Sinestesie, valente metaforicità,
fughe di impatto emotivo, accostamenti e vibrazioni; c’è complicità in questo
canto, c’è la vertigine dei sensi, degli amorosi sensi che hanno il potere di
trasferirti in mondi di onirico sperdimento. Quasi una preghiera in una
sinfonia di wagneriana memoria, dove la parola si incastona in uno spartito di crescente
significanza. “Lascia che ti rimanga a fianco” il parenetico invito, la
impellente richiesta di chi ama, e che, cosciente del suo amore, sa che senza
quel calore la vita sarebbe nulla. Lo scopo primo del poeta in questa erotica
esortazione è quello di voler sfiorare la pelle dell’amata in un gioco di lame
che mai potrebbero ferire l’inesistenza di una carne la cui esistenza è
nell’anima. Ecco che la voce di lei si leva quasi con tenore neoplatonico; con
dolcestilnovista delicatezza; vola leggera come un soffio di vento salmastro;
il poeta la sente, l’ascolta, la fa sua per darla in consegna ad un’anima
sperduta nel cassetto dell’oscuro. Parole fra le mani di un rosario, il pane in
parti uguali, il burro dell’amore, muffa depositata nella carne di chi
esistente assente. Accorgimenti di poetica intrusione; di metaforica
elasticità; di ossimorico slancio. Ammicchi, toni di leggerezza esistenziale,
vaghi ritorni a fonti di vita; ad acque cristalline dissetanti e purificatrici. Il suono continua a svolare; a ricamare l’aria in cerca
della sua alcova, di un afflato di simbiotiche connessioni: purificazione, luce.
Una scalata, una ascensione verso l’alto, verso un cielo che assorbe con la sua
azzurrità le aporie di un quotidiano vivere: amore oblativo, nirvana edenico,
stupefazione, approdi arditi per convertire in
gaudio le lacrime.
La luce di una lama
Lascia che ti rimanga a fianco
sfiorandoti la pelle dolcemente
in fondo non potrei ferirti
una profonda lama non può attraversare
l’inesistenza di una carne
semmai nell’anima
la sua esistenza. La voce tua
mi ha fatto ritrovare l’anima
sperduta nel cassetto dell’oscuro
parole tra le mani di un rosario
che affetta il pane in parti uguali
vi spalma il burro dell’amore
una denuncia a fin di bene
togliendone le briciole di muffa
depositata nella carne
di chi esistente è assente.
La voce tua mi ha dato l’acqua
il sangue che purifica le corde
quelle che stringono altre donne
quelle che affogano altri uomini
appendono me stesso alla tua luce.
sfiorandoti la pelle dolcemente
in fondo non potrei ferirti
una profonda lama non può attraversare
l’inesistenza di una carne
semmai nell’anima
la sua esistenza. La voce tua
mi ha fatto ritrovare l’anima
sperduta nel cassetto dell’oscuro
parole tra le mani di un rosario
che affetta il pane in parti uguali
vi spalma il burro dell’amore
una denuncia a fin di bene
togliendone le briciole di muffa
depositata nella carne
di chi esistente è assente.
La voce tua mi ha dato l’acqua
il sangue che purifica le corde
quelle che stringono altre donne
quelle che affogano altri uomini
appendono me stesso alla tua luce.
rileggermi su Leucade con le parole del prof. Pardini non è motivo di solo orgoglio; è soprattutto orgoglioso superamento di apparirvi nudo, perché le sue parole fanno questo: mettono a nudo un'anima. Leggere le sue parole è come sdraiarsi sulla barella dello studio di uno psicologo. Non esiste filtro alla conoscenza, al recupero di un qualcosa, di un bello che senza le sue parole, tale non risulterebbe, né a chi legge, né a chi scrivendo si confessa. Grazie. Emanuele Aloisi
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