mercoledì 13 agosto 2014

N. PARDINI SU "...E TU SORRIDEVI" DI PATRIZIA STEFANELLI


Una poesia forte, audace, dove spicca un’ossimorica dualità fra un testo che piacevolmente scorre su un’ermeneutica musicalità endecasillaba ed “Una vita di stupri alla mia anima/di ragione mancata alla violenza,/ morte che ogni giorno mi donavi.”. Un articolato linguistico di sostanza e potenzialità creativa. Un sentire di grande levatura lirica in un’arrampicata verbale, dove il lessico è teso all’abbraccio di abbrivi di universale portata che dal finito azzardano sguardi oltre il caduco. Oltre una realtà triste e vorace che alimenta il senso della precarietà del vivere “siamo ricordi/ un flash – back/ che non perdona e strazia/ le forme di un’umanità perduta.” Un gioco di andate e ritorni in un memoriale espresso con grande potenza emotiva: quello di un padre che muore ma che vivo rimane in un’anima che chiama. In un’anima che invoca, desidera, vorrebbe, ma che soffre contando  “i minuti/ del  tuo patire,/ padre.”. Si chiede aiuto alla Natura nell’explicit  per concretizzare in pioggia, vento, primavera e sole un sentimento che si va quietando in voci che restano sospese. Un’ascesa verso la luce (Nazario Pardini, 13/08/2014). 


...e tu sorridevi

Ti ho visto morire ed eri salvo.
Con la coscienza che mi resta, senza
retorica ti dico
adesso, che non senti, o forse puoi.

Una vita di stupri alla mia anima
di ragione mancata alla violenza,
morte che ogni giorno mi donavi.

E tu...
tu, sorridevi
come  angelo caduto
e io...
ti ho visto morire.
La mia mano ho poggiato sul tuo petto
e ho raccolto l’ultimo respiro
mentre con gli occhi vuoti mi guardavi
e mi chiedevi : “quando?”
Quando? Ora, qui, tra queste ciglia noi
siamo ricordi
un flash - back
che non perdona e strazia
le forme di un’umanità perduta.

Grembiule largo e  ginocchia sbucciate
capelli corti e tanta fantasia
per una bambola distrutta, un gioco.

Ti ho visto morire ed eri salvo
in me, che ho contato sai, i minuti
del  tuo patire,
padre.

Lontano, voci  restano sospese
come la pioggia al vento a primavera
che va leggera a migrare nel sole (Patrizia Stefanelli).




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