venerdì 9 dicembre 2016

SANDRO ANGELUCCI LEGGE: "L'ABETE" DI GABRIELE BELLUCCI

Sandro Angelucci,
collaboratore di Lèucade

E’ una poesia di Gabriele Bellucci (Firenze 1971 – Fiesole 1994): un ragazzo prematuramente scomparso nel tentativo di salvare dall’annegamento il suo amore.
A soli 16 anni scrisse questi versi augurando al mondo Buon Natale!
Sarebbe diventato (perché lo era) un grande poeta, e voglio associarmi al verso della sua chiusa – “non c’è mai neve abbastanza” – per il migliore auspicio che sento di estendere a tutti gli amici del blog.

Sandro Angelucci
     

    L’ABETE

    Ricordo,
non c’era neve quell’anno,
mai ce ne fu abbastanza
che coprisse prati di memorie,
ma quell’anno
il verde delle colline
si librava nell’aria,
attraverso il vetro della finestra
mi raggiungeva
beffardo di lusinghe.
L’abete, lucente di candele,
piangeva insieme a me
fiocchi di cielo.
Lo piantammo in giardino…
Ora che la sua cima s’inclina
sul tetto della casa,
indulgente accoglie nidi di passeri,
piccoli ragni tessono la tela
fra ramo e ramo.
Ora, dimessi gli addobbi,
è un distinto signore di mezza età
che conserva nel tronco
piccoli tratti fatti col carbone
a misura di altezza,
amabile conversa
con farfalle e lombrichi,
sembra non rammentare la tragedia
quando fu sradicato
dal bosco e dai compagni,
ma quando si avvicina l’Avvento
e il rosso dei tramonti
scolora nel fumo dei camini
a me soltanto,
che inginocchiato al suo fianco
scivolo la mia gota sul tronco
e ho braccia insufficienti a contenerlo
sussurra amaro – non c’è mai neve abbastanza–

3 commenti:

  1. Caro Sandro, ho letto con commozione i versi e la storia di Gabriele Bellucci. Sì, è un caro auspicio per tutti gli amici del blog.
    Paolo Bassani

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  2. Versi travolgenti per semplicità, amarezza e pacatezza del dire. Un verde "beffardo di lusinghe" accoglie l'abete che, "sradicato dal bosco e dai compagni", è stato trapiantato in giardino. Indulgente con passeri e ragni che popolano la sua vegetazione, egli presta i suoi rami agli addobbi natalizi, ma nel suo cuore profondo sogna ancora la neve ed è viva la tragedia che lo ha strappato dai monti. Un poeta, Bellucci, che con la potenza dell'umiltà, ci rammenta la comunione universale. Grazie, Sandro, per avercelo presentato.
    Franco Campegiani

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  3. Sono rimasta molto colpita dalla storia e dai versi di Gabriele Bellucci.
    La prima, tanto tragica quanto significativa della forza coraggiosa che solo i giovani ragazzi (alcuni ragazzi) riescono ad avere. Spinta istintiva, spinta coraggiosa, spinta generosa dettata da un altruismo che non conosce limiti perché mosso dall’amore puro e totale, dalla gratuità che caratterizza l’anima bianca e libera della giovinezza. Un bene così immenso da poter essere considerato sostanza più che risultato della volontà. Un bene costituzionalmente presente nella persona che viene prima della bontà. La stessa sostanza che ha formato il ragazzo-poeta, tanto sensibile da abbracciare l’abete pur “con braccia insufficienti” e con esso piangere “fiocchi di cielo”.
    Mi inchino al ragazzo, al poeta e ringrazio di cuore Sandro per avercelo fatto conoscere e per la splendida chiusa che ci consegna come auspicio.
    Sogniamo la neve, sì… ne abbiamo tutti un gran bisogno.

    Annalisa Rodeghiero

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