domenica 24 agosto 2014

UMBERTO MESSIA SU "IN VIAGGIO"DI SONIA GIOVANNETTI




In viaggio

Sei stato vicino a me poeta
quando ne avevo più bisogno
Mi hai riscaldato e accarezzato
quando tremavo.
Tu eri negli orizzonti
nelle sere e nelle notti
che bussavano ai vetri
col grande vento.
Eri nel mio silenzio
nel tacere delle ore deserte
nel mio cercare intenso ai litorali tesi
nelle mattine d’argento.
È giunto il momento, poeta,
di venire io da te.
Sarà gioia il mio viaggio
e palpitante il cuore.
S’apriranno le strade
come ventagli di cielo
se mi accompagnerai ancora
nel viaggio della poesia.

Sonia Giovannetti
(Ho detto alla luna – Aletti)


Cara Sonia, ho deciso di pubblicare sul blog quanto ti avevo già scritto in forma privata: mi sembra doveroso nei tuoi confronti e di Claudio Fiorentini. Certo il commento di Franco Campegiani rende superfluo il mio tanto è profondo e dotto. Nei tuoi versi è tangibile uno slancio, una tensione, una ricerca di un altro da sé, come se il proprio corpo e la propria mente, il proprio cervello biologico e la propria coscienza, fatta non solo di bruta chimica ma di emozione e passione e ricerca, desiderassero divorziare e prendere ciascuno la propria via, quella del limite, del finito, del corporeo da una parte e quella dell'infinito, del viandante, dello slegamento dall'altra. Eppure sai che queste due facce non sanno né possono né vogliono recidersi, perché hanno una fusione ombelicale, sono necessarie l'una all'altra, si nutrono l'una dell'altra in una comunicazione osmotica perenne che poi dà luogo alla tua poesia.
Non potresti scrivere e non potresti scrivere quello che scrivi se tu non abitassi contemporaneamente due case:


 "...non mi piace l'aria nebbiosa..." perché nasconde "...gli inganni del vivere..." 

"...amo l'aria tersa..." perché ti consente "...di guardare le piccole cose finite e l'infinito dello spazio..."

"...il sentiero che ho davanti promette di essere questo infinito ritorno, là dove tutto è cominciato..."

vorresti "...lanciare la parola..." per "...far raggiungere l'ascolto..." e "...spezzare il silenzio..."


 In questi versi leggo la dualità del vivere e dell'essere, che poco si amano eppure sono legati, che non si parlano eppure si ascoltano, che sembrano fermi eppure viaggiano assieme. 
Dove questa dualità si sublima è però in Itaca :

"...metà del mio spirito si inclina sulle onde per partire, metà si ritrae per restare. In mezzo il mio Io che non sa scegliere..."
Davvero Itaca è il tuo "...sogno certo...", il tuo amnios, il tuo equilibrio instabile che genera la tua poesia e la rende adulta/alta.
I tuoi versi mi hanno rievocato una mia poesia(?) scritta circa un anno fà e l'ho trovata forse adatta a sintetizzare il mio commento e i tuoi lavori:


non è eterno l'amore,
....la sua ricerca forse

....come il viaggiatore

….non trova pace che
alla fine del viaggio

ma presto ricomincia

perchè è il cammino
che gli manca....

....non la meta




Ecco, in questi -chiamiamoli- versi ritrovo un pò il senso delle tue liriche: è il cammino il tuo sogno certo, la tua Itaca? E' il cammino la sintesi del tuo spirito che si inclina e si ritrae? E' il cammino che ti permette di distinguere ovvero di fondere il finito e l'infinito? E se cosi fosse, sei certa che il tuo ego se ne sta nel mezzo perché non sa scegliere? O forse se ne sta nel mezzo perché ha già scelto: ha scelto di leggere il mondo nella sua molteplicità, ha scelto di abitare il multiverso o se vuoi le due case, ha scelto il silenzio perché genera la parola e questa l'ascolto, ha scelto insomma la dualità, che sta nel mezzo, perché il solo silenzio è sterile, la sola parola può essere assordante, l'ascolto e l'essere ascoltati sono confortanti, ...
Le limitazioni, i confini, le sottomissioni, prevalgono lì dove prevale il solo corpo o la sola mente, ma dove questi, pur rimanendo identitari, collaborino ad una visione d'insieme del mondo, davvero si possono aprire le porte dell'infinito. 
Io credo che tu la tua Itaca l'abbia già trovata, è carne della tua carne e tuo spirito, Itaca è il tuo cammino non la tua meta, è dentro di te ma non puoi possederla (e questo ti cruccia) perché ti nasconderà sempre qualcosa per cui valga la pena iniziare 'un altro giro di giostra',Itaca è tua dannazione e tua 'Musa'.

Umberto Messia


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