mercoledì 23 marzo 2016

CRISTINA RADDAVERO SU "LA PAZIENZA DELL'INVERNO" DI ALESSANDRA PAGANARDI



Alessandra Paganardi: LA PAZIENZA DELL'INVERNO.
puntoacapo Editore. 2016


Scelgo la stagione morta che morte  non è mai. E corre il pensiero infilandosi nel ritmo di una stagione paziente e s'appresta il lettore a festeggiare il passaggio dall'inverno alla primavera bruciando, per così dire, o accendendo un falò e scendere fino al centro del fuoco. Ad alimentarlo  serve tutto: chicchi tropicali, mangrovie, le foglie d'ottobre e il carbone pesante della festa.
Si affaccia sorprendendo l'ascolto, la "pazienza" ricorrente con le infinite valenze di sonorità interrotta per essere ripresa al volo come filo d'aquilone e nelle riflessioni linguistiche si sperimenta l'existenz  e l'affinità tra ciò in cui l'uomo si smarrisce e si ri-trova rimpolpando l'inverno nella sua stessa condizione di mancanza e pienezza; poros e penìa in escursioni termiche vibranti perché tutto duri in eterno alla condizione di scendere dal tetto nella rinnovata paura di questo dono feroce di sole.
La pazienza dell'inverno è immagine di un caleidoscopio che sa creare simmetrie nell'ombra dolente di un tributo al poeta delle Langhe, alla tragedia che ha scavato il solco e dal solco muovono resurrezioni necessarie a dare il via alla voce. L'inverno, la stagione senza suoni, raggruma il potenziale di immagini future e futuribili, nell'esperire la libertà della primavera  nella sua forma limitata dal buio e dalle sue incapacità. L'inverno nella testa, ma l'eterna primavera del cuore sono le suggestioni di V. Hugo nel sodalizio tra il carapace levigato della Pietà Rondanini e l'affondo sghembo inaggirabile incompreso interrogativo: e non si sa chi muore.
Alessandra tocca vertici di puro lirismo in quel Non dire ove il tempo rosicchia ciò che deve non nella dimensione dolorante e dolorosa dell'essere, ma all'interno di quell'agonismo esistentivo in grado di conquistarsi la rinascita della vita nella condizione di sostare diligentemente nell'inverno e meticolosamente onorarlo nella goccia rotonda di una parola plastica di notevole effetto evocativo.

Cristina Raddavero


1 commento:

  1. Colpita da questa analisi lucida, di notevole peso specifico e in perfetto stile aforistico, che come noto ammiro: poche parole, dense e precise, dritte al cuore di una poetica. Sono tanto più felice, quanto più l'incontro di Cristina Raddovero con la mia poesia (e mio con la sua scrittura: incontro reciproco, intenso, immediato) è stato a tutta prima estemporaneo e casuale, occasionato da una lettura pubblica a Novi Ligure. E quando la poesia arriva in questo modo, ripaga da tutte le fatiche e i momenti di depressione inevitabili (ne ho avuti e ne avrò tanti e nei miei nuovi scritti lavoro molto su questo...). Grazie per questo bellissimo dono di Pasqua e complimenti per l'acume critico. Alessandra Paganardi.

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