mercoledì 3 ottobre 2018

EDDA CONTE: "LA COSA... SOGGETTO O OGGETTO?"



Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade

Una perspicace carrellata sulle cose che ci ruzzolano attorno: oggetti o soggetti? La Conte, in questa sua dissertazione di natura psicologico-affettiva, dimostra  il suo spirito di osservazione, di riflessione, e al contempo, di sapida ironia su tutto quello che abbiamo a portata di mano; sull’uso del termine cosa o cosina quando, purtroppo, ci viene meno l’aiuto della memoria: “-Ho visto Coso, .....come è dimagrito...sai...Coso.. il marito della ....della ....Non te la ricordi. .Quella che ci portava  quelle cosine  buone....”. Ma quale la differenza fra oggetto e soggetto?
Leggete e meditate...

N. P.

La cosa...soggetto o  oggetto?

La cosa è un oggetto. ?  Mah!
Con il termine cosa si può intendere  di tutto.
Gli anziani spesso non ricordano  il nome di quello che  vogliono indicare, persino il nome delle persone che hanno appena incontrato   per strada.. 
-Ho visto Coso, .....come è dimagrito...sai...Coso.. il marito della ....della ....Non te la ricordi. .Quella che ci portava  quelle cosine  buone....
Più spesso  , e non solo dagli anziani, si sente dire:
-Mi dai il coso, quello lì, sul tavolo...lì, proprio  vicino al cosino di cristallo...
Eppure le cose , anche le persone , non si offendono quando magari si sentono apostrofare così:-Senti , Coso....
Dunque coso e cosa non sono sempre oggetti.. ma non basta. Anche tra cosa e oggetto  può esserci differenza.
In realtà le "cose ", per essere precisi, non sono oggetti, o meglio non sono "oggetto", nell'accezione più completa del termine sono "soggetto"!
Ci meravigliamo?.     Una "cosa" può dire, perché ha un suo linguaggio ... quasi un suo sentire; in certi casi riesce persino ad ammonirti, con il  silenzio espressivo.
La cosa  come oggetto invece sta lì passiva, si lascia guardare, si lascia prendere, usare ,persino gettare a terra, dove spesso va in pezzi e si disintegra, senza un gemito... Proprio  perché è un oggetto, e può diventare oggetto del tuo malumore ,della tua rabbia, del tuo rifiuto. Talora  anche oggetto di culto, ma sempre senza mettere niente di sé. Passiva.
Come la tazzina dove versi il tuo caffè. Lo riceve , e anche se scotta l'hai mai sentita  lamentarsi? .Non sente il calore. Sia piena che vuota resta lì, immobile, dipendente dai gesti altrui.
Questo è l' oggetto.  La cosa soggetto   invece ,vive una vita, una memoria, un luogo e una data, di pieno significato.  La cosa soggetto   interagisce con te. Senza voce ti parla, ti ricorda fatti luoghi e persone, talora il giorno preciso e l'occasione in cui vi siete incontrati.
Tu puoi anche dimenticare ma lei no. Quella cosa  ha immagazzinato tutti quei dati  fin dal momento del vostro primo incontro, quando ti sei innamorato di lei e l'hai portata con te, nella tua casa , tra gli oggetti anonimi , come lo scolapasta...l'asciugamano con il ricamo che usi ogni giorno ...persino il quadro d'autore appeso sopra il divano...Tutte  quelle cose oggetto che  hai ogni giorno sotto gli occhi e che non vedi neppure più.
Là, sul caminetto c'è la pipa del povero nonno...ma non ti verrà mai in mente di chiamarla " quella cosa del povero nonno. Ti sembrerebbe di sentirla soffrire, perché lei ricorda bene le appassionate fumate del nonno , a te che la guardi  sembra di sentire ancora il profumo di quel tabacco.
Se ne deduce forse che l'oggetto in questione  diventa soggetto perché  richiama  affetto?
Non è nemmeno così.
Io tengo nel cassetto  tra i vari documenti  uno che appena apro il cassetto mi aggredisce..


Non lo vorrei sentire ma quello ha parole di silenzio...parole che non mi è dato dimenticare. .Eppure non sono di affetto e nemmeno di nostalgia.. né , in qualità di pezzo di carta, si lascia passivamente gettare a terra o strappare o buttare sul fuoco.  ..
Quella è una cosa soggetto, con tutta la sua personalità le sue richieste i suoi ammonimenti.
E' La RATA del MUTUO!
E dunque il soggetto non interagisce solo per amore..
Pensateci , uomini , se giorno dopo giorno vivete accanto ad una donna.....
A proposito di vita coniugale:
Penso alla foto  che da sempre sta in bella cornice sul  settimino della camera da letto... ci sono due giovani sorridenti, sguardo all'infinito sognante, abbracciati stretti stretti  nel sole che  risplende sull'azzurro mare di un mese estivo...  due innamorati ( un secolo fa!).
Quel ritratto, così eloquente, così fedele al trascorrere del tempo, sta lì, sopra un centrino di pizzo, sta lì, immutabile, quasi un pezzetto di eternità... ma è muto.
Perché mai è muto?  Eppure ha tutto  per essere una cosa soggetto....
Invece è solo una cosa.....un oggetto!
A questo punto il rebus non è risolto.
 Che differenza c'è tra  una cosa e un oggetto?

 Edda Conte
                                                                    


5 commenti:

  1. Grazie, Nazario, della tua attenta lettura e dell'acuta osservazione finale.
    In effetti si ricorre talvolta all'ironia per superare ciò che si oppone al nostro vivere liberi e felici.
    Con affetto, Edda.



















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  2. ...si potrebbe continuare all'infinito, come un gomitolo che scivola di mano e comincia a correre o l'ombrello strappato dalle mani dal vento....le riflessioni di Edda letteralmente "ruzzolano" da una all'altra, dalla filosofia all'estetica, al quotidiano, all'ironia...e quando finisce ti dispiace: "ma come, di già?"
    Grande mamma
    Isabella

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    1. “La cosa soggetto invece,vive una vita, una memoria, un luogo e una data, di pieno significato. La cosa soggetto interagisce con te. Senza voce ti parla, ti ricorda fatti luoghi e persone, talora il giorno preciso e l'occasione in cui vi siete incontrati.”
      Ah, carissima Edda che ti lasci catturare da un problema infinito, senza confini storici che è l’invito a nozze dei filosofi! Meno male che lo fai con divertente, anche se un po’ diabolica ironia. Spalanchi un modo di riflessioni che mi tenta, ma a cui io voglio sfuggire.
      Mi si affollano disordinatamente nella memoria, i miei studi tomistici, e filosofici (la res di S. Tomaso, la cosa in sé di Kant, la cosificazione di Marx, l’in sé di Sartre…). Altri tempi.
      Il filosofo Remo Bodei oggi riflette sulla differenza tra una cosa e un oggetto: “un "oggetto" lo si considera con indifferenza, ad esempio per usarlo, comprarlo o venderlo. Un oggetto sfida il soggetto, e da parte sua il soggetto deve inglobarlo e farlo proprio. Una "cosa", invece, è un oggetto sul quale si sono depositati dei significati, che siano affettivi, intellettuali o altro. In genere dovremmo trasformare gli oggetti in cose per rendere più sensata la nostra vita.
      Sono innumerevoli gli aspetti implicati in esso… Le cose sono tali perché presentano una stratificazione di significati che da oggetti li trasforma in altro…”
      Giorgio Linguaglossa torna più volte sull’argomento e dice: “l’oggetto è tale grazie alla sua conformazione all’uso, altrimenti cesserebbe di essere oggetto; l’oggetto fonda l’oggettualità, la conformazione di più oggetti è tale per l’uso che noi ne facciamo, ma l’uso è il rapporto che intercorre tra di noi e gli oggetti e, se c’è «uso», c’è linguaggio. È il linguaggio che ci consente di esperire gli oggetti e la stessa esperienza del mondo... Il mondo è un insieme mirabolante di «questità» misteriose, misteriose in quanto «ciò che appartiene all’essenza del mondo, il linguaggio non lo può esprimere»,proprio in quanto «gli oggetti formano la sostanza del mondo».
      Ah, che impegno dissertare sul tema! Ha ragione Nazario che dice del tuo scritto: “dissertazione di natura psicologico-affettiva, dimostra il suo spirito di osservazione, di riflessione, e al contempo, di sapida ironia su tutto quello che abbiamo a portata di mano…!” Meditiamo anche sul tema dell’autoironia! E un argomento serissimo. E con questa osservazione entro nel silenzio.

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  3. Che si potrebbe avere di più?
    E' amore di figlia. Grazie!

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  4. Non so dirti il perché, carissima grande Maria Grazia, come ho cominciato a leggere il tuo commento mi sono commossa...una specie di nodo che si scioglieva dentro gli occhi...poi la mente- questo meraviglioso nostro amico/nemico mi viene in aiuto e mi dice il motivo .
    A parte la tua dissertazione sull'argomento, come sempre esaustiva ma stimolante (alcuni dettagli mi erano noti, ma non nelle profondità dell'aspetto filosofico) tu hai messo il "dito sulla piaga", come suol dirsi. Hai iniziato la tua nota con il "cuore" della mia pagina che vorrebbe essere soltanto un divertimento. In definitiva non lo è. E proprio quella frase che tu hai indicato è il nocciolo di tutto. Autoironia?
    Quella foto "soggetto" ( e quanto lo è!) grazie ad una profonda quanto dolorosa trasformazione è diventata un "oggetto"...
    Sì, è proprio il caso di dire argomento serissimo l'autoironia. Meglio affidarsi al silenzio.
    Grazie , di tutto il tutto il tuo spirito grande che sa scendere nelle viscere delle parole che scrivo!.
    Come informazione a margine: questo è l'ultimo di una serie di monologhi- riflessioni con me stessa, iniziati prima del diluvio e trattati davvero con ironia piacevole leggera , divertente.. Senso ora perduto.
    Con questo chiuderò la mini serie e forse la darò alle stampe, per spersonalizzarla.
    Un abbraccio ricco di stima e di affetto,
    Edda Conte.

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