La poesia di seguito ha vinto il
premio "Renato Fucini" di Montopoli in Valdarno
Poesia calda, di amore e di risentimento
verso un mondo che non merita più l’afflato dei poeti. “Il tempo del poeta è
ormai passato”. Ma la Celestino con versi di armonica gentilezza e di euritmica
sensibilità dà sfogo ad un’anima nata per cantare; per gridare al mondo la
Bellezza del canto, il suo palpito
vibrante; ma anche il suo lamento funebre, l’addio all’altare del perdono: “L’altare del perdono
è ormai stremato,/tempo non ci sarà per scarso amore /né più percorrerò
vie desolate /cercando chi su esse non ritorna.”. Un invito ad amare, alla
rinascita, al giorno, alla luce; ad una società migliore che di amore si cibi a
ché il poeta possa di nuovo attualizzare il suo messaggio di vita; di questo
vive: di spiritualità, di un sentito allungo verso il cielo, di quell’armonia che,
ora spersa, una volta guidava verso i cuori. Ed è proprio dallo “squarcio” che
deriva l’addio profano della poetessa:
Questo è
il mio addio profano,
ma attendo nuova aurora e nuova vita
attendo solo d’essere riamata.
ma attendo nuova aurora e nuova vita
attendo solo d’essere riamata.
Alla fine, l’ossimorico contrasto fra la
fluidità sonora dell’endecasillabo e il melanconico resto di un’ultima
ignominia dà vita a un auspicante grido di luce e di speranza: “ma attendo
nuova aurora e nuova vita”.
Nazario Pardini
ATTENDO NUOVO SOLE
Il tempo del poeta è ormai passato,
ogni stilla d’inchiostro s’è asciugata,
la musa muore senza la speranza,
né mai sarà più tempo
di regalare perle alla bufera.
Nello squarcio s’è persa l’armonia,
che con sublime ritmo
ognora mi guidava verso i cuori.
Solo un cimelio resta
e ne avrò cura
finché avrò vita, finché avrà respiro,
unico appiglio, unico mio bene.
Mentre si spegne l’alito vitale
avrò già chiuso con il mio passato.
Nulla, per me, domani sarà uguale
quando il camino non darà calore.
Raminga rimarrò, vecchia e smarrita,
lì dove il suolo mio non è il natìo.
Mentre le mani care mi scavano la fossa,
sola e delusa, come canna al vento,
mi sporgo sull’abisso
in attesa dell’ultima ignominia.
Non è più tempo di parlare a sordi,
distratti menzogneri furbi e orbi,
gretti di cuore e vuoti di pietà.
Quando l’amore vuol manifestare
non usa motto per l’intendimento.
L’altare del perdono è ormai stremato,
tempo non ci sarà per scarso amore
né più percorrerò vie desolate
cercando chi su esse non ritorna.
Questo è il mio addio profano,
ma attendo nuova aurora e nuova vita
attendo solo d’essere riamata.
ogni stilla d’inchiostro s’è asciugata,
la musa muore senza la speranza,
né mai sarà più tempo
di regalare perle alla bufera.
Nello squarcio s’è persa l’armonia,
che con sublime ritmo
ognora mi guidava verso i cuori.
Solo un cimelio resta
e ne avrò cura
finché avrò vita, finché avrà respiro,
unico appiglio, unico mio bene.
Mentre si spegne l’alito vitale
avrò già chiuso con il mio passato.
Nulla, per me, domani sarà uguale
quando il camino non darà calore.
Raminga rimarrò, vecchia e smarrita,
lì dove il suolo mio non è il natìo.
Mentre le mani care mi scavano la fossa,
sola e delusa, come canna al vento,
mi sporgo sull’abisso
in attesa dell’ultima ignominia.
Non è più tempo di parlare a sordi,
distratti menzogneri furbi e orbi,
gretti di cuore e vuoti di pietà.
Quando l’amore vuol manifestare
non usa motto per l’intendimento.
L’altare del perdono è ormai stremato,
tempo non ci sarà per scarso amore
né più percorrerò vie desolate
cercando chi su esse non ritorna.
Questo è il mio addio profano,
ma attendo nuova aurora e nuova vita
attendo solo d’essere riamata.
Margherita Celestino
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