sabato 10 dicembre 2016

N. PARDINI LEGGE "L'ESTROSO FANCIULLO" DI F. CASUSCELLI


Francesco Casuscelli,
collaboratore di Lèucade

Franceso Casuscelli dedica una poesia al poeta Sbarbaro. E lo fa con un verso di euritmica musicalità pronto ad accogliere le emozioni  che  nascono dalla lettura del suo canto: "Ora leggendo i tuoi versi rivedo/ sulle rocce l’incanto dei fiori ocra”. Una poesia scaturita da un animo intriso di memorie e di cromie loquaci. Si ritorna spesso sui luoghi della nostra fanciullezza, e certe sfumature si godono con una diversa sensibilità. Sarà l’età che passa. Saranno le emozioni che crescono. Sarà che l’animo si fa più sensibile. Sarà perché facendosi poeti si può accogliere con più simbologia l’impatto coi fiori e coi loro profumi. Il fatto sta che certi luoghi e certe sfumature, ora, si contornano di immagini rimaste a riposare da tempo dentro di noi. Ed ecco Sbarbaro il poeta che illuminò il Nostro in altre primavere, e che in altre primavere non seppe penetrare a fondo nei meandri della sua giovane età; il poeta Sbarbaro assume un significato più ampio; un significato che si estende ad un memoriale che torna vivo e sapido di incoscienze, di frettolosi sguardi: la vista si accosta ai versi  con un approccio che va oltre. Come oltre andava quello del poeta amato: “Immerso, permeato dentro la natura/ sapeva cogliere con passione/ non solo i licheni ma tutto ciò/ che armonizzava con l’anima/ in quello sguardo verso l’azzurro/ del cielo”. Come quello di un poeta che sapeva cogliere da un filo d’erba la pluralità dell’universo: “vedeva oltre l’angusto mondo/ abile a perdere il cuore trepidante/ nell'accarezzare un filo d’erba”.

Nazario Pardini


L’estroso fanciullo
A Camillo Sbarbaro

                                   Un cieco mi par d’essere, seduto
                        sopra la sponda d’un immenso fiume.




Ora leggendo i tuoi versi rivedo
sulle rocce l’incanto dei fiori ocra,
quando piccolo guardavo rapito
i contorni ricamati dei licheni.
L’arida sterpaglia non offriva altro
nel freddo inverno, solo una siepe
di ginestra mi proteggeva dal vento.
Mi colse tardivo il fascino
per l’estroso fanciullo, intimo poeta
ahimè dimenticato, ma alto
dal tocco sensibile e contagioso
con una delicatissima emotività.
Un uomo alternativo resistente,
virtuoso nel suo essere assente
eppure espressivo nel suo cantare
l’emozione delle sue sciocche lacrime.
Viveva solitudini domestiche
un mondo minimo di sofferenza
amato come se non fosse famiglia
Immerso, permeato dentro la natura
sapeva cogliere con passione
non solo i licheni ma tutto ciò
che armonizzava con l’anima
in quello sguardo verso l’azzurro
del cielo, come quello del mare
vedeva oltre l’angusto mondo
abile a perdere il cuore trepidante
nell'accarezzare un filo d’erba


Francesco Casuscelli

1 commento:

  1. Un omaggio a Camillo Sbarbaro: grazie per il ricordo di questo poeta che sa riscoprire il valore delle cose semplici, dei profumi, della natura e riempirsi gli occhi e la mente di silenzi, una voce fuori dal coro degli intellettuali contemporanei che preferivano celebrare l’angoscia esistenziale, il nulla, la mancanza di senso nel vivere .Lui che crebbe rimanendo eternamente un "animo fanciullo" e che s'incantava alla vista di un fiore pur con la sua natura di botanico scrupoloso e che per passione faceva collezione di licheni...I licheni: l’ espressione di adattamento estremo della natura alle condizioni più proibitive.

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