giovedì 21 aprile 2022

MARISA COSSU: "SINTOMI POETICI"


 

GUIDO MIANO EDITORE

NOVITÀ EDITORIALE 

È uscito il libro di poesie:

SINTOMI POETICI di MARISA COSSU

con prefazione di Nazario Pardini


Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Sintomi poetici” di Marisa Cossu, con prefazione di Nazario Pardini, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2022.


Vento marino 

Va dove vuole il vento e non dimora

che in lati spazi aperti a sciolte briglie,

talvolta in bianche valve conchiglie

da cui la voce antica lieve affiora.

 

Di canzoni e lamenti suona ancora

l’eco delle sommerse meraviglie

di alberate triremi e di flottiglie

perse per sempre in fondo ad una gora;

 

ma l’onda, con la voce sua sonora,

tutto ricopre anche le ritte chiglie

e la sirena che adorna la prora.

 

Esala il mare un sogno che svapora

e a sé traduce quelle meraviglie

nel roseo cielo di una nuova aurora.

 

Iniziare la mia esegesi sulla poetica di Marisa Cossu partendo dalla poesia incipitaria significa andare fin da subito nel cuore della sua poesia. Del suo canto, antico e moderno. Antico perché ripercorre le orme dei padri, moderno perché scopre gli input, i più intimi segreti, le problematiche più attuali del mondo umano. La poetessa apre la sua silloge con un sonetto di perfetta armonia petrarchesca. Il percorso di questo poema si snoda su un andare armonico e vitale, eufonico e intimo, sensibile e umano.

Molti i temi toccati e tutti riportano alla vita, ai suoi marchingegni misteriosi: il sentimento, la passione, il memoriale, la rievocazione di tempi e luoghi dove l’io viveva arie di primavera, luce di soli abbaglianti e dove l’amore e il sogno alimentavano l’esistere. Tutto scorre liscio, franco, personale, e tutto è il ritratto di un’anima che posa su un vassoio d’argento la sua entità spirituale.

È raro incontrare una poetessa che sa fare della vita un’opera d’arte e Marisa ci riesce affidandosi alla sua esperienza scritturale fatta di sinestesie e metafore, di iperboli che dànno luce all’insieme. Si tratta di un viaggio per mari infiniti, pieni di trabucchi e di scogli, dove è facile perdersi fra i pelaghi insaziabili. Ma la Nostra non si smarrisce, riprende la rotta anche dopo aver sbattuto la barca; si affida ad una tavola scampata al naufragio e si dirige verso la sua isola di pace e di armonie. È là che trova la sua destinazione, là dove i sintomi poetici l’attendono pronti a reificare le sue malinconie, i suoi patemi, e le sue allegrie.

La Cossu è alla continua ricerca di verbi e strutture ritmiche di raro valore sintagmatico. La parola si ampia o si restringe per seguire le emozioni di cui il testo è zeppo. Il sintagma, lo stilema, il complesso gioco morfosintattico sono lì a disposizione per concretizzare le varie fasi del dettato poetico. La varietà degli scritti della silloge ci danno la contezza del valore della poetessa che trova nei suoi plurali componimenti il sistema di farsi conoscere, di far conoscere la sua sapientia culturale e il suo magmatico mondo versificatorio. Dacché i vari testi della silloge, sono pronti a significare la grandezza di un’autrice polimorfica e plurale, la sua immensa capacità di incastonare verbi e sintagmi in versi di iconica valenza.

Sbizzarrirsi nelle diverse forme poetiche non è da tutti, (rondò, sonetti caudati, sonetti elisabettiani, acrostici…) ma la poetessa con la sua chalance prosegue nel suo cammino dando spazio significante alle esplosioni del suo intelletto, sia che si tratti di un autunno melanconico e velato:

 

L’autunno

 

Vedi, l’uggioso Autunno si alimenta

nell’aria sonnolenta

di voci e d’ombre sperse e soffocate.

È pausa della vita che rallenta

nella stagione spenta

tra foglie morte ed armonie velate.

 

Cade l’oro del giorno in una lenta

malinconia che inventa

nebbiosi abbrivi e musiche stonate;

vedi mutare l’ora quasi stenta,

la pioggia si lamenta

con voce roca per strade bagnate.

 

E triste appare, dove già ricama

d’ombra la grigia trama

di una fuga di sole, il cielo immoto,

un disegno remoto,

una voce dall’alto che ci chiama.

 

È il volo degli stormi, unico moto,

sospiro dentro il vuoto,

presagio dell’inverno che proclama

nell’esistenza grama

la prigionia dell’uomo e dell’ignoto.

 

 

sia che si azzardi a descrivere con dovizia di particolari la forma della pietra:

 

La pietra

 

Non può la pietra sciogliersi

avere forma d’acqua, quando penetra

 

nell’ima terra e provvida

disseta semi ed erba, e vita genera.

 

La pietra è un corpo ruvido:

un cuore inaridito, sempre immobile,

 

accovacciato e misero

rimpiange il limo nero, da cui origina

 

un filo verde timido

di una speranza, forse, che lo illumini.

 

 

o la sfuggevole voce dell’acqua:

 

Acqua

 

Quel getto che zampilla dalla roccia

l’acqua sorgiva che costante sversa

dalla gravina un rivo, da cui sboccia

l’antica voce incatenata e spersa,

 

corre veloce dove lignea broccia

lo stringe con la forza più perversa.

Grande fatica unire goccia a goccia

l’acqua che rugge e che riemerge tersa.

 

Rivolo stanco e memore del viaggio,

rassomiglia alla stanza della vita:

sotto la terra dura perde il sole,

 

ma continua la corsa dove vuole

e cerca uno spiraglio, una ferita,

che lo conduca a un provvido passaggio.

 

 

sia che si tratti dell’acqua che tanto rassomiglia alla stanza della vita nel suo cammino in uno spiraglio che la conduce a un provvido passaggio.

Ricco l’uso del vocabolario, ricchi gli intarsi di parole e suoni, di visioni e bucoliche immersioni, dove ogni termine trova la sua portata iconica e visiva. Tutto si fa significante e audace, tutto è importante e necessario in questo poema di grande portata epigrammatica. È qui che l’anima della Marisa Cossu si disperde, lo fa nei marchingegni costruttivi dove trova casa, una casa accogliente che dà ospitalità ad un ingegno esuberante.

Ma è forse nella poesia di chiusura che la poetessa trova i palpiti lirici più immediati per abbracciare l’animo di chi legge. Poesia dove con riferimenti biografici esprime quella solitudine che condanna ogni poeta:

 

La porta

 

Forse verrà di notte al capezzale

la tua sempre fuggevole presenza,

come solevi quando ero bambina

e la luce spegnevi scomparendo

dietro la porta scura della stanza.

Finalmente mi prenderai la mano

protesa a te nel tremito nascente

dalla mia stanza vuota, dal dolore

bruciante dell’addio

che chiuderà la porta.

E non avrò potuto, come allora,

dirti che t’amo e che mi sento sola.

 

Una silloge complessa e armonica, plurale e polisemica, dove ogni parola ha un senso, ogni verso ha un suo connotato e dove la parola giusta nel verso giusto fanno di questo elaborato un insieme di forme poetiche in cui l’anima trova il suo posto.

Nazario Pardini

 

 

 

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Marisa Cossu, insegnante psico-pedagogista, di origini sarde, vive a Taranto e si occupa di saggistica, critica letteraria e, in particolare, di poesia. È appassionata di studi filosofici letterari ed ha sviluppato la propria scrittura a partire da documenti destinati ai corsi di formazione e aggiornamento dei docenti, attivati dall’Università di Bari, in qualità di relatrice e animatrice dei gruppi. Ha pubblicato vari libri di poesia e di saggistica: La vita bella (2014), La carezza delle parole (2016), Attraverso pareti di pietra (2016), Trasparenti pareti (2017), Di ombra e di luce (2018), Saggi brevi (2019), Innesti (2020), Chiarori e notturni (2021), Enigma (2021).

 

 

Marisa Cossu, Sintomi poetici, prefazione di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 92, isbn 978-88-31497-84-8, mianoposta@gmail.com.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5 commenti:

  1. Ringrazio vivamente l'Editore Guido Miano per l'accurata editazione del mio nuovo libro "Sintomi poetici" e per il costante interesse dedicato ad ogni fase del percorso di pubblicazione. Di cuore ringrazio il Prof. Nazario Pardini per la bellissima prefazione di cui ha voluto onorarmi ancora una volta. La nascita di questo libro, creatura a me cara e preziosa, ha ricevuto le migliori e prestigiose attenzioni ed è pronta a prendere il volo dalla nostra Lèucade tra coloro che vorranno soffermarsi nella lettura. Mi auguro di poter giungere fino a loro con i "sintomi" della mia poesia.
    Marisa Cossu

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  2. Splendida e altamente lirica l'esegesi di Nazario per l'ultima Opera della carissima Marisa della quale conosco bene l'indiscusso valore. Mi ha colpito l'allegoria con lo scafo: "Si tratta di un viaggio per mari infiniti, pieni di trabucchi e di scogli, dove è facile perdersi fra i pelaghi insaziabili. Ma la Nostra non si smarrisce, riprende la rotta anche dopo aver sbattuto la barca; si affida ad una tavola scampata al naufragio e si dirige verso la sua isola di pace e di armonie." Ovviamente il Vate si sofferma sullo stile dell'Autrice, che tocca vette altissime. Marisa sa 'sbizzarrirsi in varie forme poetiche' e sa "incastonare verbi e sintagmi in versi di iconica valenza." Inevitabile ricorrere alle espressioni del recensore nel commentare un simile gioiello. Le liriche postate sono esempi eccellenti delle capacità della Poetessa, che nonostante le conoscenze tecniche, è sempre ispirata e si affida ai sentimenti trascinando noi lettori in spirali senza fine. Ringrazio Nazario e Marisa per questa straordinaria pagina d'Arte assoluta e li abbraccio forte entrambi.

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  3. Non faccio poesia in rima e/o in metrica, ma quando ne leggo di alcuni autori all'nterno di Leucade istintivamente mi lascio trasportare dalla bellezza e musicalità del verso. E questo mi è accaduto nel leggere le poesia sopra; conoscevo di Marisa, per fama, la sua bravura, ma ora l'ho toccata con mano. Marisa nel suo versificare rispecchia in toto la Sua pacatezza, mitezza, donna di copiosa cultura e profonda sensibilità poetica e caratteriale. Quanta positiva invidia ho dell'autrice! Pasqualino Cinnirella

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  4. Carissima Maria,
    ti ringrazio per il gentile e generoso commento alla mia opera tanto magistralamente curata dal Prof. Pardini. La tua amicizia mi rallegra e mi onora. Fa bene all'anima, in questi tempi bui, sentirsi benvoluti, circondati da persone così stimate. Ti abbraccio con affetto
    Marisa Cossu

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