Come
si vince il premio Strega ?
Antonio Spagnuolo |
Leggo il libro "Le otto montagne" (Ed.
Einaudi 2017 – pagg.208 - € 18,50) del giovane Paolo Cognetti , vincitore dello
Strega 2017 e posso confidare che non ricevo alcuna emozione dalle sue pagine .
Non trovo messaggi culturali di livello superiore , anche se scritto bene ,
fluido , correttamente. Mi chiedo cosa mai hanno trovato in questo pseudo
romanzo i giurati ed il pubblico votante. Secondo un dettame antico, che ancora
dovrebbe rispettarsi nella letteratura contemporanea, si richiede ad una pagina una sostanziale
tessitura tra forma e contenuti . Ebbene anche se la forma qui è tratteggiata
con equilibrio , nella semplicità del dettato e la correttezza della frase, i
contenuti sono alquanto evanescenti e poco appetibili. Ma il pubblico sa leggere ? Ha una mente
predisposta alla vibrazione dei sentimenti ? Qui le figure sono avvolte da una
nebbia sottile , il piccolo Bruno è una nullità , il protagonista un
giovane che soffre del mal di montagna , il padre un impiegato che vorrebbe
fondersi con i ghiacciai , la madre una figura tratteggiata nelle vacuità , il
tutto con l’ossessivo ripetersi di scalate su per le montagne. Le pagine hanno
la tendenza ad accumulare compiacimenti e disillusioni , senza riuscire a
cesellare lo stato di grazia di vicende esistenziali , per le quali venga
emulsionata la forza della introspezione , l’esigenza della riflessione, la
sollecitazione alla fantasia e alla possibile alchimia della seduzione della
parola.
Finalista al Premio Strega 2017 Wanda
Marasco “La compagnia delle anime finte” (Ed. Neri Pozza – 2017 – pagg. 238 - €
16,50) può senza ombra di dubbio
ritenersi la vincitrice morale , perché le pagine di questo suo romanzo
brillano di una luce multicolore , incandescenti una dopo l’altra per una
scrittura limpida , scorrevole , coinvolgente . Le frasi potrebbero essere
paragonate ad elastici , che , tesi con delicatezza, fiondano di volta in volta
per incunearsi nell’immaginario del lettore e riproporre immagini e sfumature
che amplificano la melodia del racconto .
Un rullio continuo e inaspettato
sospende tra i vicoli , tra i bassi , tra i basoli trascurati , tra stanze in
penombra , tra tendaggi antichi e malandati , tra esplosioni di sgomento e
maschere di femmine . E’ il racconto di una vita che intreccia altre intimità ,
nel percorso doloroso e tenero che stampa sentimenti e illusioni , memorie e
speranze , umiliazioni e rivincite , quasi chiedendo il permesso di sussurrare
i richiami della carne o le anestesie della sopravvivenza.
Una luce particolare riesce a
realizzare la compiutezza degli incontri in un’atmosfera intensamente
meditativa , nella quale gli elementi incorporati maturano in un mondo incrostato
di richiami materici e di dolorose scissioni , di immagini intensamente
intagliate e di reimpasti che indicano
indomabile energia .
ANTONIO SPAGNUOLO
Da diversi anni, ormai, sono giurato in diversi concorsi, e in special modo, per la narrativa edita. Le opere di qualità esistono, e spesso sono edite da chi non ha grande distribuzione, se non addirittura dal fai da te. I grandi concorsi, ne posso contare meno di dieci, hanno la caratteristica di essere molto elitari, cioè, aperti e accessibili a chi già ha una strada tracciata. Ho, ingenuamente, indagato sulle modalità di partecipazione, ma quando mi chiedevano 100, o 150 copie, beh, ho rinunciato. Cosa significa questo? Significa che i concorsi più importanti sono riservati a chi ha un grande editore dietro (che non significa buon editore), oppure a chi ha fondi a sufficienza per finanziare tale operazione. Correggetemi se sbaglio, o datemi dell'idiota se scrivo fesserie. Non mi offendo. Di fatto, però, la nostra letteratura non è rappresentata dai grandi concorsi che, in pratica, non danno spazio a chi ha meriti e a chi propone opere di qualità, ma pre-selezionano in base alle caratteristiche dell'editore. Einaudi e Newton Compton, Rizzoli e Mondadori, Bompiani e Garzanti... e tanti altri, ma sempre pochi, nomi importanti, hanno potere promozionale di gran lunga superiore ai tre o quattrocento editori di qualità che si propongono al mercato con forze limitate. Allo Strega ( o simili ) non vedrete mai premiato un libro edito da editori di piccole dimensioni. Eppure, cari miei, la qualità, nel substrato delle piccola e media editoria, esiste, eccome! Ma parliamo chiaro: un editore deve fare selezione, deve fare editing, deve distribuire, deve promuovere, deve deve deve... e ci vogliono soldi! Esistono ottimi editori, piccoli e bravissimi... sono pochi, ma esistono. I concorsi di qualità, quelli a cui si possono rivolgere, non sono certo quelli più blasonati, ma i rari, rarissimi concorsi in cui i giurati leggono, valutano, e fanno tutto quel che possono per promuovere i libri. Sono pochi, e qui non farò certo pubblicità a quelli in cui credo, ma permettetemi di indicare qualche elemento di valutazione a chi vuole partecipare a un concorso. Primo, fondamentale, imprescindibile: data di scadenza e data di premiazione devono essere molto, molto distanti (per dare tempo ai giurati di valutare le opere), la giuria deve essere di qualità (non è necessario avere nomi di grido, ma fondamentale è che siano nomi autorevoli), la premiazione deve avere un briciolo di visibilità, e il dopo premio (fare rete, organizzare eventi, promuovere le opere...) deve essere consistente. Ricordate, però, che nella maggior parte dei casi, i giurati e gli organizzatori sono solo dei volontari che impegnano il proprio tempo e a volte i propri soldi per il bene della cultura, per cui non vi aspettate "ricchi premi e cotillons".
RispondiEliminaClaudio Fiorentini
Del libro di Paolo Cognetti ho letto solo alcune recensioni, più qualche estratto da riviste on line. Naturalmente ho in animo di leggerlo per esteso, e quanto prima lo farò, ma se debbo pronunciarmi ora nel merito, l'idea che me ne sono fatto è di un romanzo sicuramente allettante, vuoi dal punto di vista stilistico, ma anche e soprattutto da quello dei temi trattati, che rispondono a quelli universali dell'amicizia e dei vincoli familiari, sullo sfondo di un amore viscerale per la montagna che presuppone una salutare riscoperta delle radici. Penso anch'io, come sostiene il Prof. Spagnuolo, che non si tratti di un lavoro straordinario, ma interessante indubbiamente lo è. Se non altro per il richiamo, oggi più che mai impellente, ai valori elementari della terra e dei sentimenti intimi e autentici dell'umanità. Quanto alla domanda se meritava di vincere lo Strega, la risposta non è semplice e molto dipende dalla considerazione del valore - per me assai relativa - che dei premi si ha.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Non conosco Paolo Cognetti. Ho invece letto qualcosa di Wanda Marasco: si tratta di un'autrice di grande sensibilità e bravura. Per carenza di elementi a disposizione, non posso perciò esprimermi in modo equilibrato e con cognizione di causa sulla questione di cui si tratta. D'altro canto presumo che l'amico Antonio Spagnuolo abbia avuto le sue brave ragioni se ha assunto una posizione così netta. Ha certo letto con attenzione l'una e l'altra opera e ritengo che si sia espresso con la consueta onestà intellettuale e con la competenza che gli è riconosciuta.
RispondiEliminaSulla questione in generale condivido la posizione di Claudio Fiorentini sia per la serietà e giustezza delle argomentazioni addotte sia perché un amico molto addentro al sistema della grande editoria mi confidò una volta che, avendo le chiavi giuste e una certa somma disponibile, non è un miraggio avere su un libro, magari di mediocre valore, un marchio editoriale DOC.
Dopo di che, di cosa vogliamo parlare?
Pasquale Balestriere
Non ho letto il libro di cui si parla e non posso esprimermi nel merito. Ricordo però i commenti, per lo più non favorevoli, sul premio conferito. L'ottima analisi di Antonio Spagnuolo li avalla. Considerando la voce autorevole di chi scrive posso crederci. Il premio Strega è considerato uno dei premi piu autorevoli, in Italia e in Europa ed è seguito per il prestigio letterario anche dell'editore. L'editoria è figlia dei tempi, tempi bui come ha sottolineato chi mi ha preceduto con i commenti. Non voglio, però, disperare e voglio credere ancora che non tutto sia considerato 'prodotto'.
RispondiEliminaSonia Giovannetti
Ormai è risaputo quanto le case editrici abbiano un peso determinante sulla valutazione dei libri in gara al Premio Strega.
RispondiEliminaLa riflessione attenta del Prof. Spagnuolo conferma, quindi, la mia convinzione che il vero giudice di un’opera letteraria sia, in fondo sempre il lettore. È il lettore che, senza motivazione alcuna, se non quella di potersi arricchire ed emozionare attraverso la lettura, può dare un parere disinteressato e veritiero.
Non ho letto i libri in questione ma leggerò sicuramente quello della Marasco di cui il Prof. Spagnuolo poeticamente scrive: “le frasi potrebbero essere paragonate ad elastici, che, tesi con delicatezza, fiondano di volta in volta per incunearsi nell’immaginario del lettore” e ancora “Una luce particolare riesce a realizzare la compiutezza degli incontri in un’atmosfera intensamente meditativa”.
Il libro di Cognetti probabilmente non meritava il Premio Strega se le pagine non riescono “a cesellare lo stato di grazia di vicende esistenziali” ma Cognetti ama la montagna e i suoi insegnamenti e quindi mi piace pensare che anche il suo libro possa essere scelto come regalo di Natale rispetto a tanta letteratura spazzatura che si trova indegnamente sugli scaffali delle librerie.
Annalisa Rodeghiero
Se la teoria della relatività ha valore, allora figuriamoci il giudizio di chi come me non ha ancora letto i libri di cui si parla. Spagnuolo lo ha ampiamente fatto, nell'esperienza di lettore e uomo di grande cultura, sapendone motivare il personale giudizio.Sarà vero il connubio tra grandi case editrici e lauti riconoscimenti, dato che la tematica si ripresenta con ciclica frequenza. Un po' come avviene a molti premi di poesia: autore e non lirica. Tutto è relativo, il giudizio della critica, influenzata,o influenzabile, e quello dei lettori, del tempo che smentisce o che darà ragione. Ho letto molte critiche sul libro in esame: piatto e senza dialoghi, per esempio, così come passi dallo stesso estrapolati.Per questo condivido il giudizio di Spagnuolo sulla "esigenza della riflessione, la sollecitazione alla fantasia e alla possibile alchimia della seduzione della parola". Non nego, tuttavia, che la metafora delle montagne, come ritorno alla semplicità di un luogo, di una catarsi vitale, abbia in me suscitato quanto meno l'interesse a leggerlo per intero. Qualcuno mi ha insegnato, di recente, che la scrittura, così come la poesia, debba fuggire dagli schemi dell'intelletto solitario, urbano, ripristinando il flusso di un torrente che ha origini nel cuore. Emanuele Aloisi
RispondiEliminaBei commenti, che rispecchiano perplessità,sfiducie, ottimismi di personalità diverse di commentatori. Mi sento, un po' ironicamente, di trascrivere un passo "storico", che non ha bisogno di commento:" A proposito di concorsi letterari scriveva Delio Tessa nel 1938 ( sottolineo la data):
RispondiEliminaViareggio…Bagutta..Venezia…Lucca… e adesso non me ne vengono in mente altri; nomi di premi letterari che ce ne sono un’infinità…ah, sì..ho lasciato indietro S. Remo con le sue 50.000 lire il più appetibile se non il più importante di tutti.
Che cosa veramente significhi questa abbondanza di riconoscimenti in sì gran magra produzione letteraria di pregio non lo si sa con esattezza. Sovvenzioni ? Attestati di merito? ….il pubblico smaliziato ed indifferente ragiona per conto suo e non crede né a medaglie né a pergamene..”
Sentite ora il divertito e altrettanto storico resoconto di C. Linati –( ora in La bella Milano, 2013, ed Quodlibet,) intorno al premio Bautta che ” festeggia, da par suo, i diedi anni: Quest’anno Bagutta ha festeggiato il suo decennale. L’ha festeggiato con il solito modo tumultuoso e disordinato. Pareva di vivere ai tempi della scapigliatura lombarda dell’ultimo ‘800….In questi giorni sui banchi delle librerie c’è un libro con la sua brava fascetta- Premio Bagutta- I miei due vecchi librai brontolando lo guardano con sospetto. Se lo passano l’un l’altro.. Uno spunta la prima nota:
<Gh’è tropp premi in gir cara lu. La gent la bocca pu!”