martedì 5 gennaio 2016

FLORIANO ROMBOLI: NOTA CRITICA SU "POESIA STREGATTA..." DI NADIA CHIAVERINI


Ormai varî anni fa, parlando della poesia, Nazario Pardini affermava che “dire che cosa sia o perché la si scriva è come chiedere il perché si respiri”. E proprio l’idea della poesia come “respiro” descrive bene talune fondamentali situazioni poetiche presenti nelle liriche che Nadia Chiaverini ha raccolto nel volume Poesia stregatta e altre visioni (Cascina, Carmignani Editrice, 2015).
Leggiamo la prima strofa del componimento incipitario:
Inspiro e ritrovo l’io bambino
leggera d’ispirazione
propensa ad ingravidare parole

E altrove:
La poesia è una fata ignorante                 
non conosce a memoria citazioni (…)
solo la vita aspira
e l’immenso suo piacere respira
cabala  meteora  alchimia     (corsivi miei)
Se ne ricava una nozione dell’arte e una conseguente ricerca letteraria tese alla valorizzazione della spontaneità, della freschezza delle percezioni e delle combinazioni sensoriali, giacché in questi versi ora è attiva la visione, attenta alla puntualizzazione cromatica (“Ingrediente principale:/ passione rosso carminio”;  “Di vita vuota gialla foglia/…giace come una macchia/ sul parquet di legno oscuro”;  “Levigati dal tempo/ forme rotonde di screziati colori/ pietra lavica di antiche eruzioni/ marroni d’odore di terra/ grigi frangenti d’argenti marine/ verdi smeraldi o bianchi/ di nuvole…”; “C’è un drago rosa in giardino/I bimbi non sanno/ più giocare da soli”), ora si evidenzia una disposizione all’ascolto vigile e inquieto:
S’acquatta all’ascolto
di suoni notturni
cigolii richiami di uccelli
fruscii inquieti gravi presagi
ascolto silenzi strani…
Ha di certo ragione Annalisa Macchia quando nella sua penetrante prefazione sottolinea la sapienza linguistico-compositiva ormai raggiunta dall’autrice, che nondimeno ispira la sua scrittura al respiro magicamente intrigante della vita, la quale, se come il gatto “sa quel che vuole”, appare poi alla coscienza dell’uomo, che attende ansioso di coglierne il senso – “Aspetto l’incanto/ stranita fisso lo sguardo” –, inafferrabile, felinamente sfuggente nella disorientante, perché sovente antitetica, varietà delle sue manifestazioni:
Inizia un lunedì fiumana
nervi serpenti/minuti violenti
malumore  amore/ ricerca e passione/
gaudente illusione         
vitalizio feroce

Talora “sorride l’abisso”, più spesso “urla il silenzio” rivelatore delle crudezze dell’esistere:
Gatto perduto di nero velluto
mai tornato forse ferito
ucciso torturato
Chissà come svanito
spettro che s’aggira intorno;
ma il “mestiere del poeta” si apre alla possibilità di integrare gli “appunti persi orfani di sensi / un’uggia un sospiro il solo destino” con le “parole che …fuggiasche si rifugiano altrove/compaiono come giullari/ nella sua mente/ piroettando” e magari evocando la bellezza della “luna (che) s’incatena ai sogni/ e sorride con sguardo fecondo”.

                                                 Floriano  Romboli
                                                                               
   Pisa, gennaio 2016   





4 commenti:

  1. Annalisa Macchia e Floriano Romboli seducono i sensi mettendo a fuoco gli aspetti salienti del lirismo di Nadia Chiaverini. Lirismo identificabile con il termine 'respiro'... La prima sensazione é di doversi confrontare con una poesia lieve, rarefatta, invece, come testimoniano i commenti di entrambi i relatori, sembra assimilabile alla vita, alla sua apparente inafferrabilità, ma presenta aspetti ben più sanguigni, che inducono a scorgere gli elementi del vivere sanguigni e crudi. E' poesia antitetica la sua, che mi ha indotto a pensare al cileno Neruda. L'afflato della Chiavarini, infatti, può essere paragonato a un'onda musicale dolcissima e avvolgente, che tende, di colpo, a spogliare i versi della loro espansione poetica, riducendo il senso del componimento all'osso semantico."Sorride l’abisso” ne è un esempio... La poetessa ha respiro che straccia i luoghi comuni dell'esistenza, ma al tempo stesso, tende all'inesprimibile, tramite approssimazioni verbali, minute non occultate e tende in più fasi al coagulo testuale dei versi... Un'esperienza di lettura e di interiorizzazione a dir poco arricchente. Ringrazio l'autrice e i suoi splendidi recensori.
    Maria Rizzi

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    1. Concordo con l'amico Floriano Romboli sul concetto di "poesia come respiro" riferito alle opere di Nadia Chiaverini, e soprattutto sul fatto che la ricerca della poetessa pisana "è tesa", principalmente, "alla valorizzazione della spontaneità".
      Circa un anno fa, esattamente il 05 dicembre 2014, su questo blog ero intervenuto per parlare della Poesia Stregatta e scrivevo cose che forse vale la pena riproporre:
      //E' una poesia meditata quella della Chiaverini talvolta con il cuore sfiancato da certe immagini amare// E' allora, forse, che si consegna all'istinto, all'inconscio dove può reperire risorse vitali, tra queste un po d'ironia e, visto che si tratta di poesia Stregatta, scovare l'odore e il senso di selvatico delle cose. Nadia ha saputo creare la successione di versi con parole che acquistano suono e ritmo saldate fra loro da appropriate assonanze. Avendo letto le sue opere precedenti rilevo che si tratta di un progressivo adeguamento della scrittura per riuscire ad esprimere idee e immagini dei momenti più nobili della vita senza per questo discriminare i fatti minimi, interessanti in sé.”
      (Ubaldo de Robertis)

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  2. Mi congratulo con Floriano che, con la sua spiccata capacità esegetica, riesce sempre - anche quando non si conosce l'opera - a farti partecipe delle emozioni poetiche.
    Approfitto per salutarlo e augurargli buon anno, così come auspico che sia per Nadia Chiaverini.

    Sandro Angelucci

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  3. Già il 3 settembre 2014 Nazario Pardini ha ospitato i testi di POESIA STREGATTA su questa rivista, e nella sua pregnante recensione , conoscendo anche i miei precedenti scritti, parla di " coscienza della futilità del nostro essere, del limite del nostro vivere".Ringrazio Il Prof. Romboli che ha evidenziato l'aspetto della poesia come alchimia del respiro , ed gli interessanti commenti di Maria Rizzi, Sandro Angelucci e dell'amico Ubaldo de Robertis

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