martedì 22 marzo 2016

MARIA GRAZIA FERRARIS SU "ASCENDIT" DI ROBERTO TAIOLI



Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade




Roberto Taioli: Ascendit, poema alpino. Ed. Ulivo, 2016

 “Ascendit” è il titolo, sottotitolo “Poema alpino”. Terza persona di un verbo per sé  impegnativo, di suggestione etico-spirituale; il soggetto indefinito, mutevole pertanto, quanto è necessario alla progressione del canto.

Si velano si svelano
dimmi se continua la vita
dove tutto finisce
se qualcosa s’accampa s’inerpica
più alto del cielo…

È difficile definire la poesia di Roberto Taioli.
Non è un racconto, non è un itinerario di viaggio (montano), non è un’espansione lirica, non è una biografia, non è una  confessione, non è preghiera. Eppure è tutte queste cose insieme e di più.
Forse è poesia filosofica, preghiera ed introspezione, memoria e recupero doloroso e faticoso della propria storia: un impegno defatigante, non solo per le scelte letterarie, espressive, di vocabolario innovativo, (il clisma che infrangerà la sua crosta- le speridi che non tradisconole parole deiecte, la parola fragma, il tedio del peyo..) e per i latinismi che riconducono a un’atmosfera liturgica ( ascendit, exultet, finibusterae, e et incarnatus est,  kyrie, escathton, compieta…) ma per l’impegno, la concentrazione totale del pensiero sulla strada difficoltosa. La scelta letteraria non può essere che la forma “poemetto”: canto a voci diverse, unite e legate nello spazio e nel tempo.
L’autore ha intrapreso un viaggio di immersione e di ascensione che richiede la fatica della condivisione e può scoraggiare, proprio per questa impresa totalizzante,  un lettore comune o comunque di più facili gusti. Al lettore è richiesto impegno: di lettura e rilettura., di completa immersione, di immaginazione.
Eppure ci sono tutti i componenti di un racconto: la montagna, la val d’Ayas con la sua potente natura: gli alberi che diradano nell’ascensione, l’acqua che sgorga detersa come vetro, il fiume col suo ritmo che corre e si nasconde, la frana, la ghiaia, l’erba d’alta quota, la poesia della vita del monte, i laghi- pozze alpine, che riflettono quelli delle nubi ariose….la memoria delle stagioni.
C’è nebbia, fumo, nubi, estati e fiori, e le cose:  l’acqua nell’acquasantiera, la pietra ollare, il legno del leggio, e le persone .

laghi che prima d’acqua
stagnano nell’aria
sospesi nell’età
oltre tutte le morti e tutti i vivi
per sempre,….

Incontri.  Il padre in primis, memoria presente e pervasiva, che si cancella e si restituisce intera.

Non sia io a cercarti ma tu che fai del mio viso
Un occhio perenne

 C’è un autoritratto nell’interrogare continuo, nell’indagare, dubitare, nel selezionare incontri ed emozioni, paesaggi e sgomenti.
L’ascensione prosegue. Riprende quasi a chiusura l’affermazione iniziale: ( si velano si svelano/ dimmi se continua la vita/ dove tutto finisce…).Una richiesta che si potenzia.
La poetica del tempo interiore e dell’attesa irriducibile dell’accordo  delle stagioni del mondo e della propria vita  diventa respiro cosmico, fine e principio, buio e luce.
 Compieta: si recita prima del riposo.

Compieta.
si è consumata
qui e ora tra i ponti del torrente
e l’ultimo stambecco svagato
ai bordi del villaggio
nutrito d’erbe
selvaggio
come la tua preghiera…

Certamente questa è poesia impegnativa, poesia nonostante tutto, preghiera che non sa di esserlo o che non vuol esserlo.
Se insisti a farti assorbire dalla parola, ed è un esercizio necessario per indagarne la complessità, allora scopri i silenzi, le tracce che conducono ai luoghi dell’anima e le emozioni apparentemente serene, calme, tranquille, che nondimeno si giocano tra orizzontalità e verticalità, ti conducono alla profondità, allo scavo interiore, ma che sono anche tracce di viaggio mentale, di attese epifaniche.
Emerge una vitalità “geometrica” - che affronta e sfida l’infinito e lo configura  in orizzonti variabili di silenzi sconfinanti ed emozionanti.
Mi è stato difficile, impegnativo  stabilire una condivisione. Rimane l’ammirazione per chi ha intrapreso un così arduo percorso e una sottile nostalgia per le emozioni intellettuali  e spirituali che mi erano congeniali da adolescente.

Maria Grazia Ferraris


Roberto Taioli, milanese, cultore di filosofia (cattedra di estetica) presso Università Cattolica di Milano, docente di filosofia morale all’Unitrè di Milano, collaboratore della rivista  Materiali di Estetica, ha pubblicato un saggio sulla poesia di Giampiero Neri, sull’estetica di Cristina Campo.
I suoi testi poetici sono apparsi sulle maggiori riviste italiane e sulle pagine culturali del Corriere della sera. Le principali pubblicazioni: Segnavia, 1996, ed. ulivo di Balerna,  Ciclo di Ayas 2000, Alto Bosco 2001, Acque a Cortot, 2003, Colligite fragmenta 2005, Natura naturans 2006.



1 commento:

  1. Leggendo la recensione del critico, viene spontaneo fare i complimenti a tanto dire onesto e competente. Una vera analisi specifica e dettagliata che apre le porte a una poesia di ricerca e di studio, di conflittualità e di esistenzialità che invoglia alla lettura. Ma i miei complimenti vanno tutti alla Ferraris che fa della parola uno strumento che taglia e cuce; che disegna e crea.

    Prof. Angelo Bozzi

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