domenica 10 agosto 2014

U. VICARETTI SU "INEDITI" DI G. CASO


Umberto Vicaretti collaboratore di Lèucade



RIFERIMENTO A "INEDITI" 
DI GIOVANNI CASO SU AGOSTO

di Umberto Vicaretti

Si potrebbe configurare il reato di sequestro di persona nei confronti di Giovanni Caso, stante il totale coinvolgimento emotivo e sentimentale di fronte a questi versi. Come le acque del fiume scorrono verso il mare, a un tempo fine del viaggio e ciclica, perenne ricongiunzione degli elementi naturali, così le visionarie parole di Giovanni Caso ci conducono verso una meta che è, insieme, paura dell’ignoto e desiderio di assoluto. Ma anche qui assistiamo alla ricomposizione degli elementi naturali (“Polvere e luce siamo”) e alla ricorrente riscoperta delle umane fragilità, però sostenute dalla fede (speranza?) in una sempiterna rinascenza fisica e spirituale, una sorta di salvifica ‘renovatio humanitatis’: “Nel ciclo inarrestabile dei giorni / tutto declina e tutto si rinnova, / fiume inesausto al ramo della foce ./ Forse la morte è solo un’illusione / e cerca anch’essa vita, nel tepore / d’un vento estivo”. Oltre che quella di tanti grandi della letteratura, si avverte, nei versi di Giovanni Caso, l’eco felice del panteismo spinoziano: la fede nella inesausta vitalità degli elementi naturali, però illuminata e nobilitata dalla forza rigeneratrice e prodigiosa della poesia e della parola, qui sommessamente e quasi religiosamente evocata: “ Ti ringrazio se ancora mi accompagni, / parola che mi sfiori e cerchi il foglio”.

                                                                        Umberto Vicaretti

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