martedì 2 giugno 2020

MARCO DEI FERRARI: "DALL'ESSERE ALL'ESSERCI"


Dall'essere all'esserci (riflessi)
L'oggetto "artefice" del produttore.


Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade

L'inversione della dialettica applicata attiene il neo-equilibrio dell'oggetto artigianale-industriale che si snoda nel rapporto coesistenziale. Contrariamente a quanto ritenuto, l'artefice autentico del "comunicante" prodotto/produttore è il prodotto stesso che si oggettiva nella autenticità operativa suscitando le più disparate motivazioni inconsce. La realtà in questo caso è simulata da un'energia costruttiva che sembrerebbe quantificare il reale del connubio attivante, ma la verità è semplicemente negativa in quanto il reale reificato nelle "cose" e per le "cose" non esiste affatto. Il supposto "reale" è infatti un "fascio energetico" di proiezioni luminose che possiamo percepire attraverso le capacità sensoriali, ma è un sistema di segnali sfuggenti e non precisamente classificabili.
Di qui è logico dedurre l'inconsistenza oggettuale comunemente intesa (spesso disattesa) dell'inganno percettivo del cosiddetto produttore di "cose"; un falso produttore che oscilla tra la propria capacità coordinante il flusso di energie percepibili e l'impossibilità di conoscere con sicurezza la consistenza oggettiva delle forme individuabili. Il processo dialettico negativo inverso parte da tali constatazioni tangibili: solo il fluire energetico (potenzialmente luminoso) può indicare progetti e proiezioni in quanto sfuggente completamente al "produttore"-artefice che ritiene di gestire il procedere cumulativo di nozioni, accessi culturali, deduzioni concrete applicate, "forme" da proporsi sui mercati dell'offerta e della domanda individuale collettiva.
  
L'inganno del consumo nel rapporto dialettico

Il mercato dell'artefice-prodotto illude il consumatore abituale, distoglie la "ricerca", nullifica la produzione "reale". Le correzioni ex post non si adeguano mai alla necessità progressiva della "ricerca" e subiscono l'effetto negativo e subordinato relativo al consumo in una sorta di regressione pilotata dagli agenti (cose, persone). La correzione tardiva elimina completamente la valutazione del produttore sul prodotto-oggettuale (fascio energetico) e affida al neutralismo della "Tecnica" ogni opportunità di intervento variato nel suo svolgersi effettuale.
Dunque: correzione/valutazione/intervento sono le fasi operative da considerarsi nel divenire dialettico che fraziona il rapporto artefice/oggetto che già si è delineato succintamente. Il Mercato ne consegue il frazionamento e si compartimenta in varie forme espositive apparenti, ma irreali ovvero reificate solo nella complessità dell'energia luminosa prevalente.
Il consumatore non percepisce nulla di un frazionamento dialettico, ma considera esclusivamente la "forma" più appetibile o conveniente; è l'inganno più subdolo e pericoloso perché offre ai mega produttori la possibilità di distorcere la linearità dell'offerta e di confondere, con il supporto mediatico pubblicitario, l'indirizzo (forzato) d'approccio nella massificazione obbligata. Il prodotto (annullato), ridotto, non esiste oltre e liquida la propria "autonomia" con la sola via d'uscita riservata al "centro-cenacolo" che si offre quale nuova ultima ricettività oggettivamente riconducibile alla dialettica ora positiva. La dialettica positiva dunque riporta le componenti del processo produttivo esistente nei propri ruoli definiti con la sola eccezione della prevalenza oggettuale-energetica sul soggetto tradizionale (artigiano, produttore che sia) ormai relegato ad una posizione di rincalzo destinata ad una precipitosa regressione. È una regressione tuttavia che si può ancora ribaltare o sospendere "riequilibrando" le funzioni operative individuabili e dialetticamente gestibili. L'irrealtà delle cose, peraltro, non è totale: l'energia dilagante produce sempre oggetti/soggetti per ogni circostanza o processualità di ricerca funzionale che il superamento della situalità originaria non frena. La situalità dell'essere, quale base predominante di ogni riflessività Tecno-strutturata, si amplifica senza fine per circondurre ogni espressività energetica nell'ambito del divenire auto/controllato dall' esserci stesso.
Dall'essere all'esserci.
Le cose (flussi) non solo "sono", ma sono situate in particolarità funzionali che occupano i vari "centri" sperimentali di espansione. L'essere è il vero dominus contenuto nel prodotto/flusso e dialetticamente si veicola ed articola su più livelli di concentrazione attiva che i consumatori non possono percepire come già accennato. Da qui scaturisce l'autonomia dell'energia-oggettuale che, nel tempo, viene dominando ogni spazio di ricerca-mercato (web, tekne, ecc) sottoponendo l'umano ad una funzione di supporto passivo. L'auto/autonomia razionale (intelligenze artificiali, ecc.) non necessita di apporti esterni ma si auto-traduce su linearità proprie e differenziate (ma non solo) fino ad integrarsi con le capacità espressive dell'umano, assimilandosi e svuotandone poi ogni contenuto indipendente. Questo è il principio conduttore dell'esserci che è parte attiva dell'essere. Naturalmente le due parti si implementano nelle esecutività delle espressioni Tecno-umane e il confronto alimenta la dialettica degli opposti. Non sempre "esserci" ed "essere" sono complementari: la posizionalità può urtare il "valore" primario o trascendente della ricerca oggettuale e il conflitto si evidenzia nella scelta che elisticamente evita la massività reificata. Come uscirne? Solo con il "salto" tecnico avanzato che supera tutte le barriere di mercato e di autoconoscenza applicata, con il richiamo polivalente e multidisciplinare che coinvolge le varie componenti e si posiziona a livelli più elevati. Il compito del "custode" umano è proprio quello di tutelare i livelli (un "centro" multi-fruibile) richiamati nelle precedenti fasi di verificazione sperimentale. La sintesi dei flussi rimane il Cenacolo/centro/ricerca, quale laboratorio di scoperte e analisi compatibili. La sintesi significa offerta di oggettualità di energie fluttuanti che si manifestano in dettagli multiformi senza sostanziarsi in concreto e materialità. In effetti l'inesistenza della "materia" (intesa concretamente) sconvolge qualsiasi tipologia di previsione programmata e si pone nell'instabilità del divenire opposto all'essere; la complessità dell'intreccio risultante è tale da rendere praticamente inafferrabile l'esito del confronto soggetto/oggetto/ri-soggetto in una costante "manipolazione" senza termine effettuale a confronto.
La nuova realtà umanizzata.
 L'attuale sospensione del divenire (senza esiti) implica la concezione di un nuovo soggetto teoretico/pratico che sostanzi la realtà/flusso (immateriale) e la collochi nel contesto dialettico del confronto-scontro tra "artefice" umano e oggettuale. La realtà decaduta nel confronto non potrà più supportare il lavoro dell'umano che verrà sostituito inesorabilmente dopo un periodo di cruente sfide e conflitti; sarà una guerra totale dove il flusso dell'energia polverizzerà ogni difesa umana fino alla vittoria finale dell'informalità di essere.
Queste le previsioni.
Per contenere tale tempesta Tecno-umanoide non rimane che tentare un processo di "umanizzazione" del flusso, come già accaduto nei confronti dell'oggettualità in qualità più arretrata. L'"umanizzazione" (tardiva) consiste nell'unificare un oggettualità differenziata rispetto al prodotto tradizionale, con un "umano" revisionato nei propri principi etico-sociali (superamento delle logiche di profitto, confluenza dei "valori" sparsi nell'essere-principio); ma a questo punto occorre una ridefinizione totale di percezione e di antropologia della comunicazione visiva, pubblicitaria, ecc.
Sarà compito della "nuova" realtà de-sostanziata, evidenziata nel Cenacolo-centro umanizzato, trovare la nuova "guida" che dall'essere-principio possa condurre all'essere derivato, confluito e prevalente rispetto all'essere umano.
E' indubbiamente difficile immaginare una "realtà" de-sostanziata, composta di energie luminose e di intense vertiginose ricerche micro/cosmiche, ma è inevitabile ragionare in queste dimensionalità che la "ricerca" impone al fine di comprendere il divenire del passato/futuro.
Il divenire (erroneamente inteso) non è il procedere futuro, ma il procedere passato, sintomo di revisionalità azzerata da flussi temporali invisibili e sottoposti alla direzione dell'umanizzazione congiunta soggetto/oggetto.
Non esistono riferimenti futuri, ma posizionamenti attualizzati dalla "ricerca" che diviene nei "centri" di analisi consociati.
Il divenire dunque è "atto" in potenza che "forma" il multiverso realizzato nella temporalità concordata (ma invisibile) per l'umanizzazione prefigurata nell'essere-presenza.
Il multi-verso è la nuova dimensione "virtuale" (mai realizzabile) che imprime l'impulso energetico dominante, scardinando tutte le "vecchie logiche", alle "presenze" dell'essere-"ricerca" che mai potrà sopprimersi esternamente.
Il multi-verso è la nuova "frontiera" dell'umanizzazione applicata dove non esiste più alcuna dicotomia (soggetto-oggetto), ma dove la nuova "entità" informale si ripropone costantemente al di sopra della materialità e spiritualità divergenti.
Il processo metamorfico è iniziato, già in corso d'opera: gli umanoidi ne sono esempio diretto con tutte le varie modificazioni genetiche necessarie nell'approccio identitario di esseri e cose (con prevalenza delle "cose").
Tempo e spazio non hanno più senso di appartenenza essendo superati nell'"unità" co-esistente che ritorna: il formidabile compito della "sopravvivenza" nascosta attende l'umano prossimo passato.

Marco dei Ferrari

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