martedì 16 ottobre 2018

N. PARDINI LEGGE "OTTOBRE" DI MARCO DEI FERRARI



Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade

È qui ottobre, davanti ai nostri occhi, malato, sofferente con lo sguardo di un morente, con le sue foglie rubino che lasciano i rami a cui stavano appigliate con amore, avvinghiate numerose, affollate; e verdi, piene di speranze, nella memoria di una primavera che dette loro il via, l’azzardo ad una vita breve. È qui ottobre, ci guarda con occhi melanconici intrisi di morte, mai pronti a chiudere la vista sulla piana circostante, simili ai nostri quando vedono il loro autunno: Luce soffusa, ombre agre, sapori màdidi, pallidi soli, foglie cadenti, rami scarniti, uve mature; sui campi piccioni e cornacchie vicine a granturchi mietuti per dare la vita; ma voli su antenne beffarde quasi a scansare colori che sanno di fine.
Le invenzioni cromatico-allusive del poeta, le sue incursioni lessicali, i suoi appigli verbali, le sue aggettivazioni inconsuete, dense e sapide di ottobrine foschie, sono qui forbite di equivalenza umana; di una simbologia poetica che allunga sguardi pietosi sulla brevità della nostra sorte. Tutto è morbido, fuggitivo, màdido ad onta di prugne... cachi... fichi... innocenti tartufi, pingui vassoi di uve mature... Tutto, ogni verbo è spinto oltre la canonica sintassi, ogni uso corrente, per stuzzicare il cuore di un mese che si nasconde fra brume intrise  di gramaglie...

Nazario Pardini

OTTOBRE


Luce soffusa
confondi dolcezze d'ombre agre
salùbri sapori màdidi sopori
palpito da pallidi SOLI declini
fulgendo boscaglie di frutti arlecchini
sussurri... consòli... bisbigli mielosi e infidi
a foglie cadenti di rami scarniti
prodigioso sfilare coroni
prugne... cachi... fichi... innocenti tartufi
pingui vassoi di uve mature...
lepri ritrose e fagiani flessuosi lusinghi
tra piccioni e cornacchie
ripidi voli su antenne beffarde
da mute muraglie a diffondersi
... 
ottobre...

Marco dei Ferrari


2 commenti:

  1. Nelle composizioni di poesia di Marco dei Ferrari sono sempre riuscita a trovare il significato del dettato poetico al primo approccio. E' l'incipit che subito ti raggiunge, che dà la chiave di quello che non abbisogna di precisazioni sintattiche, né di accortezze prosodiche e metriche. E' un lampo.
    "Luce soffusa..." introduce un'atmosfera che in questo "Ottobre" si colora e si sfuma, senza indulgere alle cadenze di una stagione di malinconie.. Quello che colpisce da subito sono i frutti che l'Ottobre dona, con generosità; il Poeta ce li offre quasi come corone di fiori. E' l'opulenza di una stagione che pare una specie di alfa e omega dell'anno. Si conclude la stagione del sole e ha inizio il tempo delle brume.
    Intanto però ridono i colori dei frutti arlecchini, le prugne, i cachi, i fichi...e l'uva. Nei boschi un brulichio di vita saluta l'autunno con voli e corse festose...lepri fagiani piccioni cornacchie...
    La prima sensazione non ci ha ingannato. Questa breve poesia è come un respiro vitale, privo di qualsiasi tristezza, è letizia pura, gioia contenuta che si conclude in un soffio , quasi un sospiro: Ottobre.
    E' la creatività del Poeta che ha percepito il respiro della Natura, respiro mai triste, sempre espressione della vita che non muore, che si arresta solo per il normale riposo e che si rinnova più fulgente che mai.
    Ho ammirato molto questi pochi versi pregni di vita, di colori e di sapori che per una volta tanto tolgono al mese di Ottobre l'etichetta di stagione che muore.
    Mi congratulo con Marco dei Ferrari per questa sua leggerezza.
    Edda Conte

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