Rileggevo ieri, sotto il mio
carrubo, "I dintorni della vita" ... quando sono arrivata al dialogo
fra l'uomo e la morte, mi è venuto di guardare la cosa da questo punto di vista:
Si chiudono le nubi al mio passaggio,
sgomento il vento tace
ed io avanzo fra il lezzo di me stessa
sopra passi di polvere.
E' così duro il fardello dell'odio,
e così grande il vuoto
che alcun tepore colma.
Perchè questo mio grembo così arido,
questo battito fievole del cuore,
questo poter cullare fra le braccia
solo il freddo e l'immobile!
Si spenge in me la rosa,
ferma il passero il volo
e sul mio palmo tutto sfuma e tace.
Fra i gemiti del mondo,
lapidata percorro la mia via
io, serva di natura alla catena.
Esistono tanti modi per onorare un'Opera. La poesia è una voce universale. Tu hai creato un cammeo, Lidia cara...
RispondiEliminaSe fossi poetessa oserei tanto... Tu puoi e mi hai commossa. Grazie. Un abbraccio a te e all'Autore di questa meravigliosa Silloge.
È molto potente l'immagine che hai creato, che avanza " fra il lezzo di me stessa". Sembra di vederla, una figura incappucciata che si trascina una catena al piede, davanti alla quale ogni forma di vita si spegne.
RispondiEliminaComplimenti sinceri, Lidia, e un caro saluto all' Autore dell' Opera.
Loredana D'Alfonso