lunedì 3 agosto 2020

MARIA RIZZI LEGGE: "CONTEMPLAZIONI" DI SILVIA VENUTI



CONTEMPLAZIONI DI SILVIA VENUTI
      MORETTI & VITALI EDIZIONI

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade



Ho avuto l’onore di ricevere dalla Poetessa Silvia Venuti la sua ultima Silloge “Contemplazioni” edita dai tipi della Moretti & Vitali. Si tratta di una Raccolta divisa in tre sezioni, che come sottolinea l’ottimo Giancarlo Pontiggia, rappresentano una sorta di spirale ascensionale verso la spiritualità assoluta. Va messa in evidenza la foto di copertina, della stessa Autrice, che si distingue anche nelle arti figurative, che rappresenta la Scalinata del Santuario di Sant’Ignazio di Loyola, presso Pessinetto in provincia di Torino.
L’Opera è in bianco e nero e i gradini si confondono con le grandi nuvole del cielo, illuminando i lettori sul percorso di salita che la Poetessa compie nel testo.
Le liriche della prima parte della Silloge, brevi e senza titolo, solcano il mare e il lago ‘calmo e lento d’acque’ e sono velieri di perfezione stilistica, di genio creativo, di viaggi nella luminosa metafora di condurre “tutta la speranza del mondo nel respiro lungo dell’onda”.

Silvia Venuti concentra in pochi versi dubbi, domande, prese di coscienza e meditazioni sulla conoscenza, sugli strumenti che possediamo per osservare in modo approfondito la natura e per imparare ad ascoltarla, a comprendere tramite le sue note il canto delle stagioni terrene che siamo chiamati a fronteggiare. Le Poesie sono caratterizzate da un timbro interno, categoria ignorata dall’estetica classica, che tramite le accortezze semantiche evoca sensazioni e stati d’animo, e dalla voce soave dell’Autrice, modulata con cura. Ogni parola sembra porcellana.
E, da lettrice che non presume di assurgere al ruolo di critico, posso asserire che Silvia resta la stessa nella vita. E’ Poetessa nell’affrontare i giorni, nel porgersi al prossimo. La Silloge, come recita Khalil Gibran, che potremmo definire un ponte tra l’Oriente e l’Occidente, e che Silvia ha scelto per l’aforisma introduttivo, conferma la tendenza della Nostra a vivere artisticamente, infatti conferisce all’umanità tutta il ruolo di ‘bellezza’, ovvero di eternità che si contempla in uno specchio. Tale input alla lettura è senz’altro complementare all’altra dedica della Nostra: “alle care amiche ascese”. L’eternità supera i confini dell’esistenza ed è finalizzata al concetto di ascesa perseguito nell’Opera, che si prefigge l’elevazione alla spiritualità e alla verità.
Tra le note della Natura l’Autrice ascolta il lieve faticoso fruscio del vento tra le fronde:

“L’ombra delle foglie  svela
  una verità infinita
  io e tutte le creature impariamo
  in questo assoluto”

E in alcune composizioni la bellezza della contemplazione è così pura che leggendole si ha l’impressione di vivere un inconscio collettivo. Tutti siamo rimasti sdraiati sulla schiena nel gocciolare delle foglie, con il cuore che batte attraverso la superficie delle palpebre:

“Contemplare
  la trasparenza
  di una foglia
  o la luce della pioggia
  che cade
  è ritrovare il coraggio
  di vivere
  e ancora d’amare”

Il mondo interiore dell’Artista, come evidenzia G. Pontiggia, è protagonista della seconda sezione del testo. Il suo sguardo si posa sulla natura in eterno mutare ed è in antitesi con ‘i tonfi’ e ‘il vigore’ delle onde. Silvia sembra ipnotizzata dall’esistenza delle creature poetiche  e sembra restare, in contemplazione, ai confini dell’infinito… consapevole che l’infinito non ha confini:

“La bassa marea gonfia l’acqua
  in sonorità arcane
 trascinando a riva
 il mistero della vita.
 Né domande né risposte
 In questo assoluto stare.”

La ‘pace sacra, sconfinata’ determina la resa della volontà, del pensiero dinanzi alla:

         “disarmante innocenza della Natura
  nel suo inno alla libertà”

Scorrendo le liriche ho l’impressione di essere su un aliante in un volo pieno di vuoti d’aria. Desidererei possedere la luce che la Poetessa divide con il mondo, che le rende possibile accedere alle verità e ai misteri della vita. Silvia è letteralmente cucita nel tessuto della Natura e ritiene la bellezza di quest’ultima un atto di coraggio.
‘L’Arte, la Poesia sono coraggi’ e, di conseguenza, ogni moto umano rappresenta una forma di coraggio. La contemplazione dell’Autrice, quindi, lungi dall’essere un atto passivo, è spinta vitalistica, atto partecipativo.  Ciò non toglie che nulla è più congeniale alla mente della limpida prospettiva della Natura. Rappresenta lo spartito per leggere l’esperienza, armonizza lo spirito, gli dà respiro e depura l’anima. Accogliere i messaggi luminosi e coraggiosi di essa rappresenta il cammino ideale per perseguire lo stato mistico, libero ed equilibrato che Silvia definisce ‘estasi’.
A latere di tale appercezione ai limiti dell’intelletto, le liriche, che non danno brividi, sono brividi, mostrano quanto la Poetessa sia consapevole che i sogni sono di passaggio, creano uno scenario sul quale incollare le loro immagini e scivolano via. Il vero è nell’esperienza., che etimologicamente significa tentare, mettere alla prova. Non a caso ha la stessa radice di pericolo e quindi possiede una natura polivalente, implica apertura ed esposizione al rischio. La storia di ogni vita. La verità resta alle spalle ‘fino al Risveglio’.
Risveglio, si suppone inteso come altra possibilità di interazione , grazie a nuove percezioni del reale. I versi inducono in questa seconda parte a camminare prudenti. Si può inciampare e ledere gli intenti di Silvia, si può interpretare il suo dire ferendone l’essenza.
La terza sezione della Silloge presuppone un viaggio oltre lo sguardo interiore, un tragitto che presume di tenersi avvinti all’anima dell’Autrice, che è maestra di condivisione. Si racconta, si svuota in amore, seminando perle che appartengono a tutti e che dovremmo infilare nelle collane delle nostre esistenze:

“Quante volte ho ricominciato.
  Quante volte gli Angeli,
  le anime ascese
  mi hanno ripreso per mano”

Commovente e verissimo il contenuto di questa lirica che riporta alla fede e alla convinzione che gli amori saliti al cielo mantengono una residenza fissa accanto a noi. Sono gli Angeli che ci assistono nei momenti duri, che ci portano in braccio se siamo provati, che accarezzano i bimbi, di notte, con carezza d’ali.
E Silvia sottolinea, con una lezione d’amore immensa quanto il tempo possa suturare le storie:

“E poi si dimentica
  il male fatto e ricevuto.
  …..
  Quando gli anni diventano
  sempre più brevi”

Asserisce che si dimentica anche il bene ma, vista la verticalità del progetto concepito, il valore del ‘dimenticare’ acquisisce altro senso. “Il sentire s’eleva su velate verità spirituali”che consentono di “alzarsi sulle punte / per cercare di volare”. Leggendo i versi di questo soave cantico mi sono resa conto che spesso preferiamo ignorare la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Per non correre il rischio di diventare come temiamo di essere: completamente vivi.
E nel chiudere la Silloge “Contemplazioni” ho riflettuto sul fatto che i testi che lasciano senza fiato sono quelli che, una volta terminati, ti spingono a sognare di conoscerne l’Autore / Autrice, di considerarlo un amico /a importante, per sapere che è parte palpitante della tua esistenza e non ne uscirà mai.

Maria Rizzi

 





 





7 commenti:

  1. Leggendo la recensione di Maria Rizzi su "Contemplazioni" di Silvia Venuti viene il desiderio di leggere questa Silloge.Una scalinata da percorrere verso la luce, verso una spiritualità assoluta. Sicuramente, Maria sa entrare nelle profondità dei cuori, distillandone il messaggio più puro. La descrizione della terza sezione della Silloge mi ha colpito in modo particolare.
    "Quante volte ho ricominciato.Quante volte gli Angeli, le anime ascese, mi hanno ripreso per mano". Ali aperte, versi bellissimi, pieni di luce, come gli amori saliti al cielo che ci abitano accanto.
    Complimenti a Silvia Venuti, a Maria Rizzi e un caro saluto al nostro Condottiero Nazario Pardini.

    Loredana D'Alfonso

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    1. Ringrazio di cuore la mia Lory, che mi legge come se fossi un vero critico. E' ovvio che mi filtra tramite l'affetto. I complimenti a Silvia sono altra storia: lei è sublime! Le stringo forte, grata, entrambe!

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  2. Cara Maria, tu sostieni: "[...] E, da lettrice che non presume di assurgere al ruolo di critico, posso asserire che Silvia resta la stessa nella vita. E’ Poetessa nell’affrontare i giorni, nel porgersi al prossimo [...]".
    Ecco: proprio questa tua asserzione dimostra che nessuno - dico nessuno - che pensi di assurgere ad un ruolo sarà mai effettivamente tale (anche se un giorno dovesse essere riconosciuto dagli altri, non lo sarà mai per se stesso).
    Lo dimostra Silvia parlando di coraggio; si, ci vuole coraggio
    per Essere, nella vita come nell'arte: “Contemplare / la trasparenza / di una foglia / o la luce della pioggia /che cade / è ritrovare il coraggio / di vivere / e ancora d’amare”.
    Un caro saluto ad entrambe,

    Sandro Angelucci

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    1. Sandro mio, tu e Franco conoscete Silvia molto meglio di me. Le tue parole su di lei sono oro puro. Per quanto riguarda il ruolo di critico io so parlare soltanto per me stessa. Mi sento un'operatrice culturale e sono abituata, come ben sai, a valutare i miei limiti. Ti ringrazio per l'intervento e ti abbraccio insieme alla nostra Poetessa a trecentosessanta gradi e al Condottiero che rende possibile questi magnifici incontri e si affatica per noi tutti.

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  3. Condivido pienamente quello che ha scritto Sandro...nessuno che pensi di assurgere ad un ruolo sarà mai effettivamente tale.

    Un carissimo saluto a tutti voi
    Loredana D'Alfonso

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  4. Ricevo e pubblico

    "Silvia Venuti concentra in pochi versi dubbi, domande, prese di coscienza e meditazioni sulla conoscenza, sugli strumenti che possediamo per osservare in modo approfondito la natura e per imparare ad ascoltarla, a comprendere tramite le sue note il canto delle stagioni terrene che siamo chiamati a fronteggiare". Così Maria Rizzi in questa splendida nota critica, esplicitando la problematicità di un canto mistico - quello di Silvia Venuti - che non dà assolutamente nulla per scontato. "Il sangue è spirito", diceva Nietzsche. La natura è Spirito. Non "allude" allo Spirito, ma "è" Spirito. Al più "simboleggia" lo Spirito, nel senso etimologico ed originario del termine, secondo cui "Symbolon" significa "Connessione". Corpo ed anima fusi in un solo respiro: una "coincidentia oppositorum" che fa tremare i polsi all'arida e schematica ragione. Un'armonia di opposti avuta certamente in dono, ma da sudare e piangere da parte dell'intelletto umano. E sta qui l'accorato appello al "coraggio di vivere" di cui parla Silvia non soltanto nella presente raccolta, ma più in generale in tutta intera la sua produzione artistica, vuoi nel versante dell'ars poetica, vuoi in quello della pittura.

    Franco Campegiani

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    1. Franco mio, ti ringrazio ammirata per questo commento, che peraltro è emblematico di cosa significa recensire Silvia. Tu la conosci molto bene artisticamente, oltre che a livello umano, e lo dimostri, ampliando il mio tentativo di esegesi. Sei sempre troppo buono. Bacioni a te, all'Autrice e al nostro immenso Nazario.

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