Solo
una goccia, mi raccomando
Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
“ Lo vuole macchiato col latte, il
caffè? ” gli chiese il barista.
“ Solo una goccia, mi raccomando ” gli rispose il signor XY che, dopo aver
ingerito la bevanda ben
zuccherata ascoltando i commenti degli
avventori sull’imminente temporale, uscì per tornarsene a
casa.
La pioggia, torrenziale, lo sorprese tre
isolati prima della sua abitazione e, nonostante impermeabile
ed ombrello, bastò a farlo entrare in
casa completamente fradicio.
Due ore dopo era già raffreddato.
“ Io glielo avevo ben detto, di non
uscire, a quel testone ” borbottò tra sé
e sé Rosetta, la sua
domestica, che tre volte alla settimana
gli sbrigava le pulizie.
“ Come dice?? ” le domandò XY.
“ Niente, niente, lo so io! Dico solo
che chi è soggetto a raffreddore cronico, come lei, dovrebbe
riguardarsi ben a dovere, non crede? ”.
“ Pensi ai suoi amati pavimenti, non mi
paiono particolarmente brillanti, oggi ”.
“ Neppure lei è particolarmente
brillante, oggi, anzi a dir la verità ha una brutta cera ”.
“ Sempre meglio di quella delle sue
piastrelle ”.
“ Non è colpa mia, se non luccicano: uso
sempre più detersivo, ma in nessun negozio trovo quello
di una volta, che era unico ”.
XY chiuse la conversazione con un’alzata
di spalle, prese maglione e cappello, li indossò e uscì per
recarsi dal medico.
Il dottor Eugenio Bastapoco, visitato il
nuovo paziente ( XY cambiava di continuo specialisti nel
tentativo di risolvere definitivamente
il suo problema ), gli suggerì:
“ Guardi, ho quel che ci vuole per un raffreddore
così ostinato: le prescrivo queste gocce di
Oscilloscopium Arborea da assumersi la
sera, per sei giorni. Una goccia prima di coricarsi.
Solo una goccia, mi raccomando! ”.
“ Perché? ”.
“ Perché deve assumerne pochissima, di
questa medicina. Viene preparata partendo da un grammo
di linfa di una rara felce amazzonica.
Questo liquido viene poi diluito in un litro di acqua, da questa
quantità viene prelevato un grammo, che
viene diluito in un altro litro d’acqua, e così via, per dieci
volte ”.
Il signor XY, che era ragioniere e
dunque sapeva far di conto, dopo aver meditato un po’ sulle
parole del luminare disse:
“ Ma, dottore, in un grammo di questa
linfa ci sono circa centomila miliardi di miliardi di questa
molecola miracolosa, vero? ”.
“ Certo ”.
“ Bene, se in ogni travaso viene diluita
di mille volte, dopo dieci operazioni di questo tipo
nell’ultima goccia di sostanza, quella
che devo ingerire la sera, mi aspetto che ci sia un
decimilionesimo di molecola efficace
cioè, parliamoci chiaro, neppure una ”.
“ Certamente, ma lei trascura il fatto
saliente! L’acqua che entra in contatto con questa sostanza
assume le proprietà curative della felce
brasiliana ed è per questo motivo che la goccia serale la
guarirà perfettamente dal suo
infreddamento. Bene, ora ho altre visite: ecco la sua ricetta, mi deve
30 euro ”.
Il ragionier XY lo guardò torvo, pagò ed
indi uscì diretto in farmacia dove, con altri 20 euro, ebbe la
Oscilloscopium Arborea adatta per il suo
naso.
Rincasando s’imbattè nella signora Rosetta,
che non aveva ancora finito di strofinare le superfici
dell’abitazione.
Il nostro simpatico ragioniere,
trovandosi meno ricco di 50 euro, pensò bene di fornire alla
domestica un suggerimento su come
risparmiare un po’.
“ Ne metta solo una goccia, mi
raccomando! ”.
“ Come? ”.
“ Intendevo dire di diluire una goccia
di detersivo in un litro di acqua, poi di ripetere il
procedimento una decina di volte ed
usare infine l’ultimo secchio d’acqua ”.
“ Ma, signor XY, come posso pulire solo
con acqua fresca ?”.
“ Lei trascura il fatto saliente!” la apostrofò XY “ L’acqua che viene in
contatto col detersivo si
ricorda delle proprietà di quest’ultimo,
anzi le fa proprie, ed è per questo che con una sola goccia i
pavimenti splenderanno! ”.
La signora Rosetta racchiuse scopa,
secchiello e stracci nella dispensa, lo guardò indi piuttosto
torva, in silenzio, e si allontanò
infine senza proferire sillaba.
Sette giorni dopo, grazie alla
miracolosa cura scrupolosamente seguita, il signor XY era
nuovamente in forma smagliante.
Ma, ahinoi ( anzi ahilui ), la domenica successiva trascorse il
pomeriggio a vedere gli sbandieratori
in piazza e, siccome tirava un po’ di
venticello, alle venti del dì di festa era nuovamente ripiombato
tra starnuti e sbuffi.
Il lunedì mattina, di buon ora, lo
ritroviamo nello studio di un altro otorinolaringoiatra, il dottor
Carlo Uguali.
L’esperto medico, constatato il suo
penoso stato ( sbuffava come una foca ), gli disse:
“ Io curo IL SIMILE CON IL SIMILE, caro
signor XY, pertanto le consiglio di ospitare a casa sua,
diciamo per una settimana, qualcuno con
un grosso raffreddore, in modo tale che vi curiate a
vicenda
influenzandovi, mi scusi il termine, reciprocamente. La vostra
interazione porterà ad
entrambi grandi benefici. Mi raccomando,
dunque, inviti qualche amico ben costipato! ”.
“ Ma io non ho amici raffreddati, per lo
meno in questo periodo, ad Agosto! ”.
“ Beh…”
lo consigliò benevolmente il medico “ tra i barboni che dormono sotto i
ponti
sicuramente ci sarà qualcuno raffreddato
anche in Estate. Perché non lo invita?
”.
Il signor XY, convinto, pagò il prezioso
consiglio con altrettanto preziose banconote e si avviò
verso casa.
Camminando pensò che almeno questa volta
aveva risparmiato i soldi della farmacia, salvo poi
rammentarsi che neppure i barboni vivono
di aria ( diluita o no che fosse ) e, pertanto, che sarebbe
dovuto passare a far compere per
l’ospite.
Sulla porta di casa incontrò la sua
governante, la quale stava uscendo.
“ Per cortesia ” la pregò il ragioniere “ prima di andare potrebbe controllare che la
stanza degli
ospiti sia in perfetto ordine? ”.
“ Va bene ” gli rispose la Rosetta,
guardandolo stranamente “ aspetta visite? ”.
“ Forse avremo una persona per tutta la
prossima settimana ”.
“ Un suo parente? Lo conosco? ”.
“ No, probabilmente verrà un barbone ”.
Rosetta rimase muta, fulminata!
Il signor XY non la degnò di uno
sguardo, prese il settimanale appena acquistato e si sprofondò in
poltrona e nella lettura.
Una settimana dopo le cose stavano in
questi termini: il signor XY era guarito del tutto, il barbone
anche ( era pure aumentato di peso di
circa 5 chili prima di venir congedato), la signora Rosetta, di
umore cupo, stava stirando le lenzuola
della camera degli ospiti, dopo averle adeguatamente lavate
e disinfettate.
Quella stessa sera il caro ragioniere
uscì per recarsi al cinema a vedere “ FREDDO POLARE ”, un
magnifico film d’azione, e, quando
rincasò, era nuovamente ammalato come al solito ( era bastato il
titolo del lungometraggio! ).
Il mattino seguente lo ritroviamo a
passeggiare nervosamente per le vie della città, indeciso se
entrare in un gabinetto medico nella cui
entrata faceva bella mostra una targa che recitava
-Dottor Gustavo Dolce, medico chirurgo
antennista –
“ C’è un errore nella scritta, avranno
voluto intendere anestesista ” pensò il
nostro raffreddato
ragioniere, che comunque infine varcò la
soglia.
Il dottor Dolce lo visitò
scrupolosamente, gli fece dire “ trentatré ” per ben 5 volte, e dopo 165
secondi emise la diagnosi, che XY già
presumeva.
“ Lei è molto raffreddato, caro signore,
ma è anche molto fortunato, perché io ho una cura infallibile
per i suoi malanni. Ecco di cosa si tratta: lei deve contare,
guardando da tutte le finestre di casa sua,
quante antenne della televisione sono
visibili. Ecco, se lei ne vede ad
esempio 18, dovrà assumere
ogni giorno, per 7 giorni, 18 zollette
di zucchero, debitamente distribuite nell’arco della giornata.
Si ricordi: solo una zolletta per ogni
antenna, troppo zucchero fa male!
E’ una cura fantastica, assolutamente
infallibile ”.
Il signor XY, felice di aver trovato una
cura così efficace ed a buon prezzo, solo quello dello
zucchero ( ah…dimenticavo i 40 euro del
consiglio medico ), rincasò velocemente per accingersi a
contare, sotto gli occhi di una sempre
più preoccupata Rosetta, il numero di antenne televisive che
abitavano i tetti del suo quartiere.
Dopo una settimana le antenne avevano
fatto miracolosamente il loro effetto: un pimpante XY, con
tanto di sciarpa al collo ( si
avvicinava l’Autunno ), si dirigeva felice al Palazzo dei Congressi della
sua città.
Era in programma infatti quel giorno un
convegno a carattere nazionale su “ malattie da
raffreddamento ”, un tema che lo aveva
affascinato fin da piccolo.
Prese posto in prima fila, con largo
anticipo sull’inizio dei lavori, impaziente di ascoltare gli
interventi dei dottori Bastapoco, Dolce
e Uguali, e ovviamente dei loro colleghi.
“ Chissà ” pensava “ quanti altri interessanti metodi di
cura imparerò ”.
Ma, purtroppo, le sue aspettative
andarono deluse.
Tra i relatori mancavano i suoi
curatori, che non scorse neppure tra il pubblico.
Risultavano iscritti a parlare, invece,
valenti specialisti provenienti dalle più prestigiose Università,
tutti concordi all’unisono sul modo di
trattare il raffreddore: una buona dose di antibiotici.
“ Per scongiurare eventuali
complicazioni ” era la frase con cui i
primi quattro avevano concluso i
loro interventi.
Quando il quinto luminare, con un
pizzico di febbre per una incipiente influenza, affermò che la
cura canonica con gli antibiotici
dimostrava un’efficacia del cento per cento e risolveva
immancabilmente il problema in sette
giorni, XY non ce la fece oltre a sopportare quelle fandonie e
sbottò:
“ E’ assolutamente falso che la cura
ufficiale sia l’unica soluzione. Io posso testimoniare, sulla mia
pelle, che esistono altre valide
alternative, per citarne solo tre, ad esempio, l’assunzione di una
goccia di Oscilloscopium Arborea o di
una zolletta di zucchero per antenna, oppure anche il
contatto prolungato con altre persone
ugualmente costipate. Posso dire che questi tre modi curativi
hanno brillantemente risolto le mie
magagne in una settimana! ”.
I professoroni seduti al tavolo dei
conferenzieri, dopo un iniziale attimo di smarrimento, si
guardarono l’un l’altro stupiti,
sorpresi nell’apprendere come quei metodi alternativi ed innovativi
avessero dimostrato effetti
perfettamente sovrapponibili a quelli delle cure standard, ben conosciute
e documentate.
Mentre l’uditorio era in attesa di una
risposta dagli oratori che, però, continuavano a guardarsi
intorno con un imbarazzo via via
crescente ormai ben avvertibile nella grande sala, un ragazzino
che dimostrava, al più, una quindicina
d’anni si alzò per dire:
“ Non dipenderà dal fatto che il
raffreddore è quella malattia, secondo un vecchio detto, che se
curata passa in sette giorni mentre, se
trascurata, guarisce invece in una settimana? ”.
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