venerdì 18 settembre 2015

PRESENTAZIONI DI "LUNGO QUESTO FIUME" E "VIAGGI DI DONNE SENZA RIME" DI ELENA MALTA E VALERIA BELLOBONO







Su lungo questo fiume di Elena Malta


La realtà che scopriamo leggendo Elena Malta è semplice, quotidiana. Lo spunto è uno sguardo terreno ma questo non basta per capire questa silloge, c’è una tensione dove nasce la poesia, perché essa richiede sempre una tensione tra l’immagine e il simbolo portato.
La tensione è tra il quotidiano e l’infinito. Le domande e gli oggetti, un filo di cotone, o qualcosa di più grave, ricordi tristi, sono nella tensione di una ricerca spirituale.
 Allora gli oggetti piangono, le stelle ci parlano, l’arcobaleno è luogo dove cercare qualcosa. Si parla al vento, al contrario di quanto si potrebbe pensare con ottimi risultati, tutto è vivo e presente.
Tornando alla natura, essa non è magica, abitata da una volontà o da spiriti, fate, o folletti ma è una natura simbolica con la quale la memoria dialoga.
Elena Malta attraverso queste immagini naturali o quotidiane recupera pezzi di storia, i suoi ricordi trovano una forma che li rende collettivi, qui c’è la tensione verso l’infinito, divenendo familiari a ciascuno queste immagini sono acquisite, sono delle immagini che non finiscono, divengono degli archetipi.
Non perdere la memoria vuol dire non perdere la propria vita, una situazione di cui stiamo per perdere il ricordo si cristallizza attorno alle descrizioni di Elena, così la sua poesia sostiene la memoria e  ci dona una coscienza  maggiore di chi siamo.
L’approccio con la realtà è terreno, concreto, come solo le donne sanno fare, e questo a loro vantaggio intellettuale. Perché questa capacità di una visione concreta nel mondo è ciò che manca alla filosofia e alla scienza come sono mancate le donne, escluse da queste discipline per tanti secoli.
Quello che mi ha sorpreso è che nei testi non c’è una volontà di stupire ma dopo che leggi, qualcosa ti rimane e ti cambia.
Una caratteristica che mi ha sempre affascinato della poesia in generale è che essa non è potente, non è forte ma nella sua debolezza è quella goccia che fa un buco nella pietra, è quell’acqua che penetra tutto, che è inarrestabile e anche se va sotterranea, coperta tante volte dalla volgarità e la grettezza del mondo, poi emerge improvvisa facendoci scoprire che la verità non è quella grettezza del mondo ma la bellezza della poesia.
C’è stato un dibattito sulla poesia in Italia, se ci sia in Italia qualche poeta degno di maggior fama, se la scarsa rilevanza di quest’arte sia dovuta al fatto che mancano i poeti. Secondo me è un dibattito triste come questo nostro tempo, perché nello scetticismo, in questo disincanto generale in cui tutto alla fine si riduce ai propri pensieri , in cui la verità è solo farsi i fatti propri, c’è una semplificazione della realtà che è falsa. La realtà è complicata, anzi terribilmente complicata e noi non riusciamo a capire tutto, possiamo soltanto intuire qualcosa.
Saggiamente diceva Eugenio Montale:
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah, l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato il muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Proprio in questo tempo di uomini noncuranti che stampano la propria ombra su uno scalcinato muro mi sembra che la funzione della poesia sia di riportare la complessità di sentimenti e di sensazioni. La poesia semplice di Elena Malta aiuta a capire il mondo complicato, a trovare quel filo d’Arianna che Elena cerca in una delle sue poesie, quel filo che non pretende di farci capire la realtà ma ci aiuta a trovare la nostra felicità.


Luca Giordano



Su   Viaggi di donne senza rime
     di Valeria Bellobono

Tra le varie capacità che sono in possesso dell’autrice di questo libro, una, quella che salta subito agli occhi leggendo i primi tre racconti, è quella di saper amalgamare tra loro queste storie, spezzettarle un po’ nel tempo e presentarle in un ben delineato quadro d’insieme. Le prime tre novelle infatti, potrebbero tranquillamente essere definite frammenti di un unico racconto che, per l’importanza del tema trattato,  va ad esporre egregiamente quelle che sono le condizioni della donna nel vicino Oriente. Qui, oltre a  Monica, una reporter di guerra, si parla di una donna, Fatima e della sua bambina Farah, che appartengono all’etnia Hazara.  
Tra le diverse etnie esistenti in Afghanistan spiccano quella dei Pashtun, che va a occupare i posti di maggior rilievo sia in ambito politico che in quello religioso e quella degli Hazara, considerata un’etnia di grado inferiore, composta prevalentemente da pastori e da agricoltori, o al massimo da mercanti.  Valeria quindi, attraverso i vissuti di queste  donne, ci fa vedere una situazione socio-politica assurda e allucinante, dominata dagli integralisti  che, nel corso degli anni, hanno acutizzato i già ferrei principi della Shari’a. In questo scenario si muovono quindi le donne senza vita di Valeria, donne senza futuro che cercano come possono di recuperare qualcosa donando addirittura i propri figli a degli sconosciuti, affinché essi possano fornire loro un futuro migliore. La penna affonda in questa realtà e fa affiorare in superficie quello che lei stessa, con afflato poetico, avverte nel cuore.
Di tutt’altro respiro e meno orientate verso il resoconto giornalistico appaiono invece le altre storie, dove l’approccio ai vari inferni che assillano l’universo femminile, assume un’identità diversa, più incentrata sulla psicologia  dei personaggi. Nel racconto intitolato  ‘Quando lo zombie entra dalla porta’, è emblematico il fatto che questa entità entri senza bussare nella mente di questa donna quasi marcando i limiti della sua esistenza, insidiando, attraverso il manifestarsi in sogno, il suo stesso equilibrio e la speranza in un futuro più sereno. E una sottile capacità psico-analitica , derivante da una naturale predisposizione allo scrivere, è inoltre presente in altri racconti. In ‘ la donna della legna’ ad esempio, aldilà della vicenda narrata, la nostra autrice riesce a tracciare tra le righe quello che potrebbe definirsi un  racconto parallelo che, pur senza mai concretizzarsi e manifestarsi, ritrae e restituisce  il profilo  di questo personaggio e di come vive nel proprio intimo la storia di cui è protagonista.
In ‘Il treno dell’amore’, altra novella in cui si specchiano queste caratteristiche, il senso di costrizione nel quale rischiano di incunearsi Chiara e la sua figlia adottiva, è affievolito dalle anime da combattenti delle stesse. Qui Valeria affronta il tema della prostituzione con grande garbo e delicatezza e la trama vola sulle ali di due anime liberatesi in qualche modo dalla sudditanza psicologica che spesso impera tra sfruttati e sfruttatori . Leggendo questo bel racconto  si ha come l’impressione di assistere a due vite sospese, che vengono esposte da un’anima, quella dell’autrice, che in quelle vite sa immergersi con rispetto, un rispetto che vale molto in ambito letterario e che,  personalmente, tanto per citare qualche esempio,  ho avuto modo di riscontrare  anche in alcuni   racconti di autori famosi come Bukowski e Gabriel Garcia Marquez. L’uomo che picchia selvaggiamente Chiara poi, sembra bucare la tela della narrazione ed entrarvi come fosse un intruso, benché sia egli stesso il fautore di tale alienazione. Negli ultimi due pezzi della raccolta , benché si tratti ancora di temi drammatici, lo stile diventa meno graffiante, meno rabbioso e si addolcisce come un’onda che , dopo aver attraversato il mare, va a lambire la riva in modo lieve. In ‘ Un giorno al mare’ si assiste a un’azzeccata dicotomia tra le vite di due bambine, una occidentale, che potrebbe dirsi di casa nostra e una che viene ancora dai regni della guerra e della fame. Valeria qui si limita ad esporre , evita di dare  giudizi  e lascia al lettore la possibilità di riflettere e di gustare queste pagine impregnate ancora di un apprezzabilissimo garbo letterario.
In tutti i racconti comunque,  l’affioramento spontaneo dei profili psicologici dei personaggi, va a costituire, secondo il mio punto di vista, uno dei fili misteriosi che legano tra loro queste storie e il senso di costrizione, di mancanza di libertà  qui descritti, rivelano  a loro volta il mondo interiore e quelle che sono le aspirazioni di queste donne. Questo senso di prigionia deriva ovviamente dalle condizioni imposte dal mondo esterno, dalla spietatezza di alcuni contesti pescati qua e là nel presente e nei tempi della storia dell’umanità e Valeria riesce a porre  un significativo accento   su quella vicenda intima fatta di lacrime e rabbia che caratterizza il dramma o la tragedia di cui sono vittime le donne nelle varie realtà planetarie.

Roberto De Luca 



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