giovedì 1 dicembre 2016

M. GRAZIA FERRARIS SU "DI UN BOSCO VERTICALE" DI M. DEI FERRARI


Maria Grazia Ferraris,
collaboratrice di Lèucade


“Di un BOSCO VERTICALE”: titolo emblematico che presuppone un itinerario- dall’alto tra “rami nomadi”e foglie al vento lungo i tronchi “gelosi” che nascondono i ricci dipinti di lumi occhieggianti, giù fino a spiragli di ingorda terra - e viceversa: vera “vertigine”, dentro l’intrico di colori, odori e rumori nelle viscere della materialità rassicurante, inaspettata e quotidiana di “scorze di polpe farine”.
Il fogliame a cupola, dai colori che sfumano, tra foglie che si distaccano volando; sotto, la boscaglia calpestata,  i frutti non raccolti  che diventano polpe farinose e vuoti involucri- le immagini realistiche ed  immaginose dipinte da Guttuso-, in cui  i verdi e i gialli terrosi sfumano cercando nuove  armonie e ardite sinestesie annuncianti, nel tripudio, vita e morte…
“…inombro... sgombro... frugo...”:  gli occhi attenti, acuti, frugano, cercano frutti che si offrono e si nascondono anarchici nella loro disposizione tra i rami.  I ricci gialli delle castagne giocano maliziosi in un bosco in autunno, percorso dai suoi amanti raccoglitori di frutti spontanei.
 Una Silvae vertigo che l’autore sa rendere con grande efficacia cromatica, ma anche con la sensibilità musicale di una caccia a cui l’uomo partecipa senza risparmio: mugolii, brontolii, incerto cercare incespicando, echi a varia frequenza e a vasta gamma…Varia come la vita.
Complessa l’architettura verbale tipica dell’autore, una tecnica versificatoria insolita e magistrale, tutta frammentata e singhiozzante, che rende originale un tema frequentato dagli amanti della bella musa…

 Maria Grazia Ferraris


DI UN BOSCO VERTICALE

Fogliami volano vento
specchiarsi
gialli ricci dipinti
di lumi castagne corone
a nomadi rami offrirsi
voci cespicano uggiolari
verdi silenzi inverdi sfumarsi
cinghiali d’echi
brontoli lontani
inombro... sgombro... frugo...
 d’occhiumi inerpo
per tronchi gelosi
di passi contesi
tremolarsi spiragli
da boscaglia calpesta
scorze di polpe farine
armoniosi semi
che silvae vertigo
vorticosa cattura

Marco dei Ferrari

4 commenti:

  1. Un duplice piacere questa pagina di Leucade!
    Il commento della straordinaria Ferraris, come sempre pregnante e ricco di intuizione, presenta la lirica di Marco dei Ferrari con vero trasporto, quasi una complicità con lo stile del Poeta colto nella profondità della sua essenza.
    Leggere Marco dei Ferrari è come rinnovare ogni volta la sorpresa di trovarsi di fronte ad una genialità. La sua poesia è pittura scultura emozione pura. Nasce da un input profondo in una persona che vive la vita in tutto in il suo significato. Cresce in un animo sensibile ad ogni fenomeno degno di attenzione. Si sviluppa in una mente aperta all'analisi critica così come al lirico stupore, alla rabbia come all'amore, al gioco come alla sofferenza. Alla fine i versi di Marco dei Ferrari, scrittore originale e estroso, al di fuori di ogni accademico schema, risultano sempre e solo Poesia.
    Edda Conte.

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  2. Gentile professoressa Ferraris la ringrazio vivamente per la sua acuta e coinvolgente analisi sul mio "bosco verticale". E' un piacere leggere le sue intense e profonde espressioni che meritano più di un plauso. Con i miei migliori saluti
    Marco dei Ferrari

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  3. Mi dispiace che per un disguido non abbia potuto estendere il mio ringraziamento per l'intelligente analisi di Edda Conte e me ne scuso con lei.

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  4. Sono passati ormai diversi anni da "Tracce di un grafomane" (2002),ma
    > Marco conserva ancora una vigorosita'di pensiero palpabile nelle
    > emozioni e nelle parole.
    > Parole che si fanno azione pittorica,che diventano
    > colore,profumo,suono...
    > Le sinestesie, le onomatopeiche ,sono sospensioni stemperate in
    > un'attesa.
    > Tutto e'palpabile come certi quadri materici ed entri dalla porta di un
    > incantamento che ti rapisce.
    > Moduli un vibrare come corda di un violoncello, profonda e affondata
    > affermazione graffiante di una parola a stampo.
    > Marco e'come un sigillo , e' un assoluto gestuale che si declina e
    > raffina,strada facendo,diventa filigrana per tracciare un "imprimatur"
    > con la grazia di un gioiello.
    > Annodare i misteri dell'arcano dai timbri del sottobosco, una ventata
    > celtica si fonde al profumo mediterraneo.
    > È un impulso continuo dentro ai solchi della memoria, l'irrorazione
    > di un fiume sapiente che scorre e disseta e,tra un sussurro e l'altro,il
    > mistero continua e ci avvolge nella seta del suo essere, nella sete di
    > ancora nuove emozioni.
    > Sandra Lucarelli

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