Enzo Bacca, risulta Vincitore della
sezione poesia inedita del Mimesis quest'anno e secondo nella scorsa edizione.
Per lui Patrizia Stefanelli ha scritto la presentazione che apre questa sua
nuova silloge dal titolo "Romantide proibito". Il Bacca, che scrive
egregiamente del sociale si sveste e, nudo nudo, ancor di più ci parla d'amore
in grande stile. Il libro è stato pubblicato da Esperidi Edizioni.
Presentazione di Patrizia Stefanelli
per ROMANTIDE PROIBITO ultima silloge poetica di Enzo Bacca.
Patrizia Stefanelli, collaboratrice di Lèucade |
“nomade
pensiero d’amor proibito” (da Romantide proibito)
Senza dimora, in viaggio, alla ricerca,
chiuso in uno scrigno che è il sogno vibrante di vita e desiderio. Ossimori di
senso e contraddizioni, eppure è l’umano sentire che libra quale farfalla per
tornare crisalide in attesa di una nuova notte.
L’autore apre la raccolta e si presenta segnando dolcezza in una visione onirica, attraverso la fisicità di una scrittura che tenta l’approccio all’essere. Il fare poesia gli serve a portare in superficie ciò che di più autentico serba: il proibito, il censurato. Dalla levità di un balbettare d’ali alla visione di Nosferatu che attende la sua notte per vivere. L’uso della metafora è pienezza simbolica, figura che, attraverso un linguaggio poetico, si fa fiore colto all’infinito in comparazione col signore della notte il cui nome può voler dire: non spirato, immortale, che mai muore. Delicatezza e crudezza sono qui unite come facce della stessa esistenza. Abituata al Bacca della poesia sociale, mi sono avvicinata con timore a questa raccolta con la consapevolezza di quanto sia difficile scrivere poesie d’amore senza cadere nella retorica o nel déjà vu.
Quel che colpisce è l’incontro con “l’altro” da sé, il tentativo di rendere luce all’irrazionale. Il sensibile, dunque, è riflesso d’intelligibile. Il confronto vero è col mondo extra ordinario che può essere il mondo interiore, la selva nella quale è auspicabile perdersi. Uscire dalla selva è impossibile se non attraverso la conoscenza e un percorso circolare. Un percorso arduo che passa per quattro piani di scrittura e di lettura: letterale, allegorico, morale, analogico. Oltre la soglia dell’ apparente Abbondanza di quiete/sinuose colline/nessun dirupo… è possibile scendere nell’inferno delle proprie contraddizioni: Nudi lasciamo l’eden/ coprendo la faccia o le vergogne. / Oltre, solo vertigine e lamenti (Come Paolo e Francesca). Poi la risalita, per i cerchi dell’anima e del corpo dolente fino alla luce. Il lavoro poetico è esoterico poiché tende verso ciò che è nascosto; la sua interpretazione ermeneutica è eros poiché va spogliato dei suoi petali. Occorre e soccorre l’andare oltre il senso letterale che non è tutto ciò che si vuol dire e non può essere uguale per tutti. I gradi di lettura sono diversi e ogni simbolo ha corrispondenza naturale e umana. … e sull’orizzonte infinito/ dove i flutti baciano il cielo/ disegno i miei lamenti/ senza sfiorarti: tenerezze in sol/ che trasportano sogni (Mare di note amare). La fusione di sogno e realtà va a formare la dimensione unica de la pensée, cuore ed emozione: Così alacre questo autunno, aspro/ indosserò danzando melodiosa arpa/ e volerò leggero nell’aria umida/come queste foglie senza nocchiero. / Ma tu prigioniero, non sostare cuore… (Adagio in SIb maggiore). L’emozione si può considerare viscerale poiché dai centri addominali, prima ancora che con l’intelletto, “sentiamo”. Chi non ha sentito le farfalle nello stomaco o uno strano malessere di contorcimento nel caso in cui qualcosa ci offenda, o un ritrarsi dei muscoli addominali quando il pianto è trattenuto. L’amore viscerale ci trasporta verso un senso acritico, indomabile. Poi, passa dal cuore dove il sentire egotico diventa profondo e risonante. La tradizione indù rappresenta il cuore come un loto di dodici petali con al centro Shiva e Shakti, il principio maschile e quello femminile che è in ognuno, in armonia. La ricerca dell’equilibrio è la massima aspirazione dell’essere, la fonte della consapevolezza e della felicità. Questa ricerca verso l’illuminazione non è mai priva di dolore, di dubbi (sull’orlo del bicchiere il rossetto/ nel fondo del cassetto freme/ il cuore a pezzi), di decisioni della cui opportunità non si avrà contezza. Vorrei, ma (forse) non posso/oso non oso, mi spingo e se fallisco/taccio forse è meglio/ mi spoglio delle incertezze/scarico d’edonismo/disegno cerchi sulla sabbia/copro di pugni il saccone da boxe… Chiudo la porta dietro/per l’ultima volta (forse). Scompenso al cuore, ad una certa età/ le emozioni forti fanno crepare… (Colpo di coda?). I petali della poesia aumentano nel numero fino a farsi corolla mentre si raggiunge la sede della congiunzione al divino. Dischiudi i tuoi petali, miràl/all’estasi di primavera/ tepore di sogni carovanieri/ che aprono pagine/ lontane amiche di ieri… (Fiore dell’est). Qui la strada è incredibilmente bella come questa: Ricordo il battito infuocato/ in gola giungeva spasmodico, gonfiando carotidi… (Cavolo, se li ricordo quegli abbracci) e la sensualità vola verso i mille petali del loto con la malinconia color di melagrana appassita. Il fiore, simbolo della vita che rinasce sempre, è spesso presente nella poetica del Nostro. Poetica che non fa sconti, non cerca eufemismi per dire quel che è, quel che vive un uomo di oggi, immerso nella notte di un lampione spento, di una merit o di un whisky mentre porta fuori l’umido nella solitudine di strade. Solitudine/saudade cercata nel tempo segreto del cuore o nell’ennesima stanza ad ore… ore d’asporto. Un tempo che fuma e vola come vecchia locomotiva tanto da saltare il conteggio dei giorni. Un cuore di vetro come quello che sarà nei rifiuti il giorno dopo. La poesia di Enzo Bacca è coinvolgente. Ci si ritrova di fronte a testi che cercano nel sottosuolo della coscienza e procedono per strati, per frammenti, comunicando senza farlocchi lirismi quel che di più semplice e quotidiano vive l’uomo, tra un pianto vero e un pianto da cipolla. Un dentro e fuori tra anima e mondo che non disdegna ironia, invenzioni verbali, allitterazioni, flussi sincopati, realtà altre e possibilità che lasciano al lettore domande: Ma chi è Romantide? E’ forse Mandrake? Illusionista d’amore, alchimista contrabbandiere/ gentiluomo del mistero, cavallo senza cocchiere.
L’autore apre la raccolta e si presenta segnando dolcezza in una visione onirica, attraverso la fisicità di una scrittura che tenta l’approccio all’essere. Il fare poesia gli serve a portare in superficie ciò che di più autentico serba: il proibito, il censurato. Dalla levità di un balbettare d’ali alla visione di Nosferatu che attende la sua notte per vivere. L’uso della metafora è pienezza simbolica, figura che, attraverso un linguaggio poetico, si fa fiore colto all’infinito in comparazione col signore della notte il cui nome può voler dire: non spirato, immortale, che mai muore. Delicatezza e crudezza sono qui unite come facce della stessa esistenza. Abituata al Bacca della poesia sociale, mi sono avvicinata con timore a questa raccolta con la consapevolezza di quanto sia difficile scrivere poesie d’amore senza cadere nella retorica o nel déjà vu.
Quel che colpisce è l’incontro con “l’altro” da sé, il tentativo di rendere luce all’irrazionale. Il sensibile, dunque, è riflesso d’intelligibile. Il confronto vero è col mondo extra ordinario che può essere il mondo interiore, la selva nella quale è auspicabile perdersi. Uscire dalla selva è impossibile se non attraverso la conoscenza e un percorso circolare. Un percorso arduo che passa per quattro piani di scrittura e di lettura: letterale, allegorico, morale, analogico. Oltre la soglia dell’ apparente Abbondanza di quiete/sinuose colline/nessun dirupo… è possibile scendere nell’inferno delle proprie contraddizioni: Nudi lasciamo l’eden/ coprendo la faccia o le vergogne. / Oltre, solo vertigine e lamenti (Come Paolo e Francesca). Poi la risalita, per i cerchi dell’anima e del corpo dolente fino alla luce. Il lavoro poetico è esoterico poiché tende verso ciò che è nascosto; la sua interpretazione ermeneutica è eros poiché va spogliato dei suoi petali. Occorre e soccorre l’andare oltre il senso letterale che non è tutto ciò che si vuol dire e non può essere uguale per tutti. I gradi di lettura sono diversi e ogni simbolo ha corrispondenza naturale e umana. … e sull’orizzonte infinito/ dove i flutti baciano il cielo/ disegno i miei lamenti/ senza sfiorarti: tenerezze in sol/ che trasportano sogni (Mare di note amare). La fusione di sogno e realtà va a formare la dimensione unica de la pensée, cuore ed emozione: Così alacre questo autunno, aspro/ indosserò danzando melodiosa arpa/ e volerò leggero nell’aria umida/come queste foglie senza nocchiero. / Ma tu prigioniero, non sostare cuore… (Adagio in SIb maggiore). L’emozione si può considerare viscerale poiché dai centri addominali, prima ancora che con l’intelletto, “sentiamo”. Chi non ha sentito le farfalle nello stomaco o uno strano malessere di contorcimento nel caso in cui qualcosa ci offenda, o un ritrarsi dei muscoli addominali quando il pianto è trattenuto. L’amore viscerale ci trasporta verso un senso acritico, indomabile. Poi, passa dal cuore dove il sentire egotico diventa profondo e risonante. La tradizione indù rappresenta il cuore come un loto di dodici petali con al centro Shiva e Shakti, il principio maschile e quello femminile che è in ognuno, in armonia. La ricerca dell’equilibrio è la massima aspirazione dell’essere, la fonte della consapevolezza e della felicità. Questa ricerca verso l’illuminazione non è mai priva di dolore, di dubbi (sull’orlo del bicchiere il rossetto/ nel fondo del cassetto freme/ il cuore a pezzi), di decisioni della cui opportunità non si avrà contezza. Vorrei, ma (forse) non posso/oso non oso, mi spingo e se fallisco/taccio forse è meglio/ mi spoglio delle incertezze/scarico d’edonismo/disegno cerchi sulla sabbia/copro di pugni il saccone da boxe… Chiudo la porta dietro/per l’ultima volta (forse). Scompenso al cuore, ad una certa età/ le emozioni forti fanno crepare… (Colpo di coda?). I petali della poesia aumentano nel numero fino a farsi corolla mentre si raggiunge la sede della congiunzione al divino. Dischiudi i tuoi petali, miràl/all’estasi di primavera/ tepore di sogni carovanieri/ che aprono pagine/ lontane amiche di ieri… (Fiore dell’est). Qui la strada è incredibilmente bella come questa: Ricordo il battito infuocato/ in gola giungeva spasmodico, gonfiando carotidi… (Cavolo, se li ricordo quegli abbracci) e la sensualità vola verso i mille petali del loto con la malinconia color di melagrana appassita. Il fiore, simbolo della vita che rinasce sempre, è spesso presente nella poetica del Nostro. Poetica che non fa sconti, non cerca eufemismi per dire quel che è, quel che vive un uomo di oggi, immerso nella notte di un lampione spento, di una merit o di un whisky mentre porta fuori l’umido nella solitudine di strade. Solitudine/saudade cercata nel tempo segreto del cuore o nell’ennesima stanza ad ore… ore d’asporto. Un tempo che fuma e vola come vecchia locomotiva tanto da saltare il conteggio dei giorni. Un cuore di vetro come quello che sarà nei rifiuti il giorno dopo. La poesia di Enzo Bacca è coinvolgente. Ci si ritrova di fronte a testi che cercano nel sottosuolo della coscienza e procedono per strati, per frammenti, comunicando senza farlocchi lirismi quel che di più semplice e quotidiano vive l’uomo, tra un pianto vero e un pianto da cipolla. Un dentro e fuori tra anima e mondo che non disdegna ironia, invenzioni verbali, allitterazioni, flussi sincopati, realtà altre e possibilità che lasciano al lettore domande: Ma chi è Romantide? E’ forse Mandrake? Illusionista d’amore, alchimista contrabbandiere/ gentiluomo del mistero, cavallo senza cocchiere.
Patrizia
Stefanelli
Grazie
RispondiEliminaGrazie di cuore Professor Pardini, per lo spazio dato al mio Romantide proibito tra le pagine del prestigioso "Alla volta di Lèucade". Grazie a Patrizia Stefanelli per la bellissima presentazione del volume e a Claudia Piccino che ha curato una nota introduttiva. (Enzo Bacca)
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