi poeti si nasce: è un dono del cielo innegabile, che ci fa esprimere in totale capacità d'impulso, con le penne degli Angeli, quel che dentro ci "ditta" il Trascendente. I poeti siamo solo il mezzo, di un Grandissimo, stratosferico Fine. Grazie per aver dibattuto il concetto lirico come matrice antropologica dell'essere: noi saremo quel che oggi scriviamo, oppure saremo oblìo, chissà...
      Ninnj Di Stefano Busà

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  2. Mi complimento ancora una volta con Ninnj per gli approfondimenti che induce a fare in queste pagine letterarie. Questa volta l'interrogativo riguarda l'origine della poesia e lei lascia la parola all'antropologo e neurologo Pierre Paul Broca, insigne studioso del cervello umano. Ovviamente nessuno può smentire il fatto che qualsiasi pensiero o azione dell'uomo abbia radici cerebrali. Si tratta però di comprendere, a mio modesto parere, se il pensiero ed il linguaggio siano totalmente inclusi nella scatola cranica, oppure se sia questa ad essere inclusa in un Pensiero e in un Linguaggio più alti. Immagino che nessuno potrà mai dire l'ultima parola sul cervello umano, ma credo che la poesia e l'arte siano fatti eminentemente spirituali in grado di scaricare nel cervello sensoriale notizie e informazioni di prima mano. Bisogna a mio avviso distinguere la cultura creativa, che nomina per la prima volta il mondo e dà o scopre il senso delle cose, dalla cultura schematica, utilissima nella vita pratica, che archivia diligentemente e ripete nozioni acquisite. Abbraccio e ringrazio la Professoressa e gentile amica per la generosa stimolazione e per l'infaticabile azione culturale.
    Franco Campegiani

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  3. Cara Ninnj, i tuoi saggi sulla poesia, che vedo sempre più presenti nel tuo profilo, sono perle di riflessione che cercano di focalizzare il senso del poeta nel nostro tempo. Che dirti! Siamo in piena sintonia e le tue argomentazioni mi trovano pienamente vicino al tuo sentire poetico, spirituale ed ermeneutico. Il livello esegetico della tua scrittura è davvero di alto profilo, ricco di valore semantico e mette chiaramente in evidenza che per fare poesia non occorre soltanto una penna e un foglio su cui scrivere, nè un semplice sentimento (cose queste scontate) ma un "intus-ire" , cioè un entrare dentro la vita, l'anima, la storia, il mondo complesso dei sentimenti, il circuito emozionale che sa leggere i segni dei tempi per scorgervi gli oggetti e i soggetti della poetica in divenire. Tu puoi scrivere quel che scrivi perché la Poesia scorre dentro il tuo sangue, è come l'ossigeno che dà forza di pensiero al fluire dei tuoi versi, risillaba sulla pagina cuore-mente-stile in orizzonti trasfigurativi fortemente allusuvi e costruttivi. La tua è - direi - una poesia "costruzionista"; non descrive la vita, ma è vita in divenire, è moto dell'anima e della fantasia in soccorso alle ferite della nostra umanità in naufragio. Il tuo linguaggio in questo tuo post scandaglia i processi fondativi del poetare; l'origine della poesia non è la mera occasione, il caso, ma è "creazione", "ri-creazione" del dato sensibile che , però, diventa magma poetico se obbedisce alla grande lezione del padre della linguistica De Soussure quando distingue tra lingua, linguaggio e parola. Non basta la lingua italiana per fare un verso, occorre che la lingua sia capace di diventare linguaggio, parola detta in situazione di vita per costruire, alludere, sferzare, trasfigurare, denotare, signifcare: insomma per potersi dire poesia.. Grazie, Ninnj, perché il tuo articolo è un discorso sulla poesia che rende giustizia ai poeti, quelli che lasciano segni nella storia all'interno dei tanti scrittori contemporanei di versi, pur belli e veri, ma che non hanno il respiro di una dichiarazione di poetica ma di esternazione di un sentimento momentaneo che si perde nel tempo.. Un caro saluto...
    Domenico Pisana

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  4. Carissima Ninnj, grazie perché continui a scrutare l’enigma della Poesia, enigma avvolto in un enigma, nell’anelito di scoprirne la chiave che ne riveli il mistero; e grazie al carissimo Prof. Nazario Pardini per la generosa ospitalità nelle prestigiose iniziative alla volta della candida e luminosa Leucade. Sono tante le definizioni della poesia: essa è molte cose e molti popoli, precede l’alfabetizzazione e, nelle società antiche, è stata utilizzata come mezzo di trasmissione dei modelli culturali di intere civiltà. I poemi omerici ed esiodei o l’epico Ramayana in sanscrito, per esempio, possono essere considerati fonte di intense conoscenze liturgiche e divinatorie. Le prime poesie superstiti si identificavano con forme recitate o cantate con accompagnamenti musicali. L'introduzione della scrittura iniziò a fermare il contenuto poetico non solo per un pubblico partecipe ma anche per un presunto lettore assente. Forse la caratteristica più centrale della poesia è la sua difficoltà a essere etichettata o inquadrata. Essa ha la capacità di sorprendere suscitando emozioni di felicità, sofferenza, rabbia, catarsi di sentimenti in un rapporto tra il sé e il cosmo, manifesta lo stupore e l’emozione del nostro esistere nel tentativo di esprimere una “conoscenza ragionevole del mondo” (Dante). Nonostante tutto, come emerge dalla tua scrittura, cara Ninnj, “Amor, amore, grida tutto 'l mondo, / amor, amore, onne cosa clama” (Iacopone da Todi).
    Un caloroso saluto a tutti

    Daniela Quieti


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