sabato 16 giugno 2018

GUGLIELMO PERALTA: RECENSIONE A "LA NASCITA DI UNA IDEA" DI GIOVANNI DINO


GIOVANNI DINO: LA NASCITA DI UNA IDEA
Recensione di Guglielmo Peralta


      Che cos'è l'idea, si chiede Giovanni Dino ponendosi la domanda che sta al centro e all'origine della storia del pensiero filosofico occidentale (e non solo dell'occidente!). Diciamo subito che l'idea è ciò che fa grande l'uomo, che gli dà potenza ed esistenza stessa. Che sarebbe, infatti, l'uomo senza un pensiero creativo, senza la capacità di "vedere", di essere visionario o sognatore? Perché in greco idea deriva da idéin  che significa proprio vedere ed è sulla visione che si edifica il mondo della realtà, la natura seconda, il mondo delle opere di pensiero, le produzioni dell'arte....E  l'idea è id-ea (est): ciò che essa è e che rimane tale nelle sue infinite e diverse ri-produzioni, perché è l'unità del molteplice, l'essere e il divenire di tutte le cose che mantengono l' "imprinting" inconfondibile della sostanza che le costituisce, la quale è, appunto, l'idea, ovvero il sogno, l'immagine che "s'incarna" e assume la forma e il  corpo delle cose pur rimanendo identica a sé stessa.
      L'incipit di questo "poemetto" - così lo definisce l'Autore -  ci dà subito una rappresentazione dell'idea indicandoci la sua "presenza" là dove essa si annida, dove costruisce la sua seconda casa, ossia negli oggetti che essa genera. "Le idee sono presenti agli oggetti / come gli oggetti alle idee / oggetti e idee sono figli della stessa energia". Come leggiamo nella nota introduttiva, "questo lavoro era nato come monologo da affidare per la recita". Le intenzioni dell'Autore non erano errate se qui c'è una rappresentazione che subito si annuncia, sia pure in un teatro tutto ideale, in una scena che si apre dove l'idea ha il suo humus, il suo ambiente naturale e cioè nello spazio della creatività, nell' interiorità del suo sognatore. Per Platone il mondo delle idee è fuori, esterno all'uomo e collocato nell'iperuranio, al di là del cielo e del tempo. Per Giovanni Dino, anche se la distanza aspaziale e atemporale delle idee è sottintesa e data per scontata nel suo interrogarsi sulla loro origine e provenienza, tuttavia essa è abolita dato che la natura ultraceleste delle idee assume caratteristiche camaleontiche che le sottraggono spiritualità, sì che le idee de-cadono e s-cadono a infimi livelli di povertà terrena fino alla commistione, alla contaminazione e alla connivenza con i profitti personali, con gli interessi materiali, vili e spregevoli di un'umanità che è sempre più difficile definire tale. ("Le idee sono delle volte camaleonti / che si adattano a circostanze / secondo pericoli convenienze connivenza / come i vili che cambiano parere di nascosto / o i politici abili a girare frittate e a fare occulte alleanze"). Se Platone colloca nel "livello più basso" della scala di valori le idee delle cose, per Dino, invece, sono del tutto prive di valore, e dunque contestabili e deplorabili, quelle idee che, perseguendo finalità e scopi utilitaristici legati al tornaconto economico e politico, si defilano dalle norme e dai principi morali e dai buoni sentimenti. E ancora di più quelle che servono la violenza, la guerra, la morte assecondando gli egoismi, gli istinti negativi, il delirio di potenza degli uomini. Queste idee sono in contraddizione con quelle che generano le grandi opere del pensiero e dell'arte; sono lontanissime dalla loro natura spirituale. E questa contraddizione, che impedisce di dare una definizione dell'idea, di contemplarla nella sua intima essenza e verità, crea tensione e conflitto nel nostro poeta, affligge la sua anima, che ama la bellezza e il bene, e mette in crisi la ragione che non sa trovare una spiegazione alla deriva dei valori e dei sentimenti, non sa dare un senso all'agire dissennato dell'uomo. "Eppure le idee / nascono per migliorare una propria condizione / per difendere valori / (...) Le idee nascono tutte / a fin di bene / per creare bene / così almeno ci pare / Ma cos'è il bene?". Platone pone al gradino più alto l'idea suprema del BENE, la quale, simile al sole che consente di vedere le cose sensibili,  è luce che svela all'intelletto la conoscenza delle cose intelligibili o idee, ed è la condizione dell'essere stesso delle cose, che delle idee sono copia. Ma se il mondo sensibile è copia del mondo intelligibile, se esso è fatto a immagine e somiglianza dell'Idea del Bene che presiede, contiene e governa tutte le idee e le manifesta all'intelletto; se le idee hanno come fine il bene, se "il bene è bene solo se produce bene" perché - sembra chiedersi Dino - quell'Idea suprema non governa e orienta verso di sé l'agire umano?, perché - egli sembra dire con Dante - l'uomo devia e "vaneggia" fino a dissipare quel Bene anziché "impinguarlo"? Come mai "le idee che hanno fatto uomo / l'homo" allontanandolo dalla caverna, mettendolo in cammino verso la conoscenza e la civiltà, sono anche causa dei suoi assilli, dei suoi mali, della sua decadenza? Che cos'è, dunque, il bene? Che cosa sono le idee? Come può esserci una relazione tra di loro "se il bene non è immune dal male" e i sentimenti negativi impediscono all'uomo di trovarsi in sintonia con la presunta bontà delle idee? "Certo che quando arriva un'idea / (...) d'un tratto tutto appare più luminoso / le persone paiono più belle serene (...) gli occhi non sanno nasconderla / come quando ci s'innamora / nasce un figlio / o muore la moglie". Dino riconosce nell'idea, nel suo improvviso e luminoso manifestarsi la presenza della bellezza, che inonda e innamora della sua luce chi la contempla. Ma a questa conoscenza, alla quale si accompagna il sentimento del buono e del bello, si legano a doppio filo, da un lato, l'incomprensione, lo sdegno, l'amarezza verso l'irrazionalità e la follia umana, causa di tanto degrado morale, di disfacimento dei valori, e, dall'altro lato, il dolore incontenibile, il disarmante senso d'impotenza contro il corso naturale e inarrestabile degli eventi luttuosi, di fronte ai quali sbiadiscono la gioia e i sentimenti positivi che pure la vita ci riserva. Il mistero dell'idea, fonte di luce, di bellezza, d'amore, di creazione, di vita, pende inesorabile sul cammino dell'uomo, il quale è incapace di dare risposta ai "perché", alle tante domande che "restano nel cuore / come pesanti montagne". Domandarsi "che cos'è l'idea" è interrogarsi sull'origine della vita e del mondo, sull'esistenza di tutte le cose, che dalle idee si generano in virtù della nostra immaginazione creatrice, la quale è essa stessa un mistero. Nulla sappiamo delle idee perché non conosciamo la loro fonte. Esse, "vengono fuori inaspettatamente / come isole che appaiono all'improvviso" come se fossero un riverbero di quell'intelletto planetario, o mente, in cui tutti i pensieri individuali sono immersi e che Teilhard de Chardin definisce col temine di noosfera. Se questa, allora, è la fonte dei pensieri e delle umane creazioni, l'uomo stesso, ogni individuo non può essere un'isola, in quanto è partecipe dell'universo ideale che giustifica l'affinità che lega fra loro gli uomini nel bene e nel male. Scrive Giovanni Dino: "Alcune volte mi chiedo / se le idee sono favorite / più da rabbiosi o amorevoli sentimenti / se è il male o il bene la loro calamita / visto che vanno in cuori amici / e in cuori nemici". C'è, dunque, un legame tra le idee e i sentimenti, se le prime si lasciano attrarre dal bene o dal male e si compenetrano con questi opposti sentimenti. La domanda: che "cos'è l'idea", nasce allora da questa convivenza di idee di alto valore spirituale che presiedono e governano pensieri, sentimenti e azioni ispirati dal Bene supremo e di idee di infimo valore che inquinano la spiritualità dell'uomo e la sua intelligenza fino a farlo ripiombare nell'"antica caverna", verso un'involuzione che mostra già tutti i segni della degradazione e dell'autodistruzione. E così la domanda iniziale diventa il dilemma del nostro Giovanni Dino, il quale non riesce a spiegarsi né a farsi una ragione di questa grande contraddizione, del fatto che "le idee possono uccidere l'uomo / ma anche salvarlo". Com'è possibile che le idee che impariamo a conoscere fin dall'asilo e che riceviamo come un battesimo "dalle labbra della maestra" non mantengano il crisma dell'innocenza? Non c'è civiltà senza le idee, cui si devono lo sviluppo dell'intelligenza, della cultura, il progresso tecnologico e scientifico; ma a tanta ricchezza di pensiero non corrisponde la crescita spirituale. Eppure le idee hanno, come sembra, un'origine eterea, e la loro sede è nel "cranio / il luogo più vicino al cielo / il tempio del loro spirito". Le idee sono il cambiamento. Con la loro forza tutto può mutare, tutto si potrebbe migliorare, ma esse non estirpano la cattiveria che le infesta dimostrando la debolezza della volontà umana, la quale, incapace di opporsi all'urto negativo delle idee ne sostiene e ne approva tutto il marcio lasciando inascoltate le ragioni del cuore.
      Questa contraddizione tra idee positive e negative è il motivo dominante del poemetto, sul quale ritorna più volte a ragionare Giovanni Dino, il quale, nel distinguere tra "idee belle e brutte", non manca di associare ad esse i sentimenti che le genererebbero, indicando nell'instabilità dell'animo umano la causa del procedere tra vizi e virtù; tra gesti, atteggiamenti, desideri, pensieri assolutamente e inspiegabilmente opposti. Esempi eclatanti di questa contraddizione sono, da un lato,  "le idee contro l'onore l'amore la giustizia": quelle che concepirono la supremazia della razza ariana sul popolo degli ebrei e, di conseguenza, il loro Olocausto e lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute "indesiderabili"; quelle che architettarono il modo con cui assassinare i giudici Falcone e Borsellino; dall'altro lato, le idee di grande generosità, quale quella espressa dal gesto di Salvo D'Acquisto che salvò "molte vite".
      Le idee, che sembrano venire da lontano, uscire dal nulla, sono ovunque presenti; possiamo  "toccarle" nella natura, nelle cose, in tutto ciò che ci circonda ed è generato dall'uomo, nella cui mente esse hanno dimora, e forse anche gli animali non ne sono privi. "Anche le mie gatte hanno il cranio / avranno forse anche loro delle idee /o solo per ciò che lega le loro budella alla ciotola vuota / (...) ma / nate dall'istinto e per l'istinto / dal bisogno di non soffrire/morire". Giovanni Dino assegna locazioni diverse alle idee e s'interroga sulla loro vera sede. Continua a ragionare "sul mondo delle idee"  e sulle cause che inquinano "il cuore dell'uomo" e ne offuscano il ragionamento fino a fare delle idee delle "forze oscure del male", le quali ci allontanano da "Quel Dio", di cui siamo fatti "a immagine e somiglianza" e che "è sempre presente dentro di noi". E qui la lontananza tra le idee buone, che coabitano con i sani sentimenti, e le idee cattive, che ci fanno deviare dal cammino segnato nel solco della divinità, sembra diventare tanto più incolmabile quanto più forte è il silenzio di Dio, quel silenzio "da dove Egli venne" e nel quale sembra nascondersi. E l' uomo, che perde la propria dimensione religiosa obliando Dio in sé, finisce per dimenticare sé stesso, per annientarsi sprofondando nelle tenebre in cui, con le origini, smarrisce il senso stesso dell'essere nel mondo. Quest'uomo che "oggi è capace di tutto / perfino di odiare / ciò che più ama", che "Ha perso la bussola dell'amore / l'impulso primordiale dell'amore / l'ubbidienza all'amore / l'illuminazione dell'amore" deve riscoprire e praticare questo sentimento come valore universale, come "l'energia cosmica madre di ogni cosa" nella quale si riflette l'Idea del Bene, cui tutte le idee vanno ricondotte e ripensate, ribattezzate nella luce sacra della sorgente dell'Amore.



3 commenti:

  1. Grazie per questa lettura ampia e approfondita di un poemetto che restituisce la partecipazione e l'onestà della scrittura di Giovanni Dino.

    RispondiElimina
  2. Superlativo il lavoro di Giovanni Dino che rende palpabile quello che oggi primariamente si ignora, l'idea, fonte di ogni azione e, dove ammalata di trascuratezza, di ogni crimine. Ottima questa recensione che il suo lavoro ben traduce e premia.

    RispondiElimina
  3. Splendida recensione per una scrittura vera, tesa a riscoprire "l'illuminazione dell'amore". Grazie e rallegramenti vivissimi per la coinvolgente e significativa "nascita di una idea"!

    RispondiElimina