venerdì 24 marzo 2017

CARMELO CONSOLI LEGGE "CANTICI" DI N. PARDINI


CANTICI. THE WRITER. 
COSENZA. 2017


Carmelo Consoli,
collaboratore di Lèucade










Testimonianza suCanticidi Nazario Pardini

Nel mio saggio breve su Nazario Pardini del 2014  “Alla ricerca di una personale catarsi tra natura e classicità- opere dal 1997 al 2013 avevo già evidenziato quanto e come il nostro poeta sapesse cogliere dalla sua terra preziosi e multiformi contenuti vitalistici, mescolati a fragranze e cromie, sotto forma di estatiche visioni rivelandosi così cantore di rara bellezza nel rievocare le proprie radici, la personale storia e quella della società, dei costumi del suo tempo e come anche fosse finissimo e stupefatto interprete delle molte presenze faunistiche e floristiche che lo circondano in un abbraccio.
Meraviglie portate alla luce con vigorose pennellate di sapore bucolico, impreziosite dalle  commistioni con la classicità antica e con straordinaria capacità di calarsi nell'erranza onirica,  nelle profonde pieghe della sua anima.
Un terreno fertilissimo, un magico humus la terra per Pardini, che riaffiora nelle testimonianze che gli si affollano sempre nella mente come un richiamo misterioso e imperioso, nei ricordi dai contorni colmi di luminosità, occasione unica per far si che la vita assurga ad una sorta di purificata  bellezza, di  armonioso orizzonte mitico proiettato in un un tempo senza fine verso l'eterno.
Adesso che Nazario ha aggiunto alla sua già lunghissima produzione letteraria un'altra perla poetica dandole il titolo di “Cantici” come a sottolineare la purezza, il rispetto, la devozione e l'amore supremo verso l'elemento naturale  ma anche ad evidenziare come quest'ultimo abbia la capacità di far sentire la propria presenza e singolare voce, abbiamo la riprova di quanto affascinante sia stata l'esistenza del poeta nell'amoroso dialogo con le varie componenti del suo habitat memoriale; preziose presenze per lui a tal punto da sentire il bisogno di doverle enumerare e illustrare una per una sotto forma di 13 dediche. Ed ecco allora  che irrompono i cantici: “ dell'aia”, “ del sole”,  “della campagna”, “dei pini”, “del mare”, “del fiume” e ancora  “dell'autunno”, “della sera”, “dell'alba”  e altro a scandire i giorni, le stagioni, gli anni.
Un girovagare, il suo, ebbro di commozione e stupore, senza soste per territori agresti di entusiasmi, dolcezze, profumi, luminosità e sonorità dalle mille sfumature; un dialogo serrato con quel tempo e i luoghi amati, attraverso cadenze di pascoliana memoria, la cui lucentezza e i cui profumi vengono innalzati verso l'infinito e dove ripercorrere giovanili esperienze.
Un canto multiforme talora con  i toni dell'ode, talora di una preghiera e ancora di uno straziante ritorno alle origini, all'utero protettivo di una natura materna, come nel Cantico del fiume.
Ma anche l'occasione per interrogare la vita, ripiegarsi interiormente, sostare sui perché di tanta fragilità umana e di tanta Grazia esistenziale.
Ed esemplari sono in questo senso i cantici : della vita,dell'amore,della barca”  e della bellezza, che chiudono la prima parte del libro titolataLa Barca, mentre nella seconda : “Anatomia della sera”  i vigori  arcadici delle sua poesia si attenuano per assumere contorni crepuscolari in cui la tonalità  e il significato più alto della sera,  regnano sovrani come segno di un approdo cercato e raggiunto in cui si acquieta il bagliore contrastato dei giorni vissuti , si smorza il dolore delle vicissitudini della vita e dolcissima è la navigazione delle memorie.
Ed è proprio in quell'ora serale di resoconti e abbandoni, in cui i attenuano tutte le animosità,  che Pardini si dedica alla ricerca della propria identità di uomo, attua la sua meditazione sulla vita intera e innesta delicate venature di amarezza per tanta bellezza, che pur sempre presente, sfuma inesorabilmente.  Una chiusura del volume che vuole essere anche un testamento d'amore , come traspare dalle ultime cinque liriche. Una silloge dunque impeccabile in cui, come sempre, la poesia di Nazario Pardini si impone per finissima tessitura lessicale, nella predilezione della narrazione metrica,  nella quale si dimostra maestro ineguagliato, ma anche per grande musicalità, capacità rare di rappresentare poeticamente la natura e l'uomo in essa inserito. 

Carmelo Consoli, 22/03/2017




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