mercoledì 9 settembre 2015

MAURIZIO DONTE SU "E POI FU TARDI" DI LIDIA GUERRIERI



Maurizio Donte collaboratore di Lèucade

Una nota a commento di una poesia di Lidia Guerrieri.
Maurizio Donte

E POI FU TARDI
Il tempo che mi fosti dentro il cuore
fu il tempo dell'umano e del divino,
di campanule azzurre nella casa
tra scogli, cielo, tamerici e mare.
Non c'era vento nella nostra bolla
né polverosi mucchi di rovine;
l'ansia vestiva un abito leggero
e il vetro era purpurea trasparenza,
sicché di fuori il mondo ci appariva
a portata di mano, e le stelle vicine.
Ma fu vetro sottile, e mal temprato:
io non m' accorsi della prima crepa
che strideva, nascosta ed insidiosa
qual tra le rosse bacche di crespino
la spina dolorosa;
e poi fu tardi;
possente s'alzò l'onda di marea,
a ricoprire, amara, il mio giardino
e trascinò con sé dentro l'abisso
fino all'ultima rosa.

Note- Purpurea-latinismo. “ Purpureus” si ritrova in Orazio, Ovidio, Virgilio nel suo significato di “ Luminoso, splendente”
crespino- albero con rami spinosi e bacche rosse usate in farmacia come depurativo, tonico, astringente. A maturazione, d'Estate, sono aspre, dopo le prime gelate diventano dolci e si usano per marmellate. E' dunque una pianta che unisce benefici e pericoli perché le spine sono molte.


Nota critica
Un canto leggero, malinconico e delicato, un comporre con sfumature e tocchi lievi di colori e trasparenze la fragilità della nostra vita, Lidia maneggia con maestria l'endecasillabo e il metro, ma giustamente non se ne rende schiava, laddove serve andare "fuori schema" per sottolineare un concetto, un'immagine forte, lo fa.
 Per esempio: "a portata di mano, e le stelle vicine", è verso martelliano, infatti se frazionato consta di due settenari.
 Vi è anche un endecasillabo spezzato, in settenario cui segue il quinario:
la spina dolorosa;
e poi fu tardi;
possente s'alzò l'onda di marea,
a ricoprire, amara, il mio giardino
e trascinò con sé dentro l'abisso
fino all'ultima rosa.

LA  SPINA DOLOROSA; / E POI FU TARDI 
Lidia utilizza questo espediente per segnare una frattura, prima era a un modo, ci dice, ma da questo istante tutto cambia, tutto precipita verso un abisso che le è, ci è, assolutamente sconosciuto.

POSSENTE S'ALZO' L'ONDA DI MAREA
Ecco l'attacco sinfonico del finale, maestoso, epico...che fa da antiporta alla magnifica chiusa. Chiaro, la lirica poteva essere facilmente costretta nello schema canonico, bastava separare i settenari e unire un settenario ed un quinario nell'endecasillabo corrispondente, ma ....perché farlo? Sarebbe saltata l'immagine carsica, sotterranea e implicita, e drammatica, che invece si rivela in quella cesura.
È bene sia così, anche questo è far poesia moderna ed attuale: essere originali, tenendo però sempre conto della indispensabile musicalità che (beninteso, a mio modesto parere) in quest'arte è necessaria. Era privilegio di pochi e luminosissimi esempi di Poeti, questa capacità di "uscire e rientrare" dal metro e nel metro e creare atmosfere totalmente nuove, inusitate. Penso a Montale, Ungaretti e Quasimodo in primis.
Lidia, con il suo verseggiare s'accosta però maggiormente ai classici ottocenteschi e un poco risente, come me, della loro lezione. Mi piace l'accenno alle tamerici, tanto care al Pascoli, in Myricae e il riferimento al vetro incrinato, alla marea, al destino che ci attende e travolge ogni nostro sforzo. 
E qui in filigrana rileggo l'Ecclesiaste, e rileggo il Leopardi di "A se stesso" là dove lo cita:
.... Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanitá del tutto.
 L'infinita vanità del tutto. La marea sotto la quale soccombe ogni nostro sforzo, e ogni nostra sterile vanità.
Un plauso a Lidia, che si conferma, ancora una volta, poetessa di spessore e talento.
Maurizio Donte


6 commenti:

  1. Bello, incisivo ed attento questo commento, che mette in risalto la maestria della Guerrieri nell' asservire e nel modellare il verso , come anche la capacità di richiamare i classici senza piaggeria , con la genuinità di chi ne ha appreso nel profondo la lezione. Ma io che la conosco bene dato che per me Lidia Guerrieri è semplicemente la mia mamma, riesco a leggere attraverso questa poesia : è come se spiando tra le fessure dei versi riuscissi a riconoscere volti, luoghi ,sentimenti e vicissitudini della mia famiglia...Tutto ciò è realmente accaduto, e ,filtrato attraverso le maglie del tempo, della consapevolezza di donna adulta e della nostalgia , dona forza ai versi che sbocciano su un humus di verità . Ecco perchè a mio avviso questa lirica, così curata nella forma , acquista sul piano del contenuto uno spessore ed un valore ancora più grandi.

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    1. Si sente e si vede, si, ed è di tutta evidenza che è come dici.
      Grazie del tuo apporto, Romy

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    2. Si sente e si vede, si, ed è di tutta evidenza che è come dici. La poesia necessariamente "deve" nascere sulla e dalla verità, se no, non è poesia.
      Grazie del tuo apporto, Romy

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    3. Si sente e si vede, si, ed è di tutta evidenza che è come dici. La poesia necessariamente "deve" nascere sulla e dalla verità, se no, non è poesia.
      Grazie del tuo apporto, Romy

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  2. Poesia composita, molto interessante e ben costruita, si leggono i prodromi di una poetica che sa comporre immagini e pensieri validissimi. Complimenti all'autrice.
    Ninnj Di Stefano Busà

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  3. A me piace quando la padronanza della tecnica si sposa con un sentimento forte ed impetuoso, che travolge, come, in questo caso, un'onda marina, tutta la vita.
    E da qui nasce l'emozione che coinvolge il lettore e lo trascina con sè dentro questa marea dolorosa. Bravissima l'autrice.
    Adele Libero

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