giovedì 21 agosto 2014

UGO FOSCOLO: "IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI"



Ugo Foscolo


Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e se da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch’io nel tuo porto quïete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, le ossa mie rendete

allora al petto della madre mesta.

1 commento:

  1. Ringrazio il Professor Nazario per questi riferimenti ai grandi della nostra letteratura. E' importante ricordare che sono i pilastri sui quali poggiano gli odierni tentativi di creare poesia e narrativa.Il sonetto in questione, famosissimo, ripropone alcuni dei temi tipici della poesia di Foscolo, come si può osservare anche sottolineando le immagini, i termini e le espressioni che possiamo definire ricorrenti: la madre, i Numi avversi, la dialettica tempesta-quiete, la speranza ormai delusa e non più recuperabile, solo per fare alcuni esempi.
    In particolare, è forte il parallelo tra l'esilio e la tomba; la visita del luogo di sepoltura del fratello genera nel poeta una riflessione sul suo esilio, che vive appunto quasi come una sorta di morte per l'impossibilità di vivere ciò che più desidera, e i pensieri più nefasti, come la percezione appunto dell'avversità dei Numi, si scatenano a partire dal parallelo con la quiete e il riposo che il fratello, al contrario, vive. Foscolo è, nuovamente, un eroe sradicato, un esule (come Dante Alighieri) che dalla percezione della lontananza dal nucleo famigliare (il fratello, la madre) arriva a includere la lontananza dalla patria; la tomba diventa quindi un luogo ricongiungimento simbolico con entrambe, famiglia e patria, e l'occasione per proiettare un'unica pace possibile solo nella morte. Qualcosa però è diverso rispetto all'omologa riflessione condotta in "Alla sera": la morte porta la pace di una morte "lacrimata" che, essendo compresa e vissuta dai propri cari, diventa il momento del ricongiungimento, riflessione che poi l'autore svilupperà in modo del tutto particolare nei Sepolcri. Un caro saluto a tutti.
    Maria Rizzi

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