Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
MARIA GRAZIA FERRARIS
In questa
commossa lirica di Maria Grazia
Ferraris, già il titolo - che di fatto è un sintagma di termini antònimi- riassume senza confondere i due tempi di
questo canto; anzi, a mio giudizio, li giustappone, li scandisce. Ma senza
compartimenti stagni perché il filo di una duale esperienza di vita li tiene
uniti e certo, in qualche modo, comunicanti, pur nella loro diversità. Qui sono
acutamente annunciati “incantati disincanti”, che situano nell’equilibrio
superiore dell’arte i due momenti, quello della fanciullezza con l’ascesa della
torre, il timore per l’inclinazione, le parole sagge e pacate del padre, la
suadente policromia, calda al cuore, dei
luoghi circostanti, le memorie storiche di quella che fu la grande Pisa di
commerci e di battaglie; e l’altro della raggiunta, disincantata maturità,
tuttavia attratta dai “ponti aerei sul
fiume lento” -della vita, verrebbe da aggiungere- che sono metafora di slanci
generosi e che, insieme a “le due sponde
congiunte e illuminate”, costituiscono l’unico aspetto positivo, ossia non
pessimistico, della seconda strofa, dove
s’impone la fretta di automi semiumani cui si contrappone l’immobilità
silenziosa della Leopolda, la lotta per la sopravvivenza di “uomini di pelle
scura” confinati in un presente incerto e quasi ai margini della vita, “che ancor si aggirano intorno ai nuovi porti / in
via vai incessante”. Nell’attuale condizione di mal sofferti immigrati, essi si
agitano alla ricerca di un futuro meno cupo e precario. In questa lirica di
ben contesti lacerti poetici Pisa, che a prima vista ampiamente la occupa, può essere considerata soprattutto come
occasione di un canto che prima si sviluppa in un contesto di stupefatta,
incantata armonia, poi si distende in una visione disincantata e mesta, in una
preoccupata riflessione, alla quale comunque è sottesa un’anima ferita e certamente
dolente: quella, delicata e memore, della nostra Maria Grazia Ferraris.
Pasquale Balestriere
Pisa :incantati disincanti. -
La
torre pendente mi catturò, bambina,
su,
con papà, temendo l’inclinazione…
-nessun
dubbio-nulla è perfettamente verticale
e il
baricentro permane tuo malgrado
se
solida è la pianta da cui vieni.
Poi
venne la piazza, la piccola Atene:
pizzi
marmorei, armonia di bianchi e neri,
di
contro al verde e all’azzurro luminoso,
incanto,
miracoloso stupore, matematica armonia.
Bandiere
strappate a turchi e saraceni
sacre
battaglie ?-tutto ha il suo rovescio-
elmi e
turbanti, mezzelune e croci,
in
scontro eterno di visi scuri e pallidi.
Sul
verde prato in pace scoprivo la fragile
solitudine
di un potente impero, il mare
il
porto protetto, il vico stretto,il fiume amico,
la
Spina, sull’Arno: arte di luce, mappa
celeste,
orologio solare: opposte facce
della
medesima urbana realtà.
Ora mi
attirano i ponti aerei sul fiume lento
le due
sponde congiunte e illuminate,
lo
specchio che riflette se stesso immobile,
i
turisti come eterni pellegrini, che non sanno
nel
chiasso vacuo pur sempre frettolosi…
e la
Leopolda asburgo-lorenese senza più
voci
di viaggio, uomini di pelle scura
che
ancor si aggirano intorno ai nuovi porti
in via
vai incessante: vivono il presente
incerta
unica e sola loro certezza.
Maria Grazia Ferraris
Veramente bella questa "PISA" di Maria Grazia Ferraris, che parte dalla memoria dell'infanzia e subito entra nel senso della vita -che non è mai semplice e scontata - perché "nulla è perfettamente verticale / e il baricentro permane tuo malgrado / se solida è la pianta da cui vieni". Passaggio immediato, come avviene per tutta la composizione, dalle cose alla vita dell'uomo. Anche la descrizione dei luoghi, del fiume, della piazza, ecc., non è mai fine a se stessa, ma è funzionale e mira a ricostruire la storia "della medesima urbana realtà".
RispondiEliminaPreziosa, poi, la nota introduttiva di Pasquale Balestriere che sembra veramente far vibrare l'arco con frecce precise e profonde tese sempre al vero obiettivo, senza fronzoli, senza perifrasi inutili, senza mai sbavature né formali né sostanziali. Il suo commento, come al solito, arricchisce il senso dei testi, che legge con lucida esegesi, nel suo stile inconfondibile. Certo sempre un commento puntuale, che chiarisce i versi "sensibili" della poesia di Maria Grazia Ferraris.
Complimenti sinceri ad entrambi.
Umberto Cerio
Sapida e valente introduzione, questa di Balestriere, al canto civile della Ferraris, vibrante di passione storica e di deludente constatazione dell'attualità. Due ere a confronto: quella delle "sacre battaglie" antiche, dove "tutto ha il suo rovescio" e "il baricentro permane tuo malgrado / se solida è la pianta da cui vieni"(eccellente rappresentazione dell'Armonia dei Contrari"), e quella della moderna omologazione, con "sponde congiunte e illuminate", con "ponti aerei sul fiume lento", che non affratellano realmente i popoli come potrebbe sembrare. Il morbido "velluto" di oggi contrapposto alla ruvida "canapa" di ieri. Acutamente Balestriere evidenzia i due tempi, "quello della fanciullezza con l'ascesa della torre, il timore per l'inclinazione, le parole sagge e pacate del padre, la suadente policromia, calda al cuore, dei luoghi circostanti, le memorie storiche di quella che fu la Pisa di commerci e di battaglie; e l'altro della raggiunta, disincantata maturità... dove s'impone la fretta di automi semiumani".
RispondiEliminaFranco Campegiani
"Incantati disincanti". Maria Grazia Ferraris mette a confronto in questa bella lirica due città: la Pisa 'dei bambini' e la Pisa 'dei migranti', ossia dei bambini derubati dello stupore (viene da dire).
RispondiEliminaDue strofe, dunque, contrapposte ma che fanno risaltare ciò che, in fondo, non muore mai. Se il presente è "incerta unica e sola...certezza" per quegli "uomini di pelle scura" e il passato è solido "come la pianta da cui vien(e)" la piccola Maria Grazia, il futuro non potrà mancare; anzi, comincia proprio da qui, da questa poesia.
Sandro Angelucci
Passato e presente di questa mia Pisa che amo e constato piacevolmente di non essere la sola. Maria Grazia in questa poesia esprime grande amore ed ammirazione, per una città che per la peculiarità della torre e per la bellezza dei suoi monumenti, ha acceso il suo stupore di bambina. Due strofe, due piani temporali differenti, il prima e il dopo. Cambiamenti nel bene e nel male.
RispondiEliminaGrazie Maria Grazia, questo bellissimo testo è veramente un grande omaggio alla mia città.
Serenella Menichetti.
Ringrazio veramente gli amici di Leucade: in primis Nazario che offre ospitalità generosa nel suo blog, indi P.Balestriere che ha presentato con sicurezza mirabile la mia poesia: lo sapevo esperto dal punto di vista metrico- formale, ma qui ha liberato magistralmente la sua anima poetica e la sua sensibilità empatica…, grazie a U. Cerio che sottolinea come il momento descrittivo trapassa in quello esistenziale meditativo della composizione, e ancora grazie a F. Campegiani che nell’individuare il “canto civile”della composizione mette a confronto la passione storico-artistica con la deludente disillusa attualità di due ere a confronto, ed ancora a S. Angelucci che nel rapporto infanzia- maturità scorge la chiave di lettura poetica. Ha intuito bene S. Menichetti il mio amore per Pisa, e sono lieta di averlo comunicato.
RispondiEliminaAnch'io devo qualche ringraziamento. A Maria Grazia Ferraris per aver generato un testo poetico molto più ricco del mio commento introduttivo che gli altri intervenuti hanno provveduto a integrare e quasi a completare, operazione -quest'ultima- pressoché impossibile trattandosi di esegesi di un testo poetico; a Nazario Pardini, che gentilmente mi ha offerta l'occasione di scrivere; a Franco Campegiani e a Umberto Cerio che hanno avuto parole di apprezzamento, che ricambio, per la mia noticina.
RispondiEliminaGrazie ancora
Pasquale Balestriere
Molto bello trovare qui quasi una gara di generosi e acuti commenti per la composizione poetica su Pisa di Maria Grazia Ferraris, che ancora una volta ci incanta con la sua eclettica bravura. Una lirica che noi Pisani apprezziamo molto ,al di là del suo valore letterario, in quanto è l'espressione di un amore nutrito di ricordi personali e allo stesso tempo storici, di una Pisa grande nel suo passato quanto generosa e ospitale nel presente.
RispondiEliminaUn grazie particolare a Nazario Pardini che raccoglie intorno a sé persone di tanto valore.
Edda Conte.