venerdì 1 agosto 2014

MARIA RIZZI SU: "A FORZA DI SFOGLIARE", DI ROBERTO DE LUCA

Maria Rizzi

Roberto De Luca ci traghetta nelle sue novelle dai connotati intriganti tramite una frase


di Bukowski, uno dei suoi Scrittori prediletti, che lascia intendere un viaggio attraverso zone oscure dell’esistenza. E fa supporre, al tempo stesso, una sorta di ‘fuga’ del nostro Autore, nella quale intende coinvolgere i lettori.
Seguo Roberto dai suoi esordi e con il verbo ‘seguire’ intendo, ovviamente, che sono stata una delle prime persone che ha avuto accesso al suo segreto rapporto con la letteratura. Rapporto nascosto, seppur coltivato da moltissimi anni, che tale sarebbe forse rimasto, per due motivi: in primis perché il nostro Autore rappresenta l’esempio dell’Artista puro, che scrive per se stesso; in secondo luogo per una chiusura caratteriale, che ho scoperto nel tempo che non s’identificava con la timidezza o con la mancanza di autostima, ma con una sorta di gelosia del proprio mondo interiore, forse anche di pudore…
Roberto, infatti, nei racconti – ed è riduttivo definirli così, in quanto ognuna di essi contiene in sé il seme, la potenza espressiva e l’estensione del componimento di ampio respiro -, si è sempre svuotato, rivelando l’altro se stesso, complesso, come raramente gli uomini sanno essere, anticonformista, teso alla trasgressione, intesa nell’accezione latina, trans – oltre e gradi – camminare, quindi ‘camminare oltre’, andare oltre i limiti. 
Le sue Opere rappresentano luoghi nei quali si respira un senso di intimo, di ancestrale, di sanguigno. Il termine ‘intimo’ non sta a negare l’universalità degli scritti del nostro Autore. Egli si racconta o narra di altri individui, che portano in sé i suoi aspetti, come avviene spesso in letteratura, ma arriva a ogni lettore con forza, spesso addirittura con imperiosità. 

                                                            Maria Rizzi 

2 commenti:

  1. Avevo già letto e presentato i dieci racconti di Roberto De Luca proposti da UniversItalia sotto il titolo "A furia di sfogliare", e le acute considerazioni di Maria Rizzi mi spingono a tornare sull'argomento. E' a mio parere un odisseico amore per l’avventura a muovere la penna dello scrittore: il desiderio proprio dell'uomo di porsi in gioco, di mettersi alla prova caricandosi di una fede incrollabile nelle proprie risorse intime, nel proprio sogno o mito, nella poesia che vuole immergersi nelle cose senza farsene imprigionare. E' uccel di bosco, la poesia. E' dovunque e da nessuna parte, nella vita e fuori della vita. C'é e non c'è, appare e scompare. Non la si imprigiona in formule e nessuna gabbia può contenerla. Lei può soltanto balenare. I protagonisti (imbianchini macellai, artigiani, lavoratori autonomi), sono persone che coltivano questo fuoco interiore. Amano l’indipendenza e il diretto impegno nella vita. Non credono nelle favole, ma hanno assoluto bisogno di credere in se stessi al di là di ogni ragionevole aspettativa, pur nella consapevolezza dei limiti e degli errori umani, intorno ai quali l’autore sviluppa sottili ironie. Gli uomini risultano come sospesi e misteriosamente in bilico tra il bene ed il male, seppure nel piano pratico infrangono tale equilibrio con diabolica follia. Tuttavia ciò che sta a cuore a De Luca sono quei fili misteriosi che stanno dietro e dentro la vita, guidandola sempre e comunque verso soluzioni provvidenziali.
    Franco Campegiani

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  2. Grazie ad entrambi per questi commenti tesi a valorizzare 'A furia di sfogliare' . In effetti quello che cerco nella scrittura (credo) è cercare di far uscire allo scoperto la 'voglia di vita' che è in ognuno di noi, al di là delle costrizioni entro le quali il mondo di oggi (ma probabilmente anche quello del passato) ci racchiude cercando di soffocarci. Lo faccio attraverso l'azione dei personaggi, senza spiegare troppe cose e lasciando al lettore l'onere di interpretarne il seguito, o i motivi per cui il protagonista ha agito o agisce in quel modo. A volte, più semplicemente, mi piace soffermarmi sugli stati d'animo creati da certe situazioni, o condizionati dall'epoca in cui si vive o si è vissuto ( spesso senza che il protagonista stesso ne abbia coscienza...).
    Ma grazie a voi, anche ad Angiolina Bosco e Claudio Fiorentini, che su questo stesso blog hanno pubblicato le loro recenzioni sul libro; a tutti per avermi fatto scoprire ogni volta degli aspetti che io stesso ignoravo.. Roberto De Luca

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