domenica 31 gennaio 2016

PATRIZIA STEFANELLI: "L'ULTIMA SPIAGGIA"

L’ULTIMA SPIAGGIA

Culla i giorni nella fretta di un dolore
maledici il vespro che non ti baciò
nel grembo delle storie che furono dei padri
e delle madri, infauste, di storie il confine.

Traccia un gioco che porti il tuo seme
volgi  lo sguardo altrove… e perdilo
l’ultima spiaggia sa di tramonti
e dentro una rupe una conchiglia riposa.

(Da Guardami. RUPE MUTEVOLE. 2014)

Patrizia Stefanelli

3 commenti:

  1. Una poesia quella di Stefanelli in questi pochi versi che batte come il battaglio di una campana a morte, che conosce tutto il dolore del mondo, e quel "vespro che non ti baciò/ nel grembo delle storie che furono dei padri/e delle madri" appare come un sottile erotèma o magari anticipazione di un più grande discorso dell'essere consequenziale al suo divenire che ne indichi la struttura e la forma più erudita di un dolore "essenziale". Fanno eco al discorso: "l'ultima spiaggia sa di tramonti/ e dentro una rupe una conchiglia riposa" quasi a dimostrare il tumultuoso moto di un'esaltazione che stronchi sul nascere ogni velleitaria forma di contrastabile dubbio più apodittico.

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  2. Chiedo scusa, ho dimenticato di firmare lo stralcio critico di Patrizia Stefanelli.

    Ninnj Di Stefano Busà

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  3. Che bella sorpresa, Maestro mio, da Guardami, il primo amore non dimenticato. Grazie! Grazie a Ninnj Di Stefano Busà per le sue parole che entrano nel testo con magistrale intuizione. C'è un errore nel testo: "giogo" e non gioco, usato per estensione.

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