Paolo Bassani, collaboratore di Lèucade |
E’ stata recentemente presentata
presso l’Accademia Lunigianese di Scienze “Giovanni Capellini della Spezia
l’opera “LA LETTERATURA DELLA
LUNIGIANA STORICA”, ideata e curata da Giovanni Bilotti.
Sono intervenuti Egidio Banti, Francesco D’Episcopo, Mirco Manuguerra, Antonio Zollino.
Sono intervenuti Egidio Banti, Francesco D’Episcopo, Mirco Manuguerra, Antonio Zollino.
L’opera, in tre volumi, riporta testimonianze
letterarie artistiche delle province della Spezia e di Massa Carrara, dalle
origini ai giorni nostri.
Ci pare opportuno riportare i giudizi
espressi da due autorevoli letterati; da Francesco D’Episcopo: “Opera consapevolmente territoriale, con
un’ampia e articolata ricaduta nazionale e internazionale, che rilancia, con
singolare specificità, l’immagine di una
regione nella regione, la Lunigiana
storica, in tutte le sue possibili componenti, geografiche, storiche, antropologiche,
nel senso di una totalità critica, che rinvia ad una esemplare
enciclopedia dell’anima, come la
produzione letteraria pienamente conferma. Un storia, dunque, solo apparentemente
locale, che può invece farsi universale patrimonio dell’umanità”; da
Giorgio Barberi Squarotti: “…ammiro infinitamente
i Suoi volumi maestosi e grandiosi per ricchezza di informazione di filologia,
di storia di letteratura raffinata ed avventurosa, ilare e meditativa lungo i
secoli…”
Naturalmente la nota che ne fa il
curatore Giovanni Bilotti è altrettanto significativa:
“Quest’opera è probabilmente l’unica storia
letteraria realizzata in Italia secondo il significato vasto di “letteratura”
espresso da Gadamer ed ha la caratteristica di essere riferita ad una precisa realtà
storico-geografica.
Redatta
in circa trenta anni di studi e ricerche, “La letteratura della Lunigiana
storica” ha l’obiettivo di far conoscere la cultura millenaria di un territorio
che ha generato autori e opere meritevoli di essere ricordati, così come cerca
di salvaguardare la memoria degli antichi Liguri (in particolare gli Apui, che
seppero tener testa ai Romani per difendere la loro terra e la propria
identità), e dei loro discendenti, che dovettero superare nel tempo ardue
prove, contesi come furono da dominazioni straniere e potentati locali. Senza dimenticare
quanti, migrando nella nostra terra, ne condivisero le sorti.
Dai molti saggi di questi volumi si potrà
apprendere quanto la
Lunigiana abbia prodotto in termini culturali. Certo, Dante
rappresentò uno stimolo eccezionale per la crescita culturale, ma, senza menti
capaci, creative e ricettive allo studio e all’arte, non sarebbe seguita tanta
ricchezza letteraria. E nemmeno tanto valore artistico: si pensi, ad esempio,
al rapporto Michelangelo/marmi di Carrara/ e si capirà come un territorio, non
certo immenso, sia potuto assurgere a fasti di celebrità tali da alimentare
ancora oggi lo spirito sublime della scultura nel mondo. Le scuole e gli studiosi
dovrebbero sostenere questo messaggio semplice e vitale.
Ma al di là del criterio seguito, è innegabile
che senza ottimi collaboratori questa opera né sarebbe stata scritta, né
sarebbe riuscita a superare i canoni di solito seguiti e rispettati dagli
autori di storie letterarie. Alla fine, proprio i validi saggisti sono
risultati l’arma decisiva in una scommessa che serenamente ora penso sia stata
vinta da tutti, insieme. Di essi molti sono i nativi (equamente distribuiti fra
le confinanti province della Spezia e di Massa-Carrara), anche se alcuni
risiedono ormai altrove”.
Alcune
immagini della presentazione
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