lunedì 22 ottobre 2018

ANNA VINCITORIO LEGGE: "RIBALTAMENTI" DI FRANCO CAMPEGIANI


Ribaltamenti, di Franco Campegiani
Democrazia dell'arché e assolutismi della dea ragione
(David and Matthaus, marzo 2017)

Anna Vincitorio,
collaboratrice di Lèucade



Mi sembra necessario per una analisi decifrare il significato del titolo. Democrazia: forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo. In senso lato sta a significare una forma di libertà e di rispetto nelle relazioni umane.   Tale   forma  fa   riferimento   diretto   all'arché,   sostanza   originaria   delle cose da cui tutto deriva e, per contrapposto, gli assolutismi della dea ragione. La ragione compete all'uomo che decide in qual modo esercitarla. Nella visione di   dea  la vediamo imporsi come origine al di fuori del tempo. Occorre scavare nella nostra essenza pur tenendo conto della esteriorità di ciò che ci circonda. E' necessario farlo in noi stessi dove c'è concretezza all'universale: essere creativi rimuovendo le incrostazioni culturali. Il mondo che ci circonda è come un'immensa monade che racchiude l'uomo, la natura, gli animali. C'è contatto, collaborazione diretta ma non possiamo agire da soli perché  anche  se  la prima  ricerca avviene in noi  stessi,  poi occorrono altre componenti.   E'   un   concetto   animistico   nel   senso   che   ogni   cosa   presente nell'universo   ha   un'anima,   ed   è   ciò   che   rende   liberi.   Occorre   raggiungere un'armonia tra anima e corpo. Il perno di questa analisi è l'uomo che ricerca un   equilibrio   non   facile   da   realizzarsi,   indagando   nella   sua   spiritualità.   E' anche lui parte del mondo ma, al suo interno, è un assoluto. Viviamo in una realtà   in   cui   il   seme   della   follia   attecchisce   proprio   nel   terreno   della   dea ragione.   Noi   tentiamo   di   realizzare   progetti   di   universale   armonia   ma   la ragione sovrana divide, ostacolando l'impresa. I fallimenti non sono dovuti al caso.
Il titolo del saggio parla dell'assolutismo della dea ragione, ma l'assoluto (l'archè ) non è assolutistico, se è vero che ci coinvolge in prima persona. Noi infatti   accediamo   all'assoluto   che   sta   fuori   di   noi   (il   Dio-Tutto-Nulla)
esplorando noi stessi. A lui tendiamo ma, dentro di noi, c'è un Dio interiore che noi stessi combattiamo. Dobbiamo usare ragione e volontà. L'autore fa riferimento   a   Khalil   Gibran   del   quale   a   suo   tempo   mi   sono   occupata collegandolo all'opera di Blake (1): "I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie del richiamo della vita a se stessa. Non vi appartengono... loro hanno i loro pensieri... voi potete accogliere i loro corpi ma non le loro anime".
Ritorna il concetto di libertà che si concretizza in un equilibrio tra materia e spirito per arrivare a conoscere se stessi - intelligere   - Naturalmente ci aiutano in questo percorso i nostri errori per raggiungere la consapevolezza dell'essere. Questa consapevolezza è vivere nel mistero        e nel mistero è Dio, uno e trino, in cui si riflette ogni essere creato. In questo percorso, l'uomo mantiene una sua identità, un libero arbitrio. Vive nella sua personale   ricerca   attraverso   gli   accadimenti   naturali   e   meravigliosi   che avvengono quotidianamente come il sorgere e il tramontare del sole. Il regno di Dio è immenso ma alberga dentro di noi.
Bisogna   però   dire   che   per   raggiungere   questa   consapevole   identità, l'uomo deve attingere a più fonti. Per eccellenza fa riferimento al mito quando sente forte il bisogno di rimuoversi risvegliando le sue fonti archetipe.
Mythos ,   parola   greca   comprensiva   di   narrazione,   favola,   leggenda.   A tempo studiata e diversamente definita. Per Vico "modo primordiale e infantiledi esprimersi dell'umanità". Per Hegel "il mito rappresenta un modo ancora
rozzo   e   imperfetto   di   pensare".   E'   anche   visione   alternativa   del   mondo   in quanto assomma in sé tutte le altre visioni realizzate in tempi diversi che poi trovano una loro coesione. Il mito è caro ricordo della nostra adolescenza, dei nostri   sogni:   il   mito   di   Ulisse,   di   Orfeo...   Nel   mito   la   nostra   essenza mitopoietica:   ricercare   culture   arcaiche;   immergersi   nella   creatività   di   un Omero,   far   rivivere   lontani   eroi.   Serve   a   far   crescere   la   nostra   mente   e ritrovare   quell'Eden   perduto;   ritrovare   anche   un'innocenza   che   più   non   ci appartiene   dove   il   bene   e   il   male   collaborano.   Non   sempre   l'umanità raggiunge tali vette armoniose. Questa   "misterica   armonia   dei   contrari,   scompare   nelle   culture razionalistiche... pur operando nel profondo in attesa di nuove epifanie". Il mondo si è evoluto. Molto ci ha insegnato la  polis  greca, precorritrice delle   moderne   metropoli.   Siamo   passati   dal         mythos al   logos  e   le   diverse considerazioni del rapporto dell'uomo con l'universo. Per vivere e realizzarci uscendo   dall'anonimo   appiattimento   di   una   globalizzazione,   sarebbe sufficiente osservare la natura e il suo mistero. E' quest'ultima l'elemento a cui far riferimento ed è la stessa abitata "da esseri liberi, ovvero selvaggi e padroni di se stessi". Esseri profondamente spirituali. Per l'uomo "la cultura, l'intelletto e il libero arbitrio gli impediscono di vivere nell'innocenza edenica dei   primordi".   Allora   è   necessario   tornare   all'archè,   a   quel   Dio   interiore collegato  alla forza  e  alla sapienza  del  Dio universale. E'  l'unico  modo per poter realizzare la fratellanza tra gli uomini. Per poter ritrovare tale armonia occorrerà abbandonare l'attuale visione del mondo occupato "da una massa grigia  di  automi  inariditi"   e  ricercare   i  nostri  archetipi,  i   miti.   Per   conoscere occorre saper ricordare. E per lasciare il buio e ritrovare la luce, ricercare la giusta   parola,   quella   del   poeta   che   è   presago   di   eventi.   Ritornare   verso quell'infinito che ci dette vita, autonomia, conoscenza.

nota 1) - In   Vernice, anno XXII n° 53 - pag. 139-160 Firenze, 2 ottobre 2018

Anna Vincitorio  


1 commento:

  1. Sono estremamente grato ad Anna Vincitorio per questa graditissima e inaspettata sorpresa. Attendevo alcuni commenti prima di intervenire, ma è tempo che io comunque ringrazi la brillante e nota scrittrice. Questa esegesi, accurata, attraente e limpida, è un vero fiore all'occhiello per l'antologia critica che si va costruendo intorno al mio saggio e alla mia teoria. Infinite grazie alla scrittrice e complimenti per il suo acume critico giustamente noto e acclarato.
    Franco Campegiani

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