Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
Quando ero al liceo, a Città Del
Messico, un professore supplente di letteratura mi diede alcune copie della
rivista “El Zaguàn”, che ancora conservo nella mia biblioteca. Tra i curatori
della rivista, oltre al professore, c’era Alberto Blanco, che allora era un
giovane poeta emergente. Con gli anni, Alberto è diventato uno dei poeti più
importanti in Messico, ottenendo ogni sorta di riconoscimento ed essendo poi
stato tradotto in moltissime lingue, compreso l’islandese, ma mai prima d’ora
in italiano.
La radice quadrata del cielo mi è
capitato tra le mani in bozza un paio di anni fa e, un po' per gioco, cominciai
a tradurlo. Si tratta di un testo poetico molto particolare che, come definito
nella dichiarazione dei principi, è scritto da un uomo di scienza, un chimico,
per la precisione. Il linguaggio usato è volutamente universitario
e, più precisamente, quello tipico delle facoltà scientifiche messicane che,
avendone personalmente frequentata una, non mi è estraneo. Ho voluto, in questa
traduzione, mantenerne, per quanto possibile, le tipiche caratteristiche: frasi
brevi, attive, punteggiatura decisa; insomma, postulato più, postulato meno,
con versi brevi e caratterizzati da una certa assertività, la freddezza delle
spiegazioni professorali diventa poesia e si tinge di dubbio.
Ci troviamo, quindi, davanti a una
silloge estremamente originale che raccoglie un insieme di teorie, inizialmente
scientifiche, riducendole (o forse sarebbe meglio dire espandendole) alla
dimensione poetica dove si naviga oltre le certezze. Si direbbe che è un
paradosso, la scienza parte dal dubbio per raggiungere la certezza mentre la
poesia smonta le certezze per riproporre il dubbio, ma non lo è perché, comunque,
anche le certezze che propone la scienza sono intrise di incertezza, o di
dubbio, perché tutto ciò che si studia e si spiega è sempre e comunque colmo di
mistero, come è un mistero la vita stessa che passa e che ci consente di
percepire solo il presente, che di fatto non passa mai, pur avendo un inizio e
una fine - la nascita e la morte - una linea tra due punti che tracciamo
essendo solo un punto, un’infinitesima parte di un tutto, come vediamo nella
seconda lezione di geometria:
Nel principio c’è un punto.
Non ha dimensione né orientamento.
È infinitamente piccolo
ed è eterno: non dipende dal tempo.
Una linea, lunga o corta che sia,
ha un numero infinito di punti.
Una superficie, per piccola o grande che
sia,
ha un numero infinito di punti.
Un volume, per immenso o minuscolo che
sia,
ha un numero infinito di punti.
Qualsiasi corpo di quattro dimensioni
ha più punti di un volume,
una superficie o una linea,
e, contemporaneamente,
lo stesso numero: infinito.
Questo è il sunto della vita stessa, il
punto che si sposta su una linea o una superficie e che insieme a un numero
infinito di altri punti forma qualcosa che ha inizio e fine, pur contenendo
sempre un numero infinito di punti. Ora, se disegnassimo la nostra vita,
dovremmo partire dal punto, sempre lo stesso, e con esso delineare un elemento,
una forma geometrica semplice o complessa
che sia, ma pur sempre disegnata da un unico, infinitesimo punto che si fissa
in diversi, conseguenti, infinitesimi istanti. Così facendo coglieremo
l’infinito che è in noi, e l’eterno che viviamo.
È strano, ma nell’eternità
il numero di frazioni di secondo
è identico al numero di secondi,
sebbene ci sia un numero infinito
di frazioni tra un secondo e l’altro.
Il viaggio che propone Alberto Blanco in
questa preziosa silloge va ben oltre il tempo e la linea, perché esplora ben
altri principi, ma ricordiamo che sono poemi scientifici, ricordiamo che stiamo
calcolando la radice quadrata del cielo, per cui, coerentemente con la
dichiarazione dei principi, è necessario procedere con ordine ed esplorare i
vari postulati della scienza assicurandosi di aver posto le basi per poterli
capire. Quindi avanziamo gradualmente e passiamo dalla teoria dello spazio,
dove scopriamo che non abbiamo altro luogo del “qui”, per poi approdare alla
teoria di Newton, e poi alla splendida teoria della relatività, della luce, del
colore, del calore…
È un fatto ben noto che in natura
i migliori combustibili sono
cattivi conduttori di calore,
come, ad esempio, il legno.
Invece i migliori conduttori di calore
Solitamente sono pessimi combustibili,
come, ad esempio, il ferro.
Lo stesso succede con le nostre
emozioni:
quelli che sono capaci di trasmettere le
proprie emozioni
difficilmente si consumano in esse.
Ma quelli che non permettono che le
proprie emozioni fluiscano
corrono il rischio, grave, di esplodere.
O del caos, dove apprendiamo che le
cose tendono alla forma, o della probabilità che dice
Una rondine
non fa primavera.
Una teoria è solo
una probabilità.
Un fascio di versi
non ordina l’universo.
Un lancio di dadi
non sarà mai prova del caso.
O la teoria degli insiemi che ci
sorprende e ci illumina con
In una camera al buio si accende una
candela.
Tutto ciò che si vede in quella camera
esiste
si vede d’improvviso illuminato su un
fianco
e proietta ombra sull’altro.
Tutto ciò che ha luce ha ombra.
La luce e l’ombra vanno mano nella mano.
Ma, se la fiamma stessa non ha ombra,
davvero ha luce la fiamma della candela?
E così via, fino ad arrivare alle mappe,
dove la terra non è la terra, la mappa non è il territorio, dove
si fanno piani, progetti, studi, basandosi su una metafora. Questo
è il mondo di Blanco, che ci guida nel nostro apprendimento sfidando la scienza
e ponendo la poesia allo stesso livello, se non oltre, perché la poesia è,
anche, un campo di conoscenza, un passaggio necessario e imprescindibile, un
trampolino di lancio che semina dubbi e spinge alla conoscenza.
Blanco chiude dicendo Nelle mappe non si è percorso nulla. /
Nella poesia non c’è nulla di scritto. ed effettivamente, la poesia è come una mappa, una rappresentazione
bidimensionale di ciò che ha più dimensioni, un riassunto di ciò che è vissuto
nel poeta e che ora vive nel lettore, un processo di compressione espansione
dove le parole rappresentano, non dicono e basta, dove il contenuto si libera
nella mente e nel corpo del lettore andando a solleticare l’anima. Se non si
solletica l’anima, la poesia, semplicemente, non è.
Finalmente pubblicato questo lavoro di Claudio Fiorentini. Ce ne ha parlato in varie occasioni, ma questa volta lo fa in maniera assai più avvincente e compiuta. Alberto Blanco è poeta straordinario che vive in maniera intrigante, profonda ed autentica il rapporto tra scienza e poesia: approcci opposti e convergenti dell'interrogazione, che al tempo stesso è consapevolezza, del mistero. Incandescente la miscela di aforismi che ne segue, dove certezze e dubbi si presentano paradossalmente fusi tra di loro. Colpisce la visione di un'eternità, di un "hic et nunc", che non sta fuori, ma dentro lo spazio ed il tempo, pur non coincidendo con il divenire tumultuoso. Ed è un'eloquente conferma dell'armonia dei contrari. Complimenti vivissimi a Claudio, ed un sentito ringraziamento, per questa suo impegno letterario.
RispondiEliminaFranco Campegiani