mercoledì 9 marzo 2016

N. PARDINI: LETTURA DI "IL CANTO DEL DESIDERIO" DI GIUSY FRISINA


Giusy Frisina collaboratrice di Lèucade



Giusy Frisina: IL CANTO DEL DESIDERIO. Con traduzione in inglese. Song of longing. Edarc Edizioni. Bagno a Ripoli. (FI). Pag. 112. € 12,00



Giusy Frisina  guarda il mondo dal suo angolo segreto; da un canto (cantuccio) indefinito e vago; dentro o fuori; e lo fa per assecondare il desiderio della sua immaginazione poetica: una cavalcata verso l’ignoto accompagnata dalla musica di Cohen che la elettrizza facendole vivere momenti di abbrivi esistenziali. I poeti sono esseri strani; non sono capaci di restare a terra più di un dato tempo, hanno bisogno di spiegare le ali per donarsi al cielo, per creare un loro giardino virtuale fatto di fiori e di spine, come d’altronde è la vita. E Giusy vive tutte le irrequietezze dell’esistere: l’amore, il desiderio, il sogno, la coscienza del tempo che fugge, le illusioni, le delusioni; ma soprattutto la necessità di fare del quotidiano un trampolino di lancio verso un’alcova che la culli e la ripaghi delle sottrazioni. Il fatto che non esista questo angolo ha un valore poeticamente positivo, dacché niente di definitivo è in poesia; dacché il poièin non è altro che una continua ricerca di un’isola che ci completi. Se un poeta è convinto di esserci approdato, ha finito le sue cartucce; non ha altro da spendere: esserlo significa fortemente desiderare, significa fare di questo sentimento una passione viva e cocente, di questa ricerca il motivo del canto. Eccolo  il focus della poesia: passione, ritmo, e parola; un verbo che con il suo slancio al di là del significato cerchi di farsi involucro, timbro e volume oggettivante di un sentire singolare, complesso e estremamente personale, come lo è il faro di un poeta. Il canto del desiderio, il titolo di questa plaquette, la cui copertina, un uccello con la chitarra appesa al ramo che lo sostiene, fa da prodromico invito alla lettura delle 37 composizioni che con la loro morbida elasticità accompagnano l’anima assorta e meditativa della poetessa; occorre una scala che scende nell’acqua; la musica di Leonard Cohen, la luminosità come fine di un desiderio da appagare:

(…)
Mio occhio interiore
Che oltrepassa
La buia inconscietà
Dei corpi opachi
Con l’unicità risplendente
Di una metafora…
Allora la luce arriva
Inesplicabile
Come una ferita aperta
Che non può guarire (Solo anima).   

In un ossimorico gioco di luci ed ombre, in un insieme di empatie contrastanti, si dipana un poema vitale e armonico, prudente e delicato, contemplativo e ascensionale; sì, teso ad una scalata verso una torre d’avorio da cui poter contemplare “tutto questo nostro tempo che se ne va”.

Una notte con te
-o la vita eterna-   
Solo per poter contemplare
Con il tuo sguardo veggente
Sotto un lume calmo di luna
Tutto questo nostro tempo che se ne va
(…) (Alchimia).

Un volo con ali troppo umane, fatto di cadute e di riprese, di lacrime e di alchimie, ma sempre voglioso di una luce, poesia-musica, per traforare l’incertezza dell’orizzonte. Questa è la densità del canto della Frisina: tutto è aspirazione, tutto è indirizzato a “L’irraggiungibile che sei” di una poesia visionaria che fa la storia di ognuno di noi fra fiamme accecanti e cecità di notti; travestimenti e sguardi incrociati; chiarori di luna per una Bellezza inattesa; ritorno di angeli dal cuore di fiamma:

Raggiungimi
Con la tua spada di fuoco
Proprio quando più assurda e vuota
Sembra ogni parola
E la tua voce si nasconde
Nella gola di uno strano uccello
Dal canto silenzioso
Mistica tristezza
Del cuore infranto-
(…)
Trasforma questo dolore stanco
Lascia che apra un varco
Lascia che nella  notte esploda
La  bellezza inattesa
Lascia che tornino gli angeli
Dai cuori di fiamma (preghiera all’inatteso).

E tutto è intarsiato da un simbolismo baudelairiano di fascinosa metaforicità; da un’inquietudine verticale che si fa sangue di vene; mentre la natura con i suoi corpi evanescenti, con tramonti d’oro e argento, con tappeti verde-arancio mare, o con notti sfumate di sabbia, si fa generosa compagna di una solitudine che cerca con tutta la forza ontologica di vedersi concretizzata in sospensioni di misteri e naufragi. La luna, l’acqua, la barca, il mare, la notte, la luce, il mistero, eros e thanatos sono i vocaboli che più ricorrono nella silloge. E sono anche quei sintagmi che più si inanellano al fatto di esistere, alla sua tragica fusione di vita e morte. Ed è alle fasi principali della vita di Cohen che la poetessa dedica le ultime tre poesie della raccolta: “Sono tre canzoni, tre stupende poesie in musica, che fanno capo a tre periodi diversi della vita dell’artista, forse tre momenti fondamentali di un cammino spirituale”, scrive Giusy. Ma è forse nel Prendi questo valzer, la famosa canzone dedicata a Lorca, che la Frisina abbandona tutta se stessa all’estasi della musica e allo scivolare della parola; alla saudade di un tempo che va a mo’ di valzer; al patire di un soggiorno fatto del mistero di vivere e morire;  dell’esserci e non esserci. E’ forse qui che ritrova  la sua misteriosa solitudine, ascoltando una melodia di sensazioni e di accoramenti; un rincorrersi di frammenti staccati dal mattino; di amori mai stati; di gridi di passi e sabbia; di tristezze e soffitte dove i bimbi stanno giocando; di un valzer di iteranti intermezzi vocali che vuole dirci del tutto e del niente; dell’andare lento e ripetitivo del giorno; di una spalla dove va a piangere la morte; di un bosco dove morivano i colombi… Una ballata che ci dice di gioia  e di tristezza; di solitudine e di amore; di melanconia e catene di dolore; insomma di una danza donata: “Prendi questo valzer, prendi questo valzer,/  adesso è tuo. E’ tutto quel che c’è”:

(…)
C’è a Vienna una sala di concerti,
dove la tua bocca ha migliaia di echi.
C’è un bar dove i ragazzi hanno smesso di parlare,
Condannati a morire per la tristezza
Ah, ma chi si sta arrampicando ora sulla tua immagine,
con una fresca ghirlanda di ritagli di lacrime?
Ahi, ahi, ahi, ahi
Prendi questo valzer, prendi questo valzer,
prendi questo valzer che stava morendo per l’età.

C’è una soffitta dove i bimbi stanno giocando,
Dove mi sono appena disteso con te. (Prendi questo valzer).

Mi piace chiudere questo mio scritto accompagnando la complessità dei turbamenti di Giusy col suo canto preferito; con un grido dolce-amaro che certamente starà ascoltando, danzandolo; come si danza sul palcoscenico della vita.


Nazario Pardini


POESIE TRATTE DAL TESTO


Stupore


Frammenti
di un caleidoscopio infinito
ruotante nei sonni di bambini
Gocce di universo distillate dalla luce
Invisibili spirali di suono
fluttuanti nel silenzio siderale
Impercettibili monadi
disperse nelle nebbie di deserti sconfinati
Immersi nel crepuscolo
 di un eterno fluire …
Avvolti nello spazio-tempo quotidiano
Non sappiamo scorgere che  tracce di meraviglia
Riflesse  nel cielo stellato
 Negli echi di una musica interminabile
Nell ’attimo fuggente di un pensiero
Stupito di sè.


Canto magico del desiderio

Arriverà presto
In un luogo che ci somiglia
Un canto fatto di  Luce soffusa
E vibrante
In una notte insolita e speciale

E sarà notte di Natale
In  Settembre
Al tempo del Raccolto
Alla vigilia di una festa ebraica
Che  prescrive il Silenzio
Ma proprio tu sarai lì
In quella veglia ecumenica
Senza tempo
Ed io vedrò apparire
Un fiore d’oro
 Sul ramo azzurro  dove canta
Il misterioso uccello trasfigurato
Dove da sempre oscilla la tua chitarra

E i miei occhi brilleranno
Nel cielo delle stelle danzanti
Mentre una farfalla dalle ali d’argento
Svolazzerà su un angolo di prato
Finalmente libera
E  felice
E sotto una magica mezzaluna d’Oriente
Si avvererà il tuo desiderio
O comunque così
Voglio  credere.


 Fragilità

Il mio cuore è  
Il mio  povero cuore                                                               
Un  cono di carta velina                                                                 
Riempito di  cristalli  di sale
O un abisso di stelle morte
rimaste nella memoria della luce
O l’ eco di un’oscura nenia
Dimenticata nell’alba 
Tra i   dolci cespugli  del sonno
Nascosta nei  vicoli ciechi dei gatti perduti
Confusa   negli  sciami di vespe
Dai pungiglioni  sottili

O  forse, talvolta, una fragile coppa
Che  raccoglie / come  nuova
l’acqua piovana di una sola notte
E la conserva preziosa/  perché basti
Alla   sete inestinguibile
di  una vita


Preghiera ingenua

Rimboccami
Con un lenzuolo trasparente
di luce tenue
e una coperta di lune marine
ritagliate dalle notti d’estate
Dopo avermi ferita a morte
fino al midollo del desiderio
senza che io abbia mosso una foglia
nella mia vita passata a scrollare alberi.
Fammi pure ancora male al cuore
se proprio devi
purché io possa toccare la bellezza profonda
che vibra come un diapason
nei miei sentieri di nebbia
fino a farla accendere di fiamma perenne
proprio ora che transita per mondi
così lontani  e così vicini                                                          
a centomila leghe sotto i mari
e fusi orari interiori.
Lascerai che mi assalga ancora la tormenta d’inverno
senza battere ciglio, ed io senza sciarpa né cappello
Ma poi usciremo “a riveder le stelle”
in una notte serena e memorabile
e i fiumi che attraversiamo come lame di ghiaccio
saranno di luminosa madreperla.
E  tu parlami ancora d’amore,
 dolce menestrello della notte,
mentre l’argento dell’onda più lunga
ora abbraccia l’ orizzonte di sguardi
con le sue  piccole lamelle d’oro
mentre mi immergo
nella tua gratitudine silenziosa
intensa come una preghiera sommersa
nell’ombra-luce che cerca ancora
la   tregua


 Prendi questo  valzer     
       
Prendi questo walzer
Tragico e dolce come la poesia di Lorca
E conducimi
Con   quelle a cui non hai mai rivolto la parola
 E  Quella col vestito d’azzurra acqua gelata
Benedetta tra le donne
Sacra immagine di ogni donna
E quella nuda coi riccioli
Che cammina assorta
E  tanto mi somiglia
Più casta di Atena
E più sensuale di Messalina
Ma   scampata all’Olocausto
Prendimi l’anima
E  trasportami
Nel  vorticoso arcobaleno
Di falene e fuochi fatui
Di lucciole  e tempeste astrali
Di inaspettati nomi di rose
E brulicanti scie di polvere d’oro
E mari oscuri e luminosi
Sulla rotta  del tuo D-o
E  mio Dio
E lascia l’ultimo ballo per me
Ma  conducimi – e conduci te.  E tutti.
Proprio con un ballo
Fino alla fine dell’Amore.


  Sospensione

Il tramonto d’argento e d’oro
È una collana di desideri
Da sgranare nel silenzio acceso
sul tappeto verde-arancio del mare
E trasmette sogni  inevasi
Alle notti sfumate in sabbia
 che si stendono sul  mistero
Mentre schizza pennellate di
 Voli d’angelo e gabbiani
E risponde con onde di luce
Alla domanda di vetro e luna
Con cui ho rivestito la mia barca
Dimenticando lo scheletro nudo
Perduto nel naufragio


 Via del sogno

Riprendi cuore
il tuo viaggio irreale
con   magici anelli di luce
e raggi d’argento come talismani
E pattina verso il tramonto
come un pesce a pelo d’acqua
tra sentinelle di spuma in processione
Riprendi sogno
la tua strada dorata
che  mai nessuno ha saputo tracciare
Attraversa il cielo delle sparse scintille
Disegna quell’unica stella
che  solo tu  puoi inventare











6 commenti:

  1. Affascinante e avvolto nelle arie del surreale questo libro di Giusy Frisina sempre alla ricerca del concetto più alto e nobile della bellezza, la quale ritrova in Cohen una guida spirituale con la quale condividere un percorso poetico e di purificazione esistenziale in una visione di platonica filosofia, cogliendo al meglio l'anima e la fede ebraica del cantautore, illuminandone i contenuti vitali e incrociando con essi le proprie esperienze esistenziali composte da mille sfumature umorali felici e dolorose nei percorsi memoriali e visionari.
    Versi che sono armonica simbiosi tra parole e musica dove la bellezza assurge a verità ultima, a grande amore, quello divino, alla ricerca di quel Dio che la accomuni con la religiosità di Cohen. Carmelo Consoli

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  2. Ancora un vivo ringraziamento a Nazario Pardini per voler continuare a credere in me, e per la sensibilità eccezionale che lo contraddistingue e che gli permette di immergersi empaticamente nelle acque della mia ricerca poetica.
    E grazie a Carmelo Consoli, che per primo mi ha commentato su quest'Isola, per l'interpretazione attenta che sa fare delle mie immagini simboliche, rivelandone un aspetto essenziale. Grazie davvero di cuore a due poeti da cui ho imparato molto. Giusy Frisina

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  3. Una scrittrice che ancora non conoscevo ma che mi si è rivelata per la suasività e musicalità della sua versificazione, dal ricco apparato fonoprosodico di assonanze ed allitterazioni.Ecco infatti affacciarsi dalle pagine del libro della nostra Autrice, pensieri stupiti di sé, come recita la lirica "Stupore", un valzer tragico e dolce come la poesia di Lorca ("Prendi questo valzer"),e ancora, tramonti come collana di desideri da sgranare nel silenzio(da Sospensione". Non posso che rivolgere a Giusy Frisina l'invito a presentare il suo scrigno poetico nell'ambito degli Incontri Letterari dell'Ussero e partecipare alla nuova edizione del Premio Astrolabio 2016.
    Complimenti anche a Nazario per la sua esaustiva nota critica.
    Valeria Serofilli
    (WebSite www.valeriaserofilli.it).

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  6. Ringrazio vivamente Valeria Serofilli delle sue parole e del gentilissimo gradito invito.Spero di avere presto occasionw di.incontrarla e di.parlare di.poesia nell'affascinante ambiente culrurale che ha saputo creare!

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