Nel
frattempo
viviamo
Nazario Pardini
Non manca
di sorprenderci
e stupirci
il nostro
amato e stimatissimo
poeta Nazario Pardini con questa
raccolta di poesie
ben distante
dal suo conosciuto stilema
letterario, quello legato
al fascino
del mito,
all’eccellenza
della cultura classica, alla
favolosa ed onirica sua natura.
Un
canto rinnovato che adesso si fa
travagliato,
toccato da un profondo realismo, percorrendo tortuose
strade e marciapiedi urbani, che si accosta
ad una
umanissima
quotidianità
del fare
e del
dire, entra nelle piccole armonie/disarmonie
delle cose pratiche
ma anche
nel mare
magnum delle fatiche e dei
sogni di ognuno
di noi.
Una voce
poetica decisamente
innovativa
dunque. Un
Nazario Pardini in tono
minore? Tutt’altro, anzi l’espressione
altra e profonda
di un
poeta al
cui potere
visionario
e aulico
dell’esistenza
si associano
una esperienza
meditativa
e riflessiva
di lunga
data, l’atteggiamento
critico, interrogativo
del saggio
ed anche un
personale divertissement; insomma
egli rivela tutta l’arte
rara di
colui che colmo
di esperienze
traccia quale è e
come si
compie il mestiere
della vita; una vita
certamente
complessa,
difficoltosa
ma che
deve essere
comunque vissuta e difesa
come prezioso
bene.
La parola
pardiana si spoglia
dunque della sua aura
classicheggiante,
del fantastico
volo tra
campi, boschi, fiumi ed
edeniche isole e
diviene decisamente
popolareggiante,
approdando
alla terra
della minuta esistenza di una
collettività
di cui
egli si
sente assolutamente
parte integrante.
Una poesia
la sua
che muta
profondamente
nella struttura metrica e musicale assumendo
invece una singolare
bellezza ritmica nella brevità
compositiva,
particolarmente contagiosa,
accattivante
in cui
la parola
si fa
diretta, succinta, significante
all’istante,
connettendosi
immediatamente
alle armonie
e alle
imperfezioni
di una
esistenza giornaliera
di uomini
e donne.
La silloge
è suddivisa
in due
parti di cui
la seconda
soprattutto
( Dal
serio
al faceto-Dal
sacro
al profano)) mostra
un autore che si cimenta con una poesia condita di massime, aforismi, detti,
proverbi e tutta una sua attitudine
ad un
vezzo scherzoso,
avvicinandosi al filone
burlesco toscano, al realismo comico-sarcastico, non
esente comunque da seriose tematiche quali
ci appaiono
quelle su :
“O’Dell”
e sul
“Gioachimismo”.
L’anima,
il Tempo, le
Armonie e geometrie
vitali nei loro
contrasti,
ci appaiono
le colonne
portanti dell’opera
oltre che ad
un destino
della vita misterioso,
sfuggente e contraddittorio.
E’ dunque
questa sua rinnovata
fatica letteraria
un condensato
di meditazione,
riflessione,
di atteggiamenti
critici non scollegato
tuttavia dal suo
amore per la
bellezza e la
Grazia della natura, ma a cui si aggiunge anche un serio
esercizio poetico di impegno
civile e
morale.
Piace allora il poeta
Pardini in una
dimensione
lirica i cui
tratti scendono nell’intreccio
delle trafficate strade
del vivere,
nel campionario di comportamenti,
azioni, opinioni, vizi e
virtù di
ogni giorno
di una
complessa sopravvivenza
in cui
esporre le varie
umanità nelle loro antitesi
tra bene
e male,
tra buone
intenzioni
e vita
pratica.
Tutta la silloge
è pervasa
da un
sentore amaro, malinconico,
ironico, carico del senso
della solitudine
ed in
cui anche
i dolci
ricordi dei luoghi
cari hanno
una loro
asprezza, da un
soffuso pessimismo
per la
caducità del tempo
e delle
armonie e da
una costante,
strisciante
richiesta di accesso
ad una
sfera di godimento
delle piccole armonie in cui
adagiarsi e riposare,
come in
quella sua fantastica
lirica che inizia
con questi
versi: “ /Se il
paradiso fosse in terra/mio
Signore/”.
Dunque un Pardini
in una
veste suggestiva
e affascinante, intellettuale/pratica,
concreta, realistica, in una
dimensione
tra spirituale
e materiale
che affronta
i temi
ricorrenti
della vita come
l’amore,
la gioia,
il destino,
la speranza,
la morte
spogliandosi
della sua aureola
accademica e
condividendo
il comune destino quotidiano degli uomini.
Carmelo Consoli
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