domenica 3 luglio 2016

SANDRO ANGELUCCI SU UNA POESIA DI SERGEJ A. ESENIN


Sandro Angelucci, collaboratore di Lèucade

Dopo quest’ultimo, recentissimo attentato in Bangladesh, e rileggendo un poeta a me molto caro, vorrei proporre – ringraziando fin d’ora Nazario se vorrà pubblicarla – la lirica che Sergej A. Esenin scrisse, nel lontano 1924, dedicando la stessa ad una giovane donna medio-orientale. Il testo fa parte di un mannello di poesie che il Russo raccolse sotto il nome di Motivi Persiani, ed è tratto da Poesie e Poemetti, a cura di Eridano Bazzarelli, edito (con testo originale a fronte) da Rizzoli nell’aprile del 2011.
Spero che la sua lettura – alla luce di quanto sta oggi accadendo – susciti in chi, sullo scoglio di Leucade trova terreno fertile e acque trasparenti, sempre vive e costruttive riflessioni.
Espongo brevissimamente la mia opinione rifacendomi ad una strofa-chiave – la quinta –, dove viene inequivocabilmente indicata la “regola”, l’unica che davvero può opporsi al dilagare della follia. Una regola cosmica, dettata – non imposta da interessi ideologici e strumentali – dall’amore di una madre, la madre di sempre, la natura.

                                                                                Sandro Angelucci


  
Luce serale del paese dello zafferano,
Quiete le rose corrono nei campi.
Cantami una canzone, amata mia,
Quella che cantava, ‘Omar Khayyàm.
Quiete le rose corrono nei campi.

Shiraz è illuminata dalla luce della luna,
Vortica lo sciame delle farfalle stelle.
Non mi va che i persiani
Tengano donne e ragazze sotto il ciadòr.
Shiraz è illuminata dalla luce della luna.

O forse stremate per il caldo,
Hanno ricoperto il rame del corpo?
O, perché le si ami di più,
Non vogliono che gli si bruci il volto,
E hanno ricoperto il rame del corpo?
                                                                                     (segue)
Mia cara, non amare il ciadòr,
Impara questa regola breve,
Perché è così breve la nostra vita,
E poca felicità ci è dato di godere.
Impara questa regola breve.

Persino ciò che è brutto nel destino
Lo illumina una sua grazia.
Per questo il tuo bel volto
È peccato nasconderlo al mondo,
Visto che te l’ha dato la natura-madre.

Quiete le rose corrono nei campi.
Il cuore sogna un altro paese.
Proprio io ti canterò, mia amata,
Quello che il tuo Khayyàm non ti ha mai cantato…
Quiete le rose corrono nei campi.


Sergej A. Esenin







5 commenti:

  1. Non può essere che questa l’unica “regola” e Sandro Angelucci sapientemente l’ha colta in questi splendidi versi di Esenin, “ l’unica che davvero può opporsi al dilagare della follia. Una regola cosmica” dettata dall’amore della natura. E chi può saperla apprezzare meglio dei poeti che da sempre alla natura volgono lo sguardo per attingerne amore fino a farlo diventare respiro vitale? Chi meglio dei poeti può cantare e diffondere nell’Universo intero il profumo che solo l’amore per la vita ha in sé, l’unico che possa coprire l’odore dell’odio e quello del sangue di corpi straziati dalle lame affilate del potere?
    Grazie Sandro per questo raggio di luce che illumina il cielo di questi giorni, scuro d’impotenza.
    C’è chi si sta affrettando ad imparare i versi del Corano quando l’unica preghiera da recitare è quella della vita. A noi resta almeno questa possibilità, continuare a cantare fino a coprire le urla dell’innocenza, fino a zittire la voce assassina dei “potenti”.

    "Proprio io ti canterò, mia amata,

    Quello che il tuo Khayyàm non ti ha mai cantato…

    Quiete le rose corrono nei campi."

    Annalisa Rodeghiero








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  2. Grazie, carissimo Sandro, per questo tuo contributo prezioso. "Persino ciò che è brutto nel destino / Lo illumina una sua grazia. / Per questo il tuo bel volto / E' peccato nasconderlo al mondo". Esenin, poeta della natura disperato, consapevole dell'inanità di ogni sforzo per tenere desta l'innocenza, in questi versi struggenti canta la legge della Vita, la "religio" che viene dal sacro primordiale, censurata dai perversi moralismi degli uomini (ma anche strumentalizzata da rabbiose e viziose dottrine di libertà). Adamo ed Eva, nell'Eden, vivevano con innocenza la loro nudità. A Oriente come a Occidente, per ragioni diametralmente opposte, la religione della Natura è stata sopraffatta da culture a dir poco irriguardose delle cosmiche armonie. A soffrirne non è soltanto l'eterno femminino, offeso nella sua ineffabile grazia, ma anche l'archetipo mascolino, a quello legato in maniere indissolubili.
    Franco campegiani

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  3. Bello questo richiamo al grande saggio Omar Khayyàm che sapeva cantare la brevità della vita,la saggezza e amare con profondità l’amore con le sue contraddizioni e tribolazioni:
    “In chiesa, in sinagoga, alla moschea,/Al convento, si teme dell'inferno
    E vuolsi il paradiso. Oh! chi scïenza/Ha di Dio de' secreti, entro al suo core
    Giammai non seminò questa semenza!”
    E significativo l’invito di Esenin, tra gli intellettuali del tempo- Blok, Gumilev, Chodasevic, Mandel’stam….- il solo che per famiglia ed origini avesse assimilato le usanze,i costumi,le tribolazioni del popolo russo,legato indissolubilmente alla rassegnazione e all’adorazione religiosa, a cantare l’amore e la natura, l’unica regola che pone argine alla follia: la regola cosmica.
    “ Io tento di intrecciarmi fra i capelli/I fili della quiete celeste.
    Voglio essere severo e tranquillo./ Studiare il silenzio delle lontananze di una stella.”

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  4. In questi tempi malati di ideologie egoistiche, le notizie degli attentati terroristici vengono commentate con frasi che anziché spegnere i focolai dell'odio tendono invece ad alimentarlo. Ed ecco che, al terrorismo si risponde con i muri, le discriminazioni, l'emarginazione e lo sfruttamento. Esiste invece una società fatta di uomini che amano e cercano nella poesia e nelle altre molteplici forme dell'arte le risposte per il dialogo. Qui Sandro Angelucci con la sua profonda sensibilità, con la quale ci contagia spesso da questo "scoglio privilegiato", propone un nuovo punto d'osservazione. Infatti, la poesia di Esenin qui presentata, ci offre una riflessione profonda, in particolare nei versi
    ...Persino ciò che è brutto nel destino
    Lo illumina una sua grazia...
    Sono versi che non ho la forza o l'ardire di commentare, ma mi pulsano dentro con armonia.
    Mi richiamano alla mente altri versi di Khayyàm
    Non posso nascondere il Sole con un pugno di Polvere
    Non posso svelare i misteri del segreto destino
    Dal mare della Meditazione la Sapienza m'ha tratto una Perla...
    E sono proprio la conoscenza e la sapienza che ci aiuteranno a contrastare il Male.

    Grazie Sandro per questa Perla che ci hai donato

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  5. Desidero ringraziare sentitamente le amiche e gli amici intervenuti, che hanno voluto - con i loro graditissimi e profondi commenti - lasciare un segno della loro sensibilità
    nei confronti di un problema così tragico per l'umanità intera e così triste per chi vorrebbe un mondo governato dal canto - doloroso ma catartico - della poesia.
    Grazie ancora, e di cuore, a tutti.

    Sandro Angelucci

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