Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
RIFERIMENTO
A
GIACOMO LEOPARDI: DIALOGO DELLA NATURA E DI UN'ANIMA
AGOSTO
Uno stimolo originale, difficile Il Dialogo leopardiano tratto dalle Operette morali. Di fronte al clima ineffabile creato dalle mirabili composizioni liriche, è lontanissima la requisitoria contro la forza misteriosa, nemica scoperta degli uomini, raffigurata sotto forma di un immenso busto, non di pietra, ma vivo, protagonista assoluto del doloroso monologo nel Dialogo della natura e di un islandese. La lezione ricavata dall’Operetta morale, proiezione della dolente anima del poeta, sembra portare il Recanatese a una vita metaforicamente rappresentata dal “viaggio di uno zoppo infermo con un carico sulle spalle che si avvia per montagne ertissime e luoghi impervi, alla neve, al gelo, all’ardore del sole”, che lo farà giungere “a un precipizio”. L'uomo sa che “è funesto a chi nasce il di’ natale” e che, di fronte alle vane speranze eternamente deluse degli uomini, ribadisce il demistificante “non so se il riso o la pietà prevale. Il poeta del Canto notturno di un pastore errante, però, vince il misantropo, perché il suo pessimismo si manifesta come rivendicazione vigorosa del diritto alla felicità contro tutte le forze ostili che soffocano quel bisogno costitutivo di ogni uomo. Anche in questo caso, insomma, egli “può toccare e rivelare i più profondi motivi del nulla, della noia-angoscia, della vita come morte, ma mai manca di dare a questi stessi motivi, pur così potentemente individuati ed espressi, un valore di stimolo all’energia virile dell’uomo, alla nobiltà del suo coraggio di verità e di resistenza ribelle”. Non vi sono dunque due Leopardi, “l’oscuro amante della morte” e il vate eroico e titanico, ma la persona riservata, che, dibattendosi tra il generoso slancio verso l’illusione e l’esplorazione coraggiosa del vero, in una lotta continua tra “pessimismo e progressismo”, pur navigando sull’onda della sua delusione storica e toccando i margini del nichilismo più disperato, segue sempre “una linea attiva che culmina nella prospettiva di solidarietà combattiva della Ginestra".
Maria Rizzi
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