I tipi di Blu di Prussia, a me tanto cari,
pubblicano le ‘dieci poesie d’amore’ di Nazario Pardini, e la plaquette è
intitolata “Il sorriso del mare”. Guardo la foto di copertina, il mare che
partorisce nel suo immenso utero un tramonto meraviglioso, senza ‘rughe’, e
sono già nella sua Poesia.
Imparo subito che a correre lontano dai sogni
ci si può far male. Nazario ne è consapevole ed esordisce con cinque liriche
d’amore travolgenti, che rispettano il coraggio dei sogni che ci vengono dati
in dote.
La lirica “Con la rete da pesca” rappresenta un
diamante incastonato nella vita di chi ha la fortuna di leggerla. La donna
diviene mito marino, staccato dalla concretezza quotidiana e proiettato sullo
schermo vario e grandioso della natura. Si verifica un fenomeno di sinestesia:
visivo e tattile allo stesso tempo. Ma sono così aride le parole rispetto alla
luce dei versi:
“
avvisami quando passi da queste parti,
io sono qui pronto a pescarti. E magari
anche a tuffarmi nel fiume per affogare
con la tua bocca nel cuore”- tratti da “Con la rete da pesca”
Le altre poesie dedicate a Delia ci invitano a
rincorrere gli incanti del Poeta, di un’innocenza più fragile della neve. La
giovane potrebbe essere la
Beatrice di Dante, la Laura di Petrarca, ma come asserisce la
prefatrice Anna Vincitorio ‘ci sarà sempre una Delia nel tempo e fuori del
tempo’
per coloro che intendono la vita come una
musica, che sanno tornare a visitare quelli che Nazario non vuole chiamare riduttivamente
ricordi: il tempo passato e quello presente nella magia dei versi si
compenetrano.
L’amore, in fondo, è come l’esistenza, non
finisce mai del tutto.
Scompare Delia, dopo ‘i primi baci, i primi
approcci’, ‘i suoi lunghi monologhi’, ‘le grazie’… diviene una donna come
tante, sposata con due figli, ma il mare con il suo sorriso rispecchia altro,
dona una consistenza meravigliosa al passato, lo eleva allo stato di
visione.
“Nei suoi
occhi,
solo negli occhi, si rifletteva il mare
che la vide sbracciata quella sera
un po’ folle, in corsa sulla rena” - tratti da “Il sorriso del mare”
E se anche la notte si ritira sollevandosi come
tappeto, Nazario non conosce la resa, afferma ‘che è scaduta l’ora’, ma insegue
la sua sinfonia di lacrime, parole, nostalgie e continua a
cadere nelle rapide dei sogni, a sposare il mare… I versi si levano oltre il
qui e ora, oltre il pensiero razionale, narrano l’eterno miracolo degli uomini,
di Dio, sono il silenzio del presente e il rumore del mondo, sono sogni
che perdono il sentiero, - com’è logico che accada ai sogni -, singhiozzi di
addii nascosti dietro i sorrisi degli angeli.
“… …
l’acqua rispecchia
un sole che a metà chiama alla fonte,
gli angeli rannicchiati fra le fronde
danno fiato alle trombe. Amapola
avvolge col sinfonico respiro
l’atto d’amore che chiama alla vita”- tratti da “Amapola”
Una canzone spagnola struggente Amapola, vuol
dire papavero, identifica la donna con un fiore, che può essere uno qualsiasi,
e tutto torna nel sogno d’amore del Poeta, nella sua capacità di cesellare le
parole più belle dal granito del linguaggio, di riempire di significato anche
gli spazi vuoti tra le righe.
Un’interpretazione della plaquette come testo
d’amore sarebbe come spegnere ‘il sorriso del mare’ di Nazario. Nel leggerla
scompare tutto, qualsiasi disturbo,
qualsiasi pensiero, tutta la vita resta imprigionata nella tela dell’anima e
diviene degna di essere accolta, compresa, amata.
Il dolore è parte integrante di questa
atmosfera. Siamo fatti di carne e sangue. La lirica dedicata al padre è
un’invocazione disperata: la voce del Poeta lambisce ritmicamente i ciottoli sul
bagnasciuga, lo si vede ‘zoppo, migrante, malandato’, e lo si sente asserire
con gli occhi smerigliati come pezzi di mare:
“Vincerò
il dolore, stai sicuro”- tratto da “Dove sei padre”
Sembra di sentirgli i battiti del cuore e si
viene inevitabilmente proiettati in un’atmosfera ultraterrena. Entriamo nel
Sogno di Nazario e siamo seduti al tramonto, sereni, ricchi, di fronte a un
sorriso che stordisce.
“Uomo
libero amerai sempre il mare
il mare è il tuo specchio
contempli la tua anima
nello svolgersi infinito della sua onda.
C.Baudelaire.
Maria Rizzi
Carissima Maria, quante volte l' ho sentita da te quella frase "il coraggio dei sogni che ci vengono dati in dote". Nei momenti più difficili della vita il mondo che sentiamo sbriciolarsi può tornare ad avere un senso, gli abbracci che non possiamo dare li sentiamo sulla pelle, l'amore per la vita può tornare nei nostri cuori. Ci vuole coraggio. E il tenersi per mano. Complimenti per la bellissima recensione.
RispondiEliminaUn abbraccio
Loredana D'Alfonso
Grazie Lory, sei un'Amica che mi cresce accanto. Ci conosciamo e ci confrontiamo così spesso che l'una diviene parte dell'altra. Sì, anch'io credo che per sognare ci voglia molto coraggio e che abbiamo il dovere di trovarlo, come Nazario insegna a fare... Grazie a te, che sei nella poesia e al nostro immenso Poeta. Un forte duplice abbraccio!
RispondiEliminaNon saprei cosa aggiungere alla bellissima ed esauriente nota critica di Maria. Ho letto il libro e in esso il Poeta, come dice Maria, si svela in tutta la sua innocenza che è amore.
RispondiEliminaGrazie infinite, Patrizia mia, tra noi esiste quell'empatia che rende possibile il costante ritrovarsi e accedere alle storie e alle opere del prossimo con la stessa 'chiave'. Sottolinei l'innocenza, che lascia incantati in Nazario ed è una forma sublime di Amore. Ti tengo stretta.
RispondiEliminaBellissima lettura di un'Opera intensa e delicata. Maria mette bene in rilievo il dato distintivo di questa silloge: l'amore in diverse sfumature del sentimento e dell'anima; amore per Delia e amore per la vita che sfugge ma conserva tutte le sensazioni nella straordinaria narrazione poetica del grande Nazario. Grazie, Maria e un caro saluto.
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