lunedì 7 settembre 2015

SANDRO ANGELUCCI SU "LA RIVA VERDE" DI ADRIANA ASSINI


Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade












LA RIVA VERDE:
UN’ALTRA SPONDA S’AGGIUNGE AL LITORALE



      Nella breve sinossi dell’opera, riportata nel risvolto di prima, si legge tra l’altro: “Bruges, 1379. Sullo sfondo dello scisma d’Occidente, in piena guerra dei Cent’anni e in mezzo alle contese tra tintori del rosso e tintori del blu, le dame della Compagnia della Conocchia si riuniscono ogni notte in gran segreto. Un nugolo di donne che, per sfuggire alla tirannia maschile, sfida la sorte per coltivare un diverso sapere, foriero di sciagure. . .”.
      Mi sono rifatto al quadro riepilogativo e, in particolare, all’estratto che ne costituisce l’incipit, non soltanto per ragioni contestuali (ovviamente ineludibili, vista la tipologia del romanzo) ma perché sono convinto che lo stesso abbia i crismi della propedeutica per quel lettore che sia interessato all’approfondimento della scrittura di Adriana Assini.
      Vi ho individuato, in effetti - e ritengo di poterlo asserire in quanto non è questo il primo volume di cui mi occupo - due punti-cardine del suo modo di condurre la narrazione: Adriana - mi sia consentito dire - “si serve” della Storia; è appassionata dei grandi sconvolgimenti che toccarono l’Europa intera nel corso dei primi secoli del secondo millennio, ma ciò che più la intriga è la risposta che mettono sul campo i protagonisti delle varie vicissitudini; e quella replica, quella reazione costituiscono un’attrattiva troppo grande, troppo affascinante per resistervi, per calarsi nella Storia, appunto, in modo differente da come fa, in fondo, la gente comune, la gente del popolo che sceglie per attori dei suoi racconti.
      È nello scavo psicologico che - a mio parere - s’innestano gli eventi, non viceversa; ed è proprio questo il tratto caratteristico, la peculiarità che rende originale il narrato proponendolo come valida e nuova alternativa al genere del quale, comunque, fa parte: potrebbe apparire paradossale ma il romanzo - per la nostra scrittrice - diventa storico nel preciso momento in cui prende le distanze dalla storia con la “S” maiuscola per avvicinarsi all’uomo, alla sua piccola realtà, che non può non legarsi al tempo, all’epoca dove è stato chiamato a vivere.
      Ecco, allora, che lo “scisma d’occidente” passa in secondo piano, “sullo sfondo” - come si legge nella sintesi - non perché non sia rilevante; al contrario, a mo’ d’evidenziatore, per mettere ancora più in risalto il contenuto.
      Ma - dicevo - in quell’incipit sinottico, c’è un’altra spia che si accende su quello che, senza ombra di dubbio, va giudicato il tema più caro alla Nostra: la condizione femminile, osservata dal punto di vista di chi direttamente vi è immersa e ne vive sulla sua pelle lo stato.
      Reputo esemplificativo, in proposito, riportare uno stralcio (da pag. 171) in cui Greta du Glay - la dama fattucchiera del gruppo di donne che si ritrovano di nascosto, la notte, sotto il nome di Compagnia della Conocchia - si confronta con due ecclesiastici:
“ [. . .] Per quella gente, dama du Glay incarnava la scandalosa ribellione verso i valori della comunità e sembrava destinata a diventare il capro espiatorio per quella dilagante insofferenza verso le istituzioni, che né il Municipio, né la Chiesa riuscivano a contenere.
      I due canonici, sospettandola di far parte della perversa stirpe di Medea, le avevano chiesto un parere su quanti confabulavano con Satana, avvalendosi di perfidi incantesimi capaci di far seccare gli alberi e rendere sterili le donne.
      ‘Voi che ne pensate?’.
      ‘Pensare è un lusso che appartiene agli uomini e io sono una donna. Per giunta anche avanti con gli anni. Guardatevi attorno, sta tutto qui il mio mondo: vendo corde, sudori di rame e pezzi di sapone’. [. . .]”.
      Il passo testè citato offre, oltre alla possibilità di saggiare l’ars narrandi della scrittrice romana, anche quella di comprendere - senza svelarlo ovviamente - il canovaccio intorno al quale s’evolve il racconto: mentre gli uomini sono alle prese con interessi di potere e di carattere economico, le donne discutono, appartate, di questioni molto più importanti per il bene dell’anima, e si riuniscono per ciò che - nel testo - viene definito “lo scambio dei Vangeli”.
      Il tutto cucito dal filo di un’intrigante, lunga e travagliata storia d’amore che lascia chiaramente presumere il lieto fine.
      Al lettore, dunque, il piacere della lettura e ad Adriana quello di aggiungere una nuova terra all’orizzonte letterario che sta disegnando con i propri romanzi.
                                                                                  Sandro Angelucci


Adriana Assini. La riva verde. Scrittura & Scritture Editrice. Napoli. 2014. Pp.184. € 12,50

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