venerdì 21 agosto 2020

NAZARIO PARDINI: "ALLA LUNA" DA ALLA VOLTA DI LEUCADE, 1999


Alla luna

Tu mi donavi un mondo e ti sforzavi
a farlo perleo agli occhi inteneriti
e all’anima feconda, quanto basta,
di spasimi e di slanci. Gocciolavi
le stille di dolcezza sulla pelle
di lei, che svariava nel colore
latteo delle ninfee, camminando
lungo il ciglio del lago. Tutto era vago                 .
al lume che addolciva il troppo vero
sulle piaghe del seno. Lei incedeva
distante. Ricordava
le tenui ninfe ch’io spesso leggevo
sparire e riapparire in sogni flebili
di pagani cantori. Ricordava
mistiche ebbrezze, immagini negate,
parvenze di misteri giovanili
intrise di notturni. Ma è settembre.
E ora cosa sei pallida luna!      
A cosa mi somiglia il tuo pallore
sfumato nei canneti di lacustri        
rumori. Solamente
una povera luce che non brilla,
che fragile si estenua nella notte
consumandosi stanca. Solamente
la parvenza più povera che prova
a imitare una stella. Ma io lo so
che tu non hai la forza. Servi solo
a rifugiare male le menzogne,
e l’ombre che tanto si atteggiano,
mimetizzate, a sogni che poi ingannano.
Ora ti vedo, luna, nella tua
disperazione simile a un fantasma
che piange e si lamenta con la voce       
di nibbi e di gipeti. Tu non eri,
ora lo vedo, a rendermi fatali
e divini i notturni. Era soltanto       
lo sguardo suo celeste che predava
alla notte cobalto il mio dolore
per renderlo preghiera,
                     d’oltresera.

Da Alla volta di Lèucade, Baroni Editore, collana Mediterranea, 1999




1 commento:

  1. Nazario carissimo, in questa lirica che non conoscevo e che, come sempre accade, mi ha stordita, evochi la luna, come un tuo illustre predecessore, senza consentirci di rimpiangerlo. Giacomo Leopardi ha in comune con te una bellissima opera, il titolo della stessa, l'evocazione dell'astro notturno e le rimembranze, ma tu sei nuovo, appartieni a questo secolo, anzi anticipavi il 2000, vista la data nella quale è stata concepita la lirica. Continuo a stupirmi del tuo stile moderno, che attinge al metro classico rendendolo attuale, arricchendolo di figure retoriche magnifiche e impreziosendolo di immagini che fanno bene e male al cuore. La luna, un tempo galeotta, invecchia insieme ai sogni, impallidisce:
    "A cosa mi somiglia il tuo pallore
    sfumato nei canneti di lacustri
    rumori."
    E non la riconosci, ti sembra altra, nuova e lontana.
    "fragile si estenua nella notte
    consumandosi stanca."
    Non si può fermare le lacrime dinanzi a versi così ispirati, lacerati dal dolore, dalla dolcezza e da quell'innocenza che ti appartiene, che mi continua a stupire e ad accarezzare. Leggere poesie simili è resurrezione. Si crede nel Poeta che sublima ogni stagione del proprio tempo, che trasforma la luna in compagna di viaggio e di preghiera... Sei malinconico, comprendi che l'amore di un tempo non indossava l'abito argenteo della luna, ma il tuo ardore, eppure doni umanità all'astro notturno, lo antropomorfizzi, per renderlo vicino alle storie di oggi. La luna è 'disperata', 'simile a un fantasma': riflette la nostalgia, soffre di saudade come te... ha conosciuto altri cieli, altre notti. Sì, sembra proprio che ti rivolga a una compagnia di viaggio, che seduta in un angolo del cielo, ricorda e sbiadisce, invece di imbiancare come te, come ognuno. Ripone i sogni in un angolo segreto e, nel suo pallore, attende l'aurora del tempo. Sei portentoso! Un forte grato abbraccio.

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