lunedì 17 agosto 2020

NAZARIO PARDINI: "GIOCARSI IL MARE"


GIOCARSI IL MARE

Sarà che ancóra veglia il primo amore
nel canneto del fiume; sarà che
ancóra gioca la mia infanzia sulle tue
acque sorgive; sarà che “quando nasce
un fiore, l'odore lo dimentica...”, 1)
io ti amo mia terra, terra mia,
terra di giorni lucidi e gioiosi,
incantamenti che non vanno via.

Passa dinanzi a me un paesano
che guarda il monte con lo sguardo sperso.
Sembra distratto, fuori dal suo mondo,
o forse un po’ poeta che confonde
la sagoma di un monte cinerino
con la voglia di tornar bambino.
Una voglia che prende anche il mio cuore,
forse perché tornando ai primi passi
si fa di un gioco una cosa seria:
è il gioco della vita
che se ti lascia tu ti trovi solo
senza saper perché ti sia sfuggita
quella spiaggia su cui
ti sei giocato il mare.

DA "I DINTORNI DELLA SOLITUDINE", MIANO EDITORE, MILANO 2019 


5 commenti:

  1. Che intenso respiro poetico e quanta vita che scorre in questi versi! Come un carillon che si svolge così il poeta scrive i suoi versi per dare forma al ricordo, e la melodia che ne fuoriesce allieta la lettura. La vita è un fiume e non ci si bagna mai due volte nelle stesse acque ma attraverso la parola si può rivive quel sapore rotondo fuori dal tempo. Un'estasi che affiora tra le dita e si materializza in questi ammirevoli versi.
    Compkimenti Maestro.

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  2. "Giocarsi il mare", sembra una rinuncia, l'avvento di un giorno nel quale si è persa la partita a scacchi con la vita, ma non è del nostro Poeta una considerazione così nichilista, per cui cerco altre spiegazioni e trovo la saudade, quella dolce, lieve come spuma, che lascia riaffiorare le conchiglie e i ciottoli dell'esistenza, il senso del meraviglioso, prendendo atto che le stagioni mutano e il passato resta il sentiero giusto da percorrere per tracciare la mappa del presente e del futuro. Il nostro Immenso Poeta di endecasillabi quasi miracolosi nella loro incandescenza, nella purezza dell'ispirazione, dedica questa lirica alla sua terra, lascia che prevalga il senso pànico, dal dio Pan, che nella mitologia greca si occupava della natura concepita paganamente o panteisticamente come forza vitale e creatrice:
    "io ti amo mia terra, terra mia,
    terra di giorni lucidi e gioiosi,
    incantamenti che non vanno via."
    In questa terzina si legge l'amore, quello vivo, profondo, assoluto, per la terra, per le storie che vi ha coltivato, per la Poesia, che indossa le vesti di un passante distratto... Il ricorso al sentimento del perduto è forse il timore di non aver assaporato a morsi la vita, di non averla trattata sempre come meritava, ignorando nel delirio di onnipotenza della gioventù, che è sempre lei a decidere per noi. Nazario ha vinto la sua partita, la vince ogni giorno, il mare è suo e può specchiarsi quando vuole nel suo brivido d'infinito. Sono fiera di essere Amica di questo Poeta e di quest'Uomo!

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  3. Una spiaggia su cui giocarsi il mare. Chi può farlo? Chi, se non un poeta o un bambino?
    Nessuno se lo gioca più il mare, e le spiagge servono - quando va bene - per stendersi al Sole leggendo l'ultimo best-seller o l'ultima rivista di gossip. Quando va bene, perché, ultimamente, sono approdi per scafisti con carichi di persone disperate. Costoro a tutto pensano meno che a giocarselo il mare: è il tavolo sul quale svolgono il loro "lavoro".
    Qui, invece, si gioca; nel senso che non si rinuncia al fanciullino che si diverte con i castelli di sabbia. Oh, certo, qualcuno, passeggiando, li calpesterà e li abbatterà, ma non importa: ce n'è tanta di sabbia per ricostruirli.
    Per fare delle piste sulle quali far correre le biglie colorate dei sogni.
    E' questa la rentrée proposta da Nazario: nulla di nostalgico, bensì il gioco che si fa, anno dopo anno, sempre più serio.
    Tornare "ai primi passi" significa perdersi come lo sguardo di quel suo paesano. Si, perdersi: non c'è altro modo di ritrovarsi. Essere consapevoli che quella spiaggia ci è sfuggita di mano (così è) senza capirne il motivo.
    Un vero poeta sa di non sapere: è da questa insipienza - che è saggezza - che sgorga il canto.
    Grazie per avercelo fatto ascoltare, Nazario.

    Sandro Angelucci

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  4. Caro Nazario, mi hai intenerito e commosso.. grazie!
    Un abbraccio forte, Gian Piero

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  5. Immensi questi versi sospesi tra malinconia e rimpianto..
    il gioco della vita che, alla luce dell' esperienza acquisita, diventa una cosa seria.
    Versi che rapiscono con tanta bellezza!

    Un caro saluto al grande Poeta
    Loredana D'Alfonso

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