mercoledì 9 settembre 2015

CLAUDIO VICARIO: "INEDITI"


Claudio Vicario collaboratore di Lèucade


Il minatore


Scende giù,

più giù, ancora

più giù,
nella notte eterna del mondo,
solo col suo corpo e la sua forza,
mentre il suo cuore,
la sua anima
lassù alla madre,
alla sposa,
ai figli
cui ogni minuto d’attesa
è un secolo,
pur nella luce del mondo,
ove dal cuore della terra
riporterà ai fratelli
i tesori raccolti
rischiando ogni momento la vita.




 Elena, resta sempre piccina…

Elena, io voglio dirti

ciò che il tuo papà

forse pensa

ma che non dice.
Ciò che pensavo anch’io,
dei miei bambini,
e non dicevo:
“Fioriscono le primule
sul ciglio della via,
timide
come fanciulle vezzose
ne la bianca corolla
che ne incorona il cuore.
Tu le guardi, passando,
e cerchi di sfiorarle
col piccolo piede,
d’allungar la manina
a toccarle;
e godi di quella festa
che par la sagra
dei campi
ed è Primavera.
Io ti corro dietro,
mi fermo con te,
torno anch’io
bambino,
ma trepido pei sassi
seminati qua e là sulla via
e li odio,
ma non voglio frenare
la tua corsa felice,
mentre il tuo volto
ridendo
si fa più bello, di rosa.
Ahi, le tue delicate
ginocchia
rigate di polvere e sangue,
c’è uno sbuccino!
Quando vedo che i sassi,
più fitti,
costellano il nostro sentiero,
io voglio tenerti per mano,
ma tu tiri tiri,
col tuo prepotente braccino,
impaziente di correre sola,
sola, sola… là, là, là;
piano, amore,
piano, attenta… non farti
del male; da’ la mano
al nonnino!
Poi ti chini
a cogliere un fiore
che forse ti pare un tesoro,
il più bello;
ed io
lo voglio infilare
accanto al bottone
del tuo vestitino.
Poi cogliamo insieme
altri fiori
semplici, senza profumo,
ma buoni
come il tuo cuore piccino;
ed io ne faccio un serto
e l’infilo
tra i tuoi boccoli neri
che gli fan da corona.
Oh, bei giorni!
Che gioia
or che sei piccolina!
Non vorrei, no,
che tu cresca ancora:
vorrei… ecco…vederti ancora
sempre così, piccolina
e graziosa
come un giocattolo vivo,
per stringerti sempre
tutta
tra le mie braccia
che niente
di te rimanga
fuori di esse,
e sempre sentire il tuo riso
d’argento
che sa di viole, di sole,
di pace,
e sempre coprirti di baci,
Elena,
di forti baci,
o mia Primavera!”


Certo lo sai…

Certo lo sai,
ma vuoi che io stesso
lo scopra
per essere certo
di questa identità
che ti sorprende,
che mi sorprende,
e dubiti
che io distrugga
ne la memoria il tempo
che m’irrugò il volto
inargentando
i miei capelli.
 Io non avrei voluto
che il mondo ti desse
le sue cattiverie,
che altri ti contaminasse
con l’endemico male
universale
dell’egoismo e dell’odio.
Io avrei voluto
ferma su te la primavera,
e gli occhi pieni
della luce
dell’innocenza,
e le piccole mani
pure come cristallina
acqua di roccia,
e i tuoi occhi
come rubati al tempo.



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