lunedì 11 gennaio 2016

N. DI STEFANO BUSA': "POETA SI NASCE O SI DIVENTA?"

Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


POETA SI NASCE O SI DIVENTA?

Di Ninnj Di Stefano Busà

Chi è il poeta ? Quante volte ci poniamo questa domanda, senza poter dare una risposta esauriente. Il poeta sfugge ad ogni definizione, il poeta è colui che inventa, regala parole, ma da dove originano le sue parole, e perché non è da tutti poter dire le stesse cose di un poeta? In tempi di confusione come quelli attuali, il poeta è rilegato a figura secondaria, la poesia, manipolata, posta ai margini, quasi ignorata, da una più assillante e sistematica ragion d’essere che è il pragmatismo del nostro tempo storico-cronologico: chi è il poeta, cosa lo distingue? Potremmo definirlo la voce di un’interiorità che suggerisce attraverso un senso “speciale”che solo lui possiede, ciò che gli “ditta” dentro, ma perché gli è congeniale scrivere versi non lo abbiamo ancora capito…allora armiamoci di pazienza e andiamo ad analizzare le vie attraverso le quali il poeta giunge alla sua scrittura.

E’ un manipolatore del linguaggio? E’ un giocherellone che ama sbalordire con le parole, mettendole in fila, in versi, legandole insieme per divertimento?

11 commenti:

  1. Credo che si possa essere poeti anche senza scrivere poesie, allo stesso modo credo che si possa essere "non poeti" scrivendo belle poesie... il poeta, secondo me, è innanzi tutto un ricercatore di se stesso, uno che non ama modellare l'inquietudine che porta dentro perché vuole viverla così com'è ritendendola un dono della vita. Questo è una forma di rispetto per ciò che lo "anima", perché lasciando libera la propria inquitudine ne accetta il mistero. La Verità, ha uno splendore così feroce e crudele che ha bisogno del pudore per esistere, per questo è protetta da un velo, però questo velo, a volte, è mosso dal vento e... mi Dio, che paura!
    Quindi si può dire che un poeta (o un artista) percorre un cammino interiore, che ha analogie con un cammino mistico pur non essendolo. Inoltre il poeta non risolve la sua inquietudine dandole una ragione e misurandola con il tempo o con lo spazio, ma lasciandole briglia sciolta chiede di percorrere le stesse praterie, chiede di partire con lei e gioire di quella libertà che è fuori da ogni dimensione.
    Poi, se ne ha voglia o capacità, sarà libero di giocare col linguaggio, con i colori, con il movimento o con i suoni, per riportare briciole di quella libertà nel suo lavoro creativo.
    Ora, rimanendo nel campo della poesia, direi che si può essere artisti o artigiani della poesia. L'artigiano è colui che manipola il linguaggio e gioca con le parole avendo uno scopo preciso: scrivere poesia e piacere al pubblico; l'artista invece manipola il linguaggio e gioca con le parole senza uno scopo preciso, o meglio, uno scopo tangibile, semplicemente perché è come guidato da una musica interiore che vive nel segreto, di cui forse preferisce non sapere nulla, proprio per viverne il segreto. Insomma, un poeta che scrive poesie, a prescindere dalla bravura o dal livello tecnico di cui è capace, è colui che, senza avvedersene, fa trapelare l'inquitudine dal suo scritto lasciandola nel segreto, così facendo permette al lettore di vivere la propria inquietudine, stimolandolo a lasciarla libera, nel segreto, il che non è necessariamente "piacere al pubblico", perché questa libertà può tradursi in uno scuotimento interiore e può anche far male. In conclusione: la poesia può essere contagiosa e nasce dalla libertà interiore; il poeta non è necessariamente uno che scrive, ma se scrive (o dipinge, o balla, o canta...), non ha per scopo manipolare il linguaggio, giocare con il suono e il ritmo, sbalordire, ma ridare briglia sciolta a quel mistero che ci anima dentro e, inconsapevolmente, dà al lettore la traccia di quello stesso stupore, perché "illumina d'immenso" un attimo di vita.
    Claudio Fiorentini

    RispondiElimina
  2. Completo il mio intervento con due citazioni di René Daumal.

    La poesia è un mezzo per aiutare la nostra debole ragione ad accedere all'insegnamento senza veli della verità. Infine, essere poeta presuppone che si sia già fatto qualche passo nella via di questo insegnamento, poiché il poeta ha il compito di attirarci ad esso - offrendoci uno zuccherino, un sapore da assaporare - creando tra lui e noi una stretta connivenza, portandoci fino all'attimo di maggiore lucidità, di cui approfitterà per deporre in noi una parola che, altrimenti, non avrebbe potuto germinare.

    L'esperienza poetica, il cui riflesso è l'assaporamento poetico, è il vero lavoro del poeta, non soltanto per conoscere le leggi della sua materia e le regole del suo mestiere, ma anche lavoro interiore, per disciplinare e ordinare se stesso, per diventare uno strumento migliore delle funzioni "sovrannaturali", insomma, una specie di yoga.

    René Daumal

    CF

    RispondiElimina
  3. Carissima Ninnj, poni un quesito al quale ho risposto l'altro ieri nel corso di una serata di "Musica e Poesia".... Credo che si nasca poeti, esattamente come si nasce scrittori, musicisti, pittori o predisposti a determinati tipi di malattie. Nel DNA il futuro è scritto, possiamo provare ad aggiustare il tiro, non a trasformarci. Il poeta porta in sè una scintilla vitale che prescinde dall'età, dal titolo di studio e dal ceto sociale. Ha l'intuizione giusta per ogni occasione e crea, trovando nelle pieghe della propria anima, spunti d'ispirazione, che non apparterranno mai ad altri. In questo campo, come in tutti gli altri campi artistici é indispensabile prendere le misure di se stessi, saper attuare un auto - valutazione onesta, che vada al di là della voglia catartica di scrivere o di cimentarsi su una tavolozza. Si nasce poeti e lo si dimostra in tenera età. Non esiste l'anagrafe per giustificare il talento. Abbiamo esempi quotidiani di questa verità. E' seducente anche l'idea di Claudio Fiorentini che si può essere poeti senza scrivere. Suppongo sia una questione di scelta e, anche in questo caso, di umiltà. Troppi imbrattano fogli e si inventano artisti. Il percorso prevede studio, approfondimento, formazione, ma non ha senso senza fondamenta. Si é. Un seme di ortica non darà mai vita a un'orchidea. E non per questo l'ortica va considerata erba cattiva. E' altro. Può avere la sua funzione medicinale o di altro genere, ma resta una pianta senza fiori. Ungaretti, riferendosi alla propria Arte scrisse:
    "Sono un grumo di sogni
    Sono un frutto
    d’innumerevoli contrasti d’innesti
    maturato in una serra"
    Credo sia il riassunto d'ogni mia idea....
    Ringrazio per gli spunti e abbraccio tutti gli ospiti del blog e il nostro Nazario.
    Maria Rizzi

    RispondiElimina
  4. Interessante disamina questa di Ninnj Di Stefano Busà. Chi è il poeta: "un giocherellone che ama sbalordire con le parole", oppure "la voce di un'interiorità che... solo lui possiede"? Poeti si nasce o si diventa? Io credo che ogni uomo nasca con delle particolari inclinazioni e che la poesia sia una di queste. Dunque, poeti si nasce. Ma se poi chi nasce poeta non si dedica alla realizzazione della sua natura? Il programma di partenza deve essere sviluppato, per cui poeti si nasce e si diventa nello stesso tempo. Pienamente d'accordo sulla necessità del percorso interiore (non soltanto del poeta, ma di tutti), però poi in qualche modo ci si deve esprimere. Non necessariamente scrivendo (magari attraverso l'oralità, o attraverso il canto), ma senza espressione non esiste poesia. Il pudore, si, d'accordo. L'artista che troppo dà, poco vale. L'opera è proprietà privata e non va sbandierata ai quattro venti, ma le parole che nascono dal silenzio sono comunque destinate alla comunicazione. A parer mio esistono due tipi di linguaggio: quello costruito a tavolino, narcisistico, che tenta di stupire, e quello che, nato dal silenzio, invita il fruitore a tornare nella dimensione del silenzio e del mistero. Solo il secondo, a mio avviso, è il linguaggio della poesia.
    Franco Campegiani

    RispondiElimina
  5. Io non so se poeti si nasce o si diventa. Purtroppo i grandi poeti li ho conosciuti da vecchi e non da bambini. Non avendo elementi preferirei pensare che sia un dono di natura così potrei sorridere al pensiero di quanti, se questo fosse vero e appurato, dovrebbero dedicarsi a qualcosa d'altro di ugualmente lucroso. Mi riferisco agli ideatori delle numerose scuole di scrittura creativa, che partono dall'insegnare come si scrive “creativamente” ma poi lezioni e seminari sconfinano verso la creazione di poesia. Ecco che per costoro saper scrivere poesie non e' affatto un dono di natura!
    Ma dobbiamo stare tranquilli perché a codesti corsi possono iscriversi allievi dopo aver superato un colloquio e un test di selezione, costo annuo 3OOO euro con la promessa di poter incontrare anche qualche editore e le televisioni locali. Dalla poesia alla narrativa, evviva, si impara il mestiere, perché vengono offerte "dimostrazioni pratiche" su forme e tecniche di poesia abituando l'allievo a smontare le opere di poeti affermati”
    Chiedo scusa alla brava Ninnj di Stefano Busà dal momento che mi sono allontanato dal tema, ma è qualcosa che da tempo mi sta sul gozzo. A questo punto chiedo scusa anche ai frequentatori di Leucade qualora tra di essi ci fosse qualcuno promotore o solo coinvolto in tali iniziative.
    Ubaldo de Robertis

    RispondiElimina
  6. Ho sempre sostenuto che l'uomo, in modo embrionale, serbi nel proprio DNA e sin dal proprio concepimento, tutte le potenzialità artistiche in divenire.E' pure ragionevole pensare che alcune o solo una di dette potenzialità sia meno embrionale delle altre ed ecco che, anche solo per questa, se opportunamente, costantemente, amorevolmente alimentata nasca il vero artista. In un corcerto di Vivaldi, di Verdi, di Morriconi ecc. pur non essendo tutti artisti della musica siamo portati istintivamente ad applaudire poichè nell'ascolto si dimena in noi quel germe che volutamente o meno è rimasto sopito. Scusate, sto doppiando; Franco Campeggiani ha espresso tale pensiero assai meglio di me e ne sono lusingato per l'associazione di idea. Artisti per metà si nasce ma forse per di più si diventa nel tempo che può durare tutta una vita per raggiungere quella perfezione che vuole tendere, con cosciente umiltà, a quella dell'Ente Perfetto. Pasqualino Cinnirella

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dimendicavo che per me l'espressività artistica, sia essa poesia, musica, danza ecc. è uno dei marchi di Dio sull'uomo attraverso la quale lo tende verso SE facendogli pregustare il bello, il perfetto assoluto. P.C.

      Elimina
  7. Credo ci sia poco da aggiungere a quello che è stato detto, raccogliendo l'interessante ed edificante provocazione di Ninnj.
    Desidero soltanto dire che sposo totalmente l'idea che il poeta (l'artista, in genere) sfugge a qualsiasi definizione:
    il perché - a mio parere - va rintracciato nel fatto che è uno spirito libero, ed invito a dare il giusto significato ad entrambe le parole: spirito e libero, appunto.
    Da ciò, il mio pensiero: Poeti si nasce.
    E domando: conoscete qualcosa di più spirituale della libertà e di più libero dello spirito?
    Mi permetto, dunque (e qui mi rivolgo in particolare a Cinnirella) di ribaltare il suo assunto, sovvertendo le proporzioni, anzi, sostenendo che per minima parte si può progredire nel tempo: non basterebbero non una vita ma infinite vite, almeno fino a quando in una di esse lo spirito non decida di prendere la strada della poesia...
    Grazie a tutti, a Ninnj che ha smosso una bella riflessione e a Nazario, naturalmente, che ci ospita.

    Sandro Angelucci

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro sig.r Angelucci, mi sono accorto a momenti del Suo riscontrarmi sopra e di cuore La ringrazio. Scrivo poesie sin da quando avevo 17 anni e certamente il mio dire poetico di allora era ed è assai diverso dal mio dire di oggi ritenendo, quello di oggi, (nei miei limiti umani)assai più poetico e quindi artisticamente più perfetto. Questa umana perfezione raggiunta è scaturita certo dalla maturità, dalla auto-cultura poetica,dalle vicende positive e negative che si sono avvicendate nel corso della mia vita ecc. ecc. Cosa voglio dirLe con ciò? Primo, che nel mio piccolo sono nato poeta pur consapevole della mia mediocrità; secondo, che la perfezione artistica raggiunta è frutto dell'alimentazione culturale-poetica costante e laboriosa. Quando dico perfezione artistica dico di quella umana seppure tende o vuole tendere, ma è conseguenziale, a quella divina. Ritengo pertanta che quello spirito, pur non avendo soffiato come la bora, mi ha permesso perfezionarmi nel mio dire poetico. Con stima e simpatia Pasqualino Cinnirella

      Elimina
  8. Carissimi e gentilissimi amici e compagni di viaggio di un "mezzo" incantevole che si chiama POESIA. Inizio col dire che la vera poesia è per pochi eletti che la sanno scrivere, ma è altrettanto vero che è anche per coloro che sono sensibilizzati ad essa, senza saperla scrivere e quando la lerggono, la comprendono benissimo e la riconoscono(quella Vera, alta che passerà alla Storia di domani, dalla profondità di una coscienza adulta, che la sa intuire e, ammettiamolo pure, "leggere" attraverso il filtro magico della ua spiritualità immanente, quanto anche trascendente...perché vedete amici cari, il poeta non ha colpa di essere nato poeta, la sua ispirazione origina da un ché di trascendente, d'immateriale, di intreccio mnemonico-sinaptico che la dice lunga sulla vera, profonda motivazione
    interna. E' come dire che lo portiamo scritto sul nostro DNA, potremmo esserne stati contagiati, perché la Poesia, è una vera e propria malattia, non è uno scherzo! è una partogenesi della mente che vuole dare un segno della presenza di un "feto" immaginario, un tracciato distintivo di cui il poeta stesso non è cosciente. Nei miei 15 anni d'insegnamento a corsi universitari, non ho fatto altro che seguire gli allievi che si avvicinavano a quest'arte difficilissima, ma mai, dico mai, ho potuto spiegare o insegnare la Poesia, perché se non hai le stimmate, se non hai le sue qualità ispirative, nessuno mai potrà insegnartele...è vero che la poesia è come prendere i voti per i religiosi: la vocazione può arrivare a qualunque età, xché non è voluta, la chiamata viene dall'Alto, da una forza interiore che la reclama, perciò è imponderabile, sarà sempre inspiegabile il vero motivo del suo significato all'interno della nostra esistenza, così come la ragione per la quale sceglie un essere umano piuttosto che un altro: questo è il suo grande mistero e sulla base di questo dictat dobbiamo agire, seguirla e proteggerla da ogni e qualunque contraffazione, edulcoramento e ingannevole forma che volesse spacciarla in quanto tale. La Poesia non si può mistificare, è come la bellezza non la si può nascondere MAI. Credo nel complesso di aver risposto ai tanti e stupendi interventi dei quali mi avete fatto omaggio. Ognuno era un capolavoro a sé, ognuno ha dato versioni specialissime, che ne hanno composto il quadro, ma il mistero resta...nessuno scoprirà mai xché nasce la Poesia e perché. Ringrazio sentitamente tutti i miei interlocutori, con stima sincera.
    Ninnj Di Stefano Busà

    RispondiElimina
  9. Carissimi e gentilissimi amici e compagni di viaggio di un "mezzo" incantevole che si chiama POESIA. Inizio col dire che la vera poesia è per pochi eletti che la sanno scrivere, ma è altrettanto vero che è anche per coloro che sono sensibilizzati ad essa, senza saperla scrivere e quando la lerggono, la comprendono benissimo e la riconoscono(quella Vera, alta che passerà alla Storia di domani, dalla profondità di una coscienza adulta, che la sa intuire e, ammettiamolo pure, "leggere" attraverso il filtro magico della ua spiritualità immanente, quanto anche trascendente...perché vedete amici cari, il poeta non ha colpa di essere nato poeta, la sua ispirazione origina da un ché di trascendente, d'immateriale, di intreccio mnemonico-sinaptico che la dice lunga sulla vera, profonda motivazione
    interna. E' come dire che lo portiamo scritto sul nostro DNA, potremmo esserne stati contagiati, perché la Poesia, è una vera e propria malattia, non è uno scherzo! è una partogenesi della mente che vuole dare un segno della presenza di un "feto" immaginario, un tracciato distintivo di cui il poeta stesso non è cosciente. Nei miei 15 anni d'insegnamento a corsi universitari, non ho fatto altro che seguire gli allievi che si avvicinavano a quest'arte difficilissima, ma mai, dico mai, ho potuto spiegare o insegnare la Poesia, perché se non hai le stimmate, se non hai le sue qualità ispirative, nessuno mai potrà insegnartele...è vero che la poesia è come prendere i voti per i religiosi: la vocazione può arrivare a qualunque età, xché non è voluta, la chiamata viene dall'Alto, da una forza interiore che la reclama, perciò è imponderabile, sarà sempre inspiegabile il vero motivo del suo significato all'interno della nostra esistenza, così come la ragione per la quale sceglie un essere umano piuttosto che un altro: questo è il suo grande mistero e sulla base di questo dictat dobbiamo agire, seguirla e proteggerla da ogni e qualunque contraffazione, edulcoramento e ingannevole forma che volesse spacciarla in quanto tale. La Poesia non si può mistificare, è come la bellezza non la si può nascondere MAI. Credo nel complesso di aver risposto ai tanti e stupendi interventi dei quali mi avete fatto omaggio. Ognuno era un capolavoro a sé, ognuno ha dato versioni specialissime, che ne hanno composto il quadro, ma il mistero resta...nessuno scoprirà mai xché nasce la Poesia e perché. Ringrazio sentitamente tutti i miei interlocutori, con stima sincera.
    Ninnj Di Stefano Busà

    RispondiElimina