domenica 10 agosto 2014

F. CAMPEGIANI SU: "R. MESTRONE: ARTE, SVILUPPO E PROGRESSO"


Franco Campegiani collaboratore di Lèucade

RIFERIMENTO A: ROBERTO MESTRONE: 
SU AGOSTO




Ringrazio Roberto Mestrone per l'opportunità che mi offre, come la offre a tutti i lettori di questo insostituibile Blog, di riflettere su argomenti di così ampia portata. Egli parte dalla stimolante distinzione pasoliniana fra Progresso e Sviluppo, che in realtà sarebbe più facilmente comprensibile includendo nell'idea di Progresso quella di Umanesimo e di Spiritualità. Al di fuori di ciò, il Progresso resterebbe infatti nell'orbita di quel materialismo cui lo stesso Pasolini in fondo si oppose, denunciando l'omologazione del proletariato con la borghesia industriale e con i modelli del consumismo. Condivido pertanto l'idea centrale di questo denso e stimolante trattato, che mi sembra essere quella di una strenua difesa dei valori spirituali contro il materialismo imperante nella nostra civiltà. Mi permetto soltanto di osservare, pur nella condivisione dell'assunto: 1) che i valori dello spirito affiorano, per contrasto, proprio nei periodi di maggiore negazione della spiritualità. Possiamo forse misconoscere che gli illuminati Medici dell'Umanesimo furono per altri versi dei politici sanguinari dediti ai più loschi affari? Non quando si separano, ma quando si uniscono, il Bene ed il Male fanno germogliare i frutti di favolose civiltà. 2) Anche nei tempi attuali questo è possibile, nonostante il trionfo apparente dell'aridità tecnologica e della brutalità. Riscoprire i valori del profondo non deve significare opporsi alla superficialità, ma arricchirla di ciò che le manca: l'interiorità (e questo è un lavoro da affidare ai singoli, molto più che alle comunità). 3) Non si deve confondere il patrimonio culturale con la spiritualità. Se consideriamo l'opera d'arte un prodotto, in cosa si distingue dagli altri prodotti commerciali? Diventando prodotto, l'arte si inserisce inevitabilmente nella categoria dell'"utilità". La sua "inutilità" sta nel percorso creativo che l'ha generata (e che può generare anche nel suo fruitore), percorso che prescinde totalmente dalle leggi di mercato. Va da sé che stiamo parlando di "spirito", di quella facoltà dell'uomo che è realmente "inutile", ma da cui dipende l'intero dominio della storia, della cultura, dell'economia e dell'"utilità". Per questo ha ragione Vattimo, commentando Heidegger, laddove dice che "l'arte non esprime o rispecchia un'epoca, ma la plasma". 

                                     Franco Campegiani



Nessun commento:

Posta un commento