Patrizia Stefanelli |
Primo premio A Patrizia Stefanelli per Lettera D'amore al concorso "Si accende il Borgo". Ecco il testo di fantasia, cucito sulle spiegazioni di un amico appassionato di pesca. E ancora i file dei due splendidi video realizzati per la presentazione del Premio Mimesis
Mio caro, come dirti
che quest’anno le primule ancora non fioriscono? Che sciocca, te l’ho detto
così senza pensarci. Tu non ci sei e l’inverno non pensa di finire la sua
stagione. Stamane mi sono svegliata presto, non riuscivo più a dormire. Sai che
qui, in questo periodo fa giorno presto e il sole, mi ha raggiunta dagli
occhielli delle persiane. Sapessi, disegnava sulle tende i movimenti delle
foglie come ombre cinesi. Una sembrava un buffo folletto col cappello a punta e
la barbetta. Continuava ad annuire ed era spassosissimo.
L’ho guardato a lungo immaginando che
neppure parlasse ma solo ridesse. Così mi sono alzata e ho indossato la tua
camicia. Quella azzurra che hai lasciato qui, l’ultima volta che ci sei stato.
Ha il tuo profumo di ambra e di resine cuoiate, ancora stretto alle sue fibre e
alle mie. Mi sono fatta vedere dal folletto. Non ho
neppure coperto bene il seno. Mi è parso che non ridesse più mica tanto. Invece
so che sorridi tu adesso leggendomi. Ricordi quella mattina che eri andato a
pescare al lago e io non volli assolutamente venire? Ti eri attrezzato che
sembravi il pescatore dell’anno. Il re dei pescatori. Ti mettesti quegli
stivaloni fin su alla coscia e una giacca con i tasconi. Ricordo che la sera
prima mi avevi parlato della bombarda, della canna e altre diavolerie per la
pesca delle trote. Feci finta di dormire quella mattina, mentre ti preparavi,
invece ti ho guardato. Avevi gli occhi sorridenti e ogni tanto scuotevi il capo
per toglierti quel ciuffo di capelli che sempre ti cadeva sulla fronte. Mentre
infilavi il cappello, ti girasti verso di me e io di corsa chiusi gli occhi. Ti
avvicinasti per un bacio leggero. Quanto t’ho amato. Quanto. Doveva essere un
momento tutto tuo quello. Erano anni, mi dicevi, che non andavi a pescare trote.
Dal giorno in cui, andasti con tuo padre qui al Lago Scuro. Il Ticino era la
meta delle vostre vacanze insieme. Gli unici giorni dopo la scuola in cui vi
concedevate la vostra intima solitudine. Mi spiegasti quanto era intelligente
la trota, della sua furbizia e della sua diffidenza. “Come te.” dicesti, ma la
prenderò. Visto che sono una chiacchierona e non riesco a star ferma per più di
cinque minuti e che la trota sembra avere un udito strepitoso, decisi di
restare a casa. Poi, tutta quell'umidità, avrebbe acuito i miei dolori alla
cervicale. I tuoi anche, se vogliamo, ma a te non importava. Saresti tornato
col tuo trofeo per me e così fu, la prendesti quella trota. Avresti dovuto fare
attenzione alle rocce, i punti migliori dove stazionano quei pesci. Ti piaceva
tanto il lago. A me no. Mi ha sempre dato una tristezza infinita. Ancora prima
di conoscerti e che tu me ne parlassi con tanto vigore, non ho mai preferito
l’acqua del lago e la sua tristezza che mi rispecchiava. Lo sai, sono nata con
la malinconia di un sorriso. Credimi se ti dico che ti aspetto sempre e ancora,
e credo lo stia facendo anche tu. Lo sento. Quante primavere non torneranno se
non torni tu? Non mi accorgerò del tempo che passa senza te. Vivrò la vita che
mi assale ogni giorno senza rimpianti. Rigirerò tra le dita tutti i ricordi e
li consacrerò a un rosario di speranze che reciterò come un mantra per non
dimenticare. Ti lascio ma sarà per poco, i miei anni voleranno come un soffio e
quando sarò da te, amore mio, avrò ancora trent'anni. Ti bacio, tua
Miriam.
Felice per questo ulteriore ottimo risultato di Patty. Congratulazioni vivissime
RispondiEliminaIo ero presente alla premiazione, ma ho potuto ascoltare solo un estratto di questa lettera. Sono felice di averla ritrovata sullo Scoglio del Nostro Nazario, perché ho potuto gustarla nella sua interezza. Non conoscevo Patrizia in prosa, ma dovevo immaginare che sapesse destreggiarsi così bene tra le 'note' della cultura. Eh, già, in quanto brani simili sembrano suonati al violino. Salgono, scendono, risalgono... E non so per quale oscuro motivo la vicenda della trota mi ha ricordato il libro "Il vecchio e il mare" di Hemingway. Ma scritto senza celarsi dietro l'habitus di un uomo, visto che é una lettera appassionata e dolcissima. Incipit e chiusa spiccano per originalità e commuovono. Stilisticamente mi ha colpito molto la poca attenzione alla punteggiatura. Voluta. Ha messo in discussione le mie certezze. Una lettera simile verrebbe inficiata dalle troppe virgole, dai punti esclamativi. Patrizia ha usato quelli indispensabili, rendendo ancor più poetico il testo. La ammiro da tanto. Ora, di più. Grazie!
RispondiEliminaMaria Rizzi
Grazie! A Nostro Maestro per la pubblicazione che non mi aspettavo, a Maurizio per i complimenti e a te, Maria, ( la chiave) per il tuo commento critico. Sono felice che ti piaccia. Sai leggermi come pochi e credo che questa scrittura risenta di percorsi che in poesia magari richiedono meno punteggiatura. E' scritta come in un parlato semplice ad alta voce. Chissà, non lo so. Forse non ha punti esclamativi, che pure uso in poesia, perché non ha enfasi nel ricordo. Magari, rileggendola, adesso, qualche altra virgola qua e là ce la metterei. :) Dove parlo del mantra, per esempio,la punteggiatura è assente in tutto il periodo che fa uso della congiunzione, perché vuole ricordare foneticamente proprio un mantra. Maria, scrivere per il teatro è una cosa, di poesia un'altra e di narrativa un'altra ancora. La mia strada è appena cominciata ed è tutta in salita. Grazie di cuore per esserci e per aver festeggiato con me, questo stupendo premio!
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