Umberto Cerio collaboratore di Lèucade |
Stephane Mallarmé |
STEPHANE MALLARME’
ANGOISSE
Je ne viens pas ce soir vaincre ton corps, o bête
En qui vont les péchés d’un peuple, ni creuser
Dans tes cheveux impurs triste tempête
Sous l’incurable ennui que vers mon baiser :
Je demande a ton lit le lourd sommeil sans songes
Planant sous le rideaux inconnu du remord,
Et que tu peux gouté après tes noirs mensonges,
Toi que sur le néant en sais plus que les morts.
Car le Vice, rongeant ma native noblesse
M’a comme toi marqué de sa stérilité,
Mais tandis que ton sein de pierre est habité
Par un cœur que la dent d’aucun crime ne blesse,
Je fuit, pale, défait, hanté par mon linceul,
Ayant de nourrir lorsque je couche seul.
ANGOSCIA
Non vengo
a vincere il tuo corpo, stasera, o bestia,
nel
quale vanno i peccati di un popolo, né a scavare
nei
tuoi capelli impuri una triste tempesta
nell’incurabile
noia che versa il mio bacio:
chiedo
al tuo letto un pesante sonno senza sogni
che
plana da sconosciute cortine del rimorso,
e che
puoi godere dopo le tue nere menzogne,
tu che
sul niente ne sai più dei morti.
Perché
il Vizio, rodendo la mia nativa nobiltà,
come
te mi ha marchiato della sua sterilità,
ma
mentre il tuo seno di pietra è abitato
da un
cuore che il dente di nessun crimine ferisce,
io
fuggo, pallido, disfatto, ossessionato dal mio lenzuolo
perché
ho paura di morire quando dormo da solo.
LE TOMBEAU DE CHARLES BAUDELAIRE
Le temple enseveli divulgue par la bouche
Sépulcrale d’égout bavant boue et rubis
Abominablement quelque idole Anubis
Tout le museau flambé comme un aboi farouche
Ou que le gaz récent torde la mèche louche
Essuyeuse on le sait des opprobres subis
Il allume hagard un immortel pubis
Dont le vol selon le réverbère découche
Quel feuillage séché dans les cités sans soir
Votif pourra bénir comme elle se rasseoir
Contre la marbre vainement de Baudelaire
Au voile qui la ceint absente avec frisson
Celle son Ombre même un poison tutélaire
Toujours a respirer si nous en périssons.
LA
TOMBA DI CHARLES BAUDELAIRE
Il
tempio sepolto divulga dalla bocca
sepolcrale
di fogna che sbava fango e rubini
in
modo abominevole qualche idolo Anubi
col
muso in fiamme come latrato selvaggio
o che
il gas recente storce la bieca miccia
che
ingoia, si sa, le offese subite
accende
stravolto un pube immortale
che in
voli successivi accende i lampioni
come
fogliame seccato nelle città senza sera
votivo
potrà benedire come si rassicura
vanamente
contro il marmo di Baudelaire
che
velo che assente lo cinge coi brividi
quell’ombra
sua stessa un protettivo veleno
a
respirare per sempre, di cui noi moriamo.
Complimenti ad Umberto per il buon lavoro svolto, pur ammettendo che interpretare fedelmente Mallarmé cercando di ricavarne una lettura agevole e comprensibile è sempre stata impresa ardua per tutti i traduttori del grande poeta parigino.
RispondiEliminaBravo ancora!
Roberto Mestrone
Anch'io voglio complimentarmi con Umberto. Tradurre i poeti francesi decadenti e simbolisti non è arte di tutti. Va detto che, in particolare i Simbolisti cercano di rendere la poesia simile alla musica e alla nascente pittura astratta, i cui dipinti sono basati principalmente sull’effetto suscitato dall’accostamento dei colori. In altre parole, la poesia simbolista - che, attraverso lo sperimentalismo tecnico, si evolve nella direzione del verso libero - non si propone di rappresentare o cantare aspetti della realtà, sia pure misteriosi per la ragione e i sensi, ma di creare una nuova realtà, evocandola attraverso “pitture” e “musiche” costituite da parole che rappresentano simboli dell’ignoto e dell’Assoluto. Il principio de l’art pour l’art (scopo dell’arte è l’arte stessa), comune a Decadenti e Simbolisti, non spinge i Simbolisti nella direzione di un’esistenza “maledetta”. Stéphane Mallarmé, a differenza di scrittori dall’esistenza trasgressiva come Verlaine e Rimbaud, è sposato, inserito nel ceto medio e, nel contempo, caposcuola di una poesia che rivoluziona la letteratura. Lo scrittore intende affermare che la poesia è Assoluto e, contemporaneamente, annullamento della cosa concreta percepita dai sensi: scrivendo «fiore» il poeta evoca la realtà della parola, unica vera esistenza in un mondo ritenuto assenza e vuoto.
RispondiEliminaAll’arte viene affidato il compito di salvare e riscattare l’uomo da quella che è ritenuta una grigia e squallida realtà. Poiché l’intreccio fra le parole e le immagini, in tale creazione di magia o sogno, è una sorta di arabesco aperto ad infinite interpretazioni, il simbolismo di Mallarmé diviene negazione dell’oggettività, cui viene sostituita, come nelle veglie notturne dello scrittore, la pura creazione linguistica, in cui sarebbe vano ritrovare un senso univoco se non, come nella musica, di ordine complessivo (non sono, infatti, le singole note che suscitano emozioni, ma la composizione nell’insieme).
Giovano a chiarire la poetica e le caratteristiche del Simbolismo le esemplari quartine di un sonetto proposte dal nostro Cerio.
Anche se la lirica verte sull’evocazione di un’angoscia e di un’assenza metaforicamente personificate in simboli fino a costituire figurazioni allegoriche, vano sarebbe cercare di dare un senso logico a tutti gli elementi che compongono le quartine, accomunate innanzitutto dall’eleganza e dalla bellezza delle immagini e dei suoni. Ciò che indubbiamente si percepisce, è il senso di frantumazione e di sconfitta che predomina al di là delle splendide forme verbali, metaforiche e sonore che costituiscono il testo. Un ringraziamento e un abbraccio. Maria Rizzi