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macaboreditore@libero.it (macaboreditore@libero.it)
DAL TESTO
Mi giunge alle narici
Mi giunge alle narici il saporito
brulichio di fascine arse alle vigne.
Bianchi i fumacchi si levano in cielo
e al vento si sparpagliano
per dirti che l’autunno se ne va
donandosi ai rigori della quiete.
Ascolta! L’accompagnano gli schiocchi
di forbici da pota risonanti
come tinniti di chiesa. Ricordi?
In questo piano c’era la tua vigna.
Buca dei tassi il nome che le demmo.
Fuggivano dai pampini
grappoli d’oro e il moro Sangiovese:
gareggiavano
al sole che esondava. Ti ricordi?
Mi porgevi i tuoi grappoli vogliosa
di sguardi giovanili. Mi era caro
levarti dalle mani i biondi chicchi,
carezzarti le chiome con la scusa
di toglierti pagliuzze. Anima mia!
Potessimo tornare
in quella vigna d’oro!
Ma so che il tempo ha spento coi tramonti
l’afrore di vendemmia. Resta solo
un sole che declina sopra il piano,
un rosso generoso di vulcani,
un trillo di un ramingo solitario,
e il ricordo
di una mano di perla fra i vitigni
che gareggiava con i chicchi d’oro.
Il mio ritorno
Si accendono le luci nelle case
e per le vie del borgo. Sarà notte!
Per ora il giorno mangia virtuale
la luce dei lampioni. È il mio ritorno.
Presto l’oscuro mangerà il cammino
e il verde dei miei colli e le memorie.
E spero solo che la luna in cielo
porti a spasso del sole, col suo volto
perlaceo e le sue chiome, dei frammenti
di luce. Tanto spero di vedere:
se privo di ricordi, alle colline
nell’ora del ritorno il mio partire.
E lo sapevo che altro commento
RispondiEliminada me volevi, altra poesia
a chiosa di un tuo quasi testamento,
un lascito canoro a noi che pure
verso il tramonto trasciniamo il piede.
Però nessuno ha accolto il tuo cantare,
nessuno ha detto grazie per quell'ora
che, anche a noi, consegna coi ricordi
dei colli tuoi la nostalgia dei nostri
fuochi al soffio di estati polverose,
la quiete dei meriggi frantumata
dal volo circolare dei rondoni,
l'ingenuo essere giovani sepolto
da coltri soffocanti di silenzio.
Ecco la sera arriva, ci divora
e noi chiediamo incosciamente aiuto...
Carla
Al solito, e col solito abbrivo vitale, la nostra Carla dimostra la facilità con cui traduce la sua anima in poesia. Una prontezza da brividi; un'arma verbale che può possedere solo chi con la parola costruisce e demolisce castelli.
EliminaUn grande grazie con abbraccio a Carla Baroni di cui mi vanto di essere amico.
Nazario
Ben preso dal’amore della terra
Eliminasenza tregua do corpo a ciò che canti,
Amico caro, agli agricoli impegni.
E in primavera vivo la natura,
gentile e donna, come mai nell’anno,
con i suoi verdi teneri,
con certe fioriture delicate
che vanno fino al cuore.
Come tu sai, profondamente sono
dato al mondo che vive nei tuoi “Cantici”,
splendidamente, e in tutta quanta l’alma
tua poesia, “Di mare e di vita”
ivi compresa. Del resto già sai
questa mia vita: una passione dura.
La sera, pur (af)franto di fatica,
cerco la proda di Lèucade. E avverto
inadeguata e stanca anche la mente.
Ma sappimi sempre vicino
con l’affetto e la stima dell’amico.
Pasquale Balestriere
Carissimo Pasquale, amico insostituibile per empatia poetica e vicinanza affettiva, ogni tuo verso sarà mantenuto nel cassetto della mia anima come prezioso patrimonio di virtù e di alto ingegno. E sappimi sempre vicino con l'affetto e la stima dell'amico.
RispondiEliminaNazaario
E finalmente CANAPA rivedo
RispondiEliminadi nuovo unito in questi versi sciolti:
Nazario gioca con i verdi colli
della natia Toscana, va Pasquale
incalmando le viti del suo campo.
Io sola vivo qui in città nei pressi
di una stazione meta di immigrati:
vespasiani notturni i marciapiedi,
le risse sanguinose, i poliziotti
lo spaccio della droga a prevenire.
Eppure anche per me ci son le immagini
delle quercelle dove la ghiandaia
industriosa costruisce il nido,
anche per me le erbe sul balcone
nate dai semi che ha portato il vento...
E in tutti e tre c'è questa linfa verde
che ci attraversa e che ci fa fratelli.
Un grazie, amici, dalla vostra Carla.
leggo l'estasi di mare e primavere,
RispondiEliminavi ascolto nel silenzio
e mi nutro dei vostri canti,
ora come sempre che Lèucade
non è soltanto un'isola
ma un mondo di poesia
Un abbraccio esteso a CANAPA
Grazie Francesco per la tua preziosa condivisione.
RispondiEliminaNazario
Da troppo tace la mia cetra,
RispondiEliminama oggi voglio rompere il silenzio
e spero che una Musa
mi sia vicina a suggerirmi il canto
per il "tuo ritorno " d'anima
e di luci in molteplici frammenti
che partono dal Sole
per rinnovare i tuoi ricordi
e la tua voce viva
che sento anche quando non mi parli.
Ma ascolto poi da Léucade le odi
e seguo il canto delle tue parole
che spesso l'eco hanno di una storia
che in cuore penetra e consola.
Umberto Cerio