venerdì 1 luglio 2016

CLAUDIO VICARIO: "CALA IL SOLE"


Claudio Vicario

Cala il sole


Cala il sole che l’orizzonte infiora,
la sua brace s’estingue all’orizzonte
come il tizzone ardente in fondo al mare
che frigge, e poi riemerge, e un acre odore
si spande intorno alla balia del vento,
e un nero fumo su per l’aere sale
qual volto di un sudario senza Cristo.












Non è poco, se il poco ha un altro segno,
se il destino mi spinge in altro lido
ove il corpo s’evolve in quieta vita
oltre quel muro che non sempre cela
l’atroce vista all’anima smarrita.

E’ quanto ormai mi resta delle genti
della mia terra, ora che il freddo gelo
e non il fuoco porta alla memoria
il natio suolo che non ho più visto.

2 commenti:

  1. Ho letto questa lirica bellissima, ascoltando echi di Quasimodo. La cifra è senz'altro più sanguigna, forse più pessimista, ma Claudio Vicario, da ottimo funambolo delle parole, sa inanellare i ricordi e le considerazioni con arte ineccepibile. Egli ricorre al metro classico, stile che asseconda il tormentoso, magnifico andamento dell'Opera. L'Autore adotta un verso, nel corso delle sue considerazioni liriche, che trafigge l'anima; "qual volto di un sudario senza Cristo". Il passato, ridotto 'al nero fumo che sale per l'aria', prende le sembianze di un sudario privato del volto di Gesù... Altissimo l'afflato di Vicario, teso come corda, che ci stringe tutti in una morsa... la morsa del tempo dei bilanci e dell'inevitabile paura. Sono rimasta molto colpita dal componimento, dal caleidoscopio di immagini, dalla tecnica che nulla toglie all'ispirazione e dalla capacità di condivisione, di rendere intimisti e mai intimi i versi. Mi complimento con tutto il cuore!
    Maria Rizzi

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  2. Ringrazio Maria Rizzi per la sua bellissima recensione.

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